La Dottrina della Ragione

Da La DOTTRINA della RAGIONE.
Versione del 26 giu 2016 alle 19:39 di Admin (Discussione | contributi) (Primo Principio della libertà rappresentativa di "dio" o di Simmetria degli Eventi)

“La DOTTRINA della RAGIONE”
Tutte le risposte alle domande che riguardano "dio" della teologia naturale e l’uomo.


Indice

Questo sito, “La Dottrina della Ragione”, rappresenta il percorso ideale semplificato de La Conoscenza, quello visivo dell'arte con il quale l'uomo indottrinando la ragione all’“amore assoluto” (“dio” della teologia naturale), può convertire in Paradiso l’Inferno in cui è precipitato.


L’arte, che ha evoluto con la sensibilità degli artisti e architetti la storia delle civiltà, alla fine del ‘900, fatte proprie le due ultime scoperte della scienza fisica lo SPAZIOTEMPO unificato e l'ENERGIA che lo configura, ha abdicato la sua attività estetica per assumere il più arduo dei suoi compiti quello di dare soluzione all’insostenibile irrazionalità umana disegnando non l’apparente visibile della natura, né l’immaginario della mente ma l’invisibile “amore assoluto” che configura l’universo, coincidente con l’Assoluto della filosofia, la forma dell'arte e dell’architettura, lo spaziotempo assoluto della fisica, "dio" della teologia naturale, padre dell’universo.


La scienza fisica insegna che "dio" della teologia naturale è configurato dall’ENERGIA, quindi, l’irrazionalità umana si dissolve osservando lo spaziotempo assoluto della fisica o la forma dell'arte e dell'architettura. Ebbene, l’artista-architetto autore di questo sito, avendo disegnato la forma dello spaziotempo assoluto della fisica, ha rappresentato l’increato "dio" dell’Energia fonte primigenia indifferenziata di ogni rappresentazione visibile e invisibile, e perciò di ogni via espressiva de La Conoscenza.


Questa Dottrina che narra del "pensiero" increato dell'ENERGIA attraverso l'"energia" creativa del PENSIERO ha valore sicuro perchè si fonda soltanto sulla traduzione lessicale, ìn PENSIERO, PAROLA e VERBO, delle entità che rappresentano l'universo visibile e invisibile: l’ENERGIA, lo SPAZIO e il TEMPO.


La Conoscenza ha inizio con la ragione che osserva l’esteriorità degli oggetti, senza comprendere cosa li rappresenta e come; poi la ragione dello scienziato, costretta a oltrepassare il limite della visione, scopre che alla base di ogni oggetto e di ogni fenomeno c’è un’entità invisibile, eterea e impalpabile del tutto simile al PENSIERO: l’ENERGIA costantemente in moto, che rappresenta ogni SPAZIO, modellandolo con il TEMPO sempre-presente. Superata la visione, per ragionare correttamente su un oggetto o un fenomeno invisibile occorre prima renderlo visibile, cioè conoscere come l’ENERGIA lo rappresenta attraverso lo SPAZIOTEMPO, e poi capire cosa esprime e perché esiste; quindi, per conoscere il padre dell'universo e ragionare su di esso, occorre rendere visibili le entità naturali ENERGIA, SPAZIO e TEMPO e si può soltanto con la rappresentazione.


Esiste, dunque, la via semplice della conoscenza, quella visiva della rappresentazione scaturita dall'arte che ha aggiunto ai due livelli di esperienza acquisita, visiva e relativa, il terzo: quella assoluta di "dio".

L’uomo artista per estendere creativamente la bellezza della natura visibile e vivere felicemente la sua irripetibile esperienza di vita ha sempre desiderato osservare, conoscere i principi rappresentativi di suo padre. A questa esigenza estetica si è aggiunta l'urgenza etica che all’inizio del terzo millennio è diventata di vitale necessità; "dio" della teologia naturale è il reale e l’uomo sarebbe rimasto apparente e irrazionale, con il pericolo di alienare la sua esistenza, se non avesse conosciuto l’immagine e il “pensiero” di suo padre, il massimo della razionalità rappresentativa e, quindi, espressiva.


Ogni uomo attraverso la via semplice della rappresentazione può, finalmente, osservare e conoscere lo spaziotempo assoluto dell'Energia ("dio") che lo configura, rivelare lo spaziotempo assoluto del Pensiero (Dio) della propria coscienza che lo ispira e può personificare l’uomo reale del terzo millennio, giustiziere dei peccati nati dall'ignoranza di non conoscere il padre.

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Introduzione


Ogni via della conoscenza ha l'obiettivo di far osservare l’“amore assoluto” che si rappresenta in “dio”, in ogni “particella” elementare di Energia.
Se nel linguaggio umanistico il termine “amore” esprime il sentimento supremo e il termine “assoluto” lo qualifica come il più libero, in fisica i due termini rappresentano l’eterna testimonianza dello spaziotempo assoluto sempre-presente il quale, giacché libero e perfetto è limitatamente piccolo e fonda l’universo. Al limitatamente piccolo dell’universo, quindi, appartengono le incommensurabili “particelle” elementari, “oggetti” invisibili di cui si conosce l’esistenza, ma non la loro esatta rappresentazione e come testimoniano, per l’appunto, l’“amore assoluto” della fisica. Che sia un “oggetto” limitatamente piccolo a rappresentare l’espressione dell’Amore puro e libero dell’uomo, non deve meravigliare nessuno poiché, alla fine del percorso conoscitivo della natura, l’oggetto che lo rappresenta configurato dall’Energia e il soggetto che lo esprime con il Pensiero, saranno perfettamente conciliati.


I paradossi della scienza fisica e della filosofia insegnano che l'esatta conoscenza si fonda sulla coincidenza di due universi paralleli, quello fisico rappresentato dall'ENERGIA e l'universo filosofico espresso dal PENSIERO unificati dall'arte. Conseguentemente si prende atto che nell’universo, con la nascita dell’intelletto umano, esistono due divinità increate nate spontaneamente dal moto, appunto, assoluto dell’ENERGIA ("dio") e dal movimento assoluto del PENSIERO (Dio); queste divinità permettono all'uomo giacché (corpo = Energia) di esistere e, poiché soggetto di pensare (mente = Pensiero.

Le due divinità naturali sono: l’increato “dio” dell’Energia, o “coscienza fisica” che rappresentano tutto l’invisibile e il visibile dell’universo, e l’increato Dio del Pensiero o coscienza umana che esprime simbolicamente le emozioni, sansazioni esentimenti, che “dio” dell’Energia rappresenta nella natura visibile e invisibile.

Delle due divinità stentatamente se ne percepisce una, il Dio del Pensiero della misteriosa coscienza umana, unica realtà esistente nel mondo dei sensi fonte di eticità estetica, molto “ascoltata” dalla ragione degli artisti i quali hanno bramato la sua rappresentazione nei millenari anni di storia.


Nell’era del relativismo intellettuale, l’uomo non riesce a superare le dure avversità della vita imposte dalla sua stessa ignoranza e non può più arginare l’irrazionalità umana, giunta all’apice della sua perversione. I politici, gli economisti, i comuni uomini operosi non possono invertire il destino infausto che l’uomo si è assegnato senza la visione dell’increato “dio” dell’Energia rivelatore dei Principi universali della libera rappresentazione fisica da tradurre in Principi della libera espressione umana necessari all'etica, all'estetica, alla creatività e alla felice e civile convivenza.

L’amore ssoluto della fisica, “dio” deve essere osservato, ragionato e goduto da tutti.


La visione di "dio" su cui ragionare, dà l’idea dell’importanza storica della ricerca artistica: l’uomo occidentale, indottrinato dalla rappresentazione e, quindi, dalla visione, raggiunge il più alto grado di consapevolezza e il massimo della razionalità. L'uomo torna a ripercorrere la via salvifica dell’Amore priva di leggi e falsi dogmi; via che non è soltanto espressa con buoni propositi, ma è anche concretamente e visivamente disegnata.

Non potrebbe esserci scoperta di grande interesse, come quella dell’increato "amore assoluto" dell’Energia (“dio”) e della seguente rivelazione dell’increato Amore puro del Pensiero (Dio), se un uomo non avesse preparato l’humus per il suo germoglio. Quali verità sono mancate alla scienza per pervenire alla scoperta dell’“amore assoluto” della teologia e filosofia naturale?

Certamente sono mancate le verità dell’arte, mai considerate da chi si occupa di scienza e conoscenza.

Le verità dell’arte permeano quelle intuitive della filosofia e teologia e razionali della scienza fisica, tanto da costituire un'unica verità; occorre perciò puntualizzare quelle filosofiche teologiche, scientifiche e artistiche che hanno permesso all'uomo di scoprire l’increato “dio” dell’Energia, di rivelare l’increato Dio del Pensiero e di personificare il creativo uomo reale del terzo millennio.

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Conoscenze a supporto della Dottrina


Non si può iniziare questa dottrina se non si puntualizzano le conoscenze utili a voi lettori, affinché possiate acquisire un supporto cognitivo critico, adeguato alle argomentazioni che state per affrontare. Si considerino le verità con le quali l’uomo occidentale svolge il suo Pensiero e la sua esistenza. L’uomo occidentale convive essenzialmente con le verità provenienti dalla conoscenza intuitiva o filosofica e teologica, dalla conoscenza razionale o scientifica e dalla conoscenza intuitiva/razionale o artistica unificatrice delle prime due.

I successivi paragrafi contengono una serie di verità filosofiche, scientifiche e artistiche che dovrebbero far parte del corredo culturale di ogni uomo. Tali verità sono conoscenze necessarie per giungere razionalmente, con l’aiuto decisivo della conoscenza artistica alla visione dell’amore assoluto rappresentato dall’Energia facilmente convertibile nell’Amore puro espresso dal Pensiero. Per svolgere tutto il percorso della ragione con il quale si conosce visivamente l’“amore assoluto” che rappresenta la natura, è necessario sintetizzare e tenere sempre presente le seguenti conoscenze:


  • Per la conoscenza intuitiva o filosofica/teologica è necessario apprendere come è nato e come si e sviluppato il dibattito filosofico occidentale sull’Assoluto filosofico, i concetti più autorevoli delle “filosofie” orientali e come è nato l’atto di fede del credo in Dio dall’Amore fraterno o universale della teologia cristiana; tutte intuizioni che non si avvalgono del contributo della sperimentazione scientifica e della rappresentazione artistica.


  • Per la conoscenza razionale o scientifica è necessario apprendere le verità ultime scaturite dal tortuoso “viaggio” della ragione dello scienziato iniziato nel ‘500 e fermo, da più di un secolo, davanti all’apparente paradosso Pensiero = Energia irrisolvibile per i fisici, la cui soluzione, paradossalmente, era nella mente dell’artista, che ha rappresento lo spaziotempo assoluto dell’Energia.


  • Per la conoscenza intuitiva/razionale o artistica è necessario apprendere le verità dell’arte decisive per scoprire con la forma, l’“amore assoluto” che rappresenta la natura, l’Amore puro espresso dall’uomo, l’Amore fraterno teologico, l’Assoluto filosofico e lo spaziotempo assoluto fisico.


La conoscenza intuitiva esprime con la parola e il verbo ovvero con il lessico della ragione Verità collegate alle percezioni o esperienze rappresentative/simboliche della coscienza. La coscienza poiché nata spontaneamente dall’autoregolamentazione del Pensiero ovvero di tutte le esperienze e percezioni, è natura non è mente. La mente esterna alla natura osserva l’esteriorità dei suoi oggetti e compone le sue esperienze espressive/lessicali con la parola e il verbo. Ciò significa che le percezioni dalla coscienza, anche se distorte dall’interpretazione della ragione, devono essere al centro delle più scrupolose considerazioni. Esse testimoniano l’esistenza dell’universo percettivo al quale non possono accedere né la conoscenza intuitiva né quella razionale che indagano gli oggetti dell’universo esperienziale.


Come già accennato, esiste la conoscenza dell’arte che unisce quella intuitiva e razionale, l’universo delle percezioni e delle esperienze, poiché non ha mai separato la natura dalla mente, la coscienza dalla ragione.


La ragione, durante il suo millenario viaggio de La Conoscenza approdato con l'arte alla scoperta rappresentativa dell’Assoluto filosofico (“dio”), si è servita dei suoi tre singolari modi di ragionare esternati in periodi differenti e da menti diverse; si è servita della ragion pratica dell’artista, della ragione metafisica del filosofo e della ragion teoretica dello scienziato. Queste menti indipendenti hanno istituito una sorta di staffetta segnando sui loro testimoni i risultati della loro ricerca.


Nella seconda metà del ’900 i testimoni della ricerca filosofica giunta al suo apice con Hegel (fine ‘700 inizio ’800) e della ricerca scientifica giunta al suo apice con Einstein (inizio ‘900) sono ceduti alla ragion pratica dell'artista la quale, rappresentata la forma dell’arte e dell’architettura, il tutt'uno, dello spaziotempo assoluto fisico, dell’Assoluto filosofico e del “dio” della teologia naturale, porta la ragione a tragliare il traguardo de La Conoscenza Generale della Natura.

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Le verità intuitive della filosofia occidentale


La FILOSOFIA che si fonda sull’espressione lessicale o dialettica nasce nel 600 a. C. in Grecia nel periodo dell’arte classica; le sue verità metafisiche provengono dalla pura intuizione del singolo filosofo e lievitano con la dialettica espressiva soggettiva (arte di ragionare attraverso il linguaggio della parola) e con il dibattito tra filosofi influenzato dalla logica apparente o visiva riferita all’universo esperienziale. Il filosofo non può intuitivamente attingere verità dall’universo percettivo o simbolico della sua coscienza in ciò sta il suo limite, infatti, può soltanto esprimere l’Assoluto, ma non può verificarlo con la sperimentazione (scienziato) o osservarlo con la rappresentazione (artista).



- L’Assoluto -


Nella Storia della Filosofia, l'Assoluto è la realtà la cui esistenza non dipende da nessun'altra, esiste in sé e per se medesimo.


Etimologia e storia - Il vocabolo Assoluto deriva dal composto dei termini latini ab + solutus, che significa «sciolto da». Platone considerava il mondo invisibile, quello delle Idee come la realtà assoluta indipendente e autonoma, appunto perché "sciolta da" ogni altra, non relativa ad altro; viceversa il mondo visibile esiste perché configurato da quest'ultime. Alle Idee egli attribuiva così l’Essere di cui già parlava Parmenide. L'Assoluto è, infatti, ciò che ha l'Essere in sé e per sé, essendo causa sui (causa di sé, icausato o increato). Il Relativo, invece, secondo Platone non è l’Essere, bensì è esistenza, ciò che contiene l’Essere; esistenza vuol dire, infatti, in senso etimologico, "essere da", cioè contenere l'Essere (dal latino ex + sistentia).


Dal pensiero greco alla Scolastica – In Aristotele, l’Assoluto è azione pura, cioè Dio, pienamente soddisfatto; esso non è mosso da altro se non da sé essendo il motore dell’universo. Per Plotino l’Assoluto è l'Uno, ossia la realtà suprema che non contiene al suo interno alcuna divisione; tutto è potenzialmente in esso e ha origine da esso. Sulla scia della filosofia greca, la teologia cristiana identifica l'Assoluto con il ‘Dio’ della rivelazione biblica.

Nella Scolastica appare evidente come la conoscenza filosofica dell’Assoluto dovesse passare per un atto di fede o attraverso l'immediatezza dell’intuizione: conoscere significa, infatti, collegare, qualcosa con altro da sé; ma l'Assoluto per la scolastica ha già tutto dentro, non ha un termine di riferimento esterno con cui possa collegarsi perciò è trascendente, eppure Platone aveva già concepito il termine esterno Relativo che contiene l’Assoluto. Le cinque vie proposte da Tommaso d’Aquino per elevare la ragione alle verità rivelata dell’Assoluto consentono, con la sola logica espressiva, di arrivare a una conoscenza intuitiva dell'esistenza di Dio, senza la possibilità di dimostrarla e di rappresentarla.

1) Ex motu et mutatione rerum (tutto ciò che si muove esige un movente primo perché, come insegna Aristotele nella Metafisica: "Non si può andare all'infinito nella ricerca di un primo motore");
2) Ex ordine causarum efficientium (cioè "dalla causa efficiente", ogni essere finito, dipende nell'essere da un altro detto causa; richiede una causa prima incausata);
3) Ex rerum contingentia (cioè "dalla contingenza". L'esistenza di esseri generabili e corruttibili è in sé insufficiente metafisicamente, rimanda ad esseri necessari, dapprima dipendenti da altro, quindi a un essere assolutamente necessario);
4) Ex variis gradibus perfectionis (le cose hanno diversi gradi di perfezioni, ma solo un grado massimo di perfezione rende possibile, poiché causa, i gradi intermedi);
5) Ex rerum gubernatione (cioè "dal governo delle cose" sono ordinate secondo uno scopo, quindi, non essendo in loro l'intelligenza, ci deve essere un'intelligenza che le governa).

Le cinque vie descrivono esattamente l’increato “dio” dell’Energia scoperto dall’arte, che si contempla nel limitatamente piccolo dell’universo. In epoca illuminista, le cinque vie di Tommaso illudono la ragione espressiva di possedere la capacità di «dimostrare» i fondamenti della fede. Cosa impossibile.


L'età moderna - Nell'età moderna si va dalla concezione trascendente di ‘Dio’ di Cusano (!), per il quale l'Assoluto è l’apice supremo in cui non c'è più distinzione tra gli oggetti della molteplicità, alla concezione immanente di ‘Dio’ di Spinosa (!) per il quale l’Assoluto non è da intendersi come il primo anello della catena, ma come il principio unitario di questa stessa catena.

(!) Il termine trascendente include la volontà e si riferisce “a ciò che è fuori” mentre il termine immanente esclude la volontà e si riferisce a “ciò che è dentro”. L’uomo con il suo intelletto può trascendere il suo divenire e raggiungere la dimensione mistica, mentre l’Assoluto, che è perfetto dentro e lo è anche fuori, esternando i suoi principi rappresentativi immanenti diviene oggetto.
È evidente che il trascendente ‘Dio’ di Cusano è l’immanente Assoluto che diviene negli oggetti della molteplicità e l’immanente ‘Dio’ di Spinosa è ii trascendente uomo che non può essere primo anello della catena ma l'espressione del principio unitario dell’universo.

Spinoza cerca di ricomporre il dualismo cartesiano tra res cogitans (mente) e res extensa (natura), sostenendo che tutto è causato da un principio unico e assoluto che è ‘Dio’, senza comprendere che il dualismo cartesiano tra mente e natura ammette l’esistenza di due divinità distinte del tutto conciliabili.


Da Kant all'idealismo tedesco - Il tema filosofico dell’Assoluto trova uno sviluppo fulmineo e di eccezionale rilevanza nella storia del pensiero europeo a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo. Nel 1781 esce la prima edizione della Critica della ragion pura, di Immanuel Kant. L'intenzione del filosofo è di inserirsi nel dibattito sulla scienza e sui fondamenti della conoscenza, spostando l'indagine dall'ambito dell'oggetto (natura), all’ambito del soggetto. Egli cerca di stabilire una differenza non più discutibile tra ciò che è conoscibile (fenomeno) e ciò che non lo è (noumeno), così l’Assoluto determinerà il dibattito che si aprirà in Germania. Avendo separato la filosofia teoretica dalla filosofia pratica, Kant dà l'impressione di studiare l’Assoluto senza la dovuta profondità, ciò devia l'attenzione dei critici e dei lettori verso esiti completamente diversi da quelli che egli aveva immaginato. I temi filosofici cercano di giustificare la cosa in sé dell’Assoluto la cui esistenza richiede la “causa prima incausata”, e di superare la dualità kantiana tra intelletto ed esperienza, tra soggetto e oggetto,superabile soltanto con il lievitare delle esperienze rappresentative dell’artista che ha deciso di indagare la coscienza.


Nel 1787 Friedrich H. Jacobi avanza le sue obiezioni sull'inconoscibilità del noumeno pubblicando David Hume sulla fede. Contemporaneamente Kant fa uscire una seconda edizione, riveduta e corretta, della Critica, proprio allo scopo di chiarire le difficoltà di interpretazione sorte attorno al noumeno e all'ipotesi dell'intuizione pura. Nello stesso anno esce anche la Critica della ragione pratica, nella quale Kant distingue nettamente la filosofia pratica dalla filosofia teoretica: mentre la prima sa attingere all'Assoluto, perché obbedisce soltanto alle leggi che sono dentro di sé, la seconda sul piano conoscitivo, è vincolata dai limiti fenomenici che con i sensi, costruisce l'oggetto.


Nel 1789 Karl Leonhard Reinhold scrive il Saggio su una nuova teoria della facoltà umana della rappresentazione; con quest'opera l'autore, che si considera un fedele seguace di Kant, cerca di unificare fenomeno e noumeno, vedendoli non più come i termini opposti e contraddittori ma originati dalla stessa attività unificatrice del soggetto. Secondo Reinhold, la cosa in sé non è qualcosa di esterno al soggetto, ma appartiene alla sua stessa rappresentazione. Con questo pensiero Reinhold indirizza il dibattito verso il problema dell'Assoluto che non verrà più abbandonato.


Nel 1790, mentre Salomon Maimon, con le sue Ricerche sulla filosofia trascendentale, compie il passo decisivo che indica la via per conoscere l’Assoluto: ingloba il noumeno tra i fattori della coscienza. Intanto esce la Critica del giudizio, ultima delle tre opere massime di Kant, che nel dibattito in corso affianca al concetto di Assoluto quello di libertà. Secondo Kant, il soggetto è libero quando esprime i propri giudizi estetici, senza sottoporli alle leggi conoscitive di causa-effetto; se si esprimono liberamente i propri legami associativi, si vive la dimensione dell'Assoluto che è preclusa al puro ragionamento.


Nel 1792 Gottlob Ernst Schulze col suo libello intitolato Enesidemo vira le teorie kantiane su posizioni scettiche. Proprio per rispondere alle obiezioni di Schulze e difendere le ragioni del criticismo, Fichte elabora, tra il '93 e il '97, i fondamenti della sua Dottrina della scienza, opera con cui si gettano le basi definitive dell'idealismo. In questo percorso, che rappresenta solo la prima fase del dibattito, l'Assoluto, che appariva in Kant come il limite invalicabile dalla conoscenza umana, viene a coincidere con la coscienza stessa. L’Assoluto è trasformato nell'atto trascendentale di auto-determinazione del soggetto: l’uomo non ha più soltanto un noumeno esterno che lo rappresenta, ma ne ha anche un noumeno interno che egli percepisce inconsapevolmente: la coscienza. La contrapposizione tra soggetto e oggetto è così ricondotta a un principio unitario: l'Io assoluto al quale si accede con un atto di libertà creativa, perché sul piano del ragionamento conoscitivo permane la contrapposizione io/non-io, tra intelletto e corpo.


Nel 1897, a soli 14 anni dai Prolegomeni ad ogni metafisica futura di Kant, compare Idee per una filosofia della natura di Schelling il quale sposta ulteriormente l'orizzonte tematico del criticismo, coinvolgendo nello scenario le figure maggiori della cultura romantica tedesca, tra le quali Schiller, Goethe, Hőlderlin. Moltissimo, contarono nella stagione schellinghiana le ricerche naturalistiche di scienziati e medici gravitanti attorno alle nuove frontiere della fisica e della chimica e l'impegno intellettuale di uno scrittore come Goethe che gravita attorno al nuovo filone della "Filosofia della natura".

Schelling obietta che l’Io Assoluto fichtiano, aveva bisogno di restare vincolato al non-io, dal momento che un soggetto può esistere solo in rapporto al suo essere anche oggetto. Così egli pone a principio della sua filosofia due Assoluti come due poli separati con pari dignità: l’Io ideale che è nel soggetto e l’Assoluto materiale che è nell'oggetto. l’Io Assoluto razionale, quindi, è l'unione iniellettuale tra mente e natura.

Con Schelling la ricerca kantiana di un principio Assoluto unitario si espande sino all'estremo limite di un idealismo spinoziano, di cui sono elementi centrali l'arte e la religione.


Con Hegel la dialettica raggiunge il suo punto più alto ma anche storicamente definitivo; il compito che egli si assume è, infatti, quello di sanare le contraddizioni intrinseche all'atteggiamento stesso del criticismo e dell’idealismo dovute, a suo dire, alla loro incapacità di spiegare perché mai l’Io Assoluto dovesse polarizzarsi in una dualità, soggetto e oggetto, l'uno contrapposto all'altro. Ciò riesce dialetticamente a Hegel facendo rientrare la filosofia nella Storia, come l’artefice e non antagonista della vita reale, a prezzo però dell'abbandono della logica apparente riferita alla natura visibile generatrice dei paradossi che hanno guidato il pensiero filosofico sin dai tempi di Parmenide e Aristotele.


Hegel con la sua “rappresentazione” dell’Io Assoluto che concilia la mente con la natura, pone fine alla separazione tra soggetto e oggetto che è stata la croce di tutta la filosofia post-kantiana. In questo senso, l'itinerario testuale di Hegel, è il segno esteriore dell'unità di cui il suo pensiero vuol essere la più alta espressione. Dal primo saggio sulla Differenza tra il sistema di Fichte e quello di Schelling, passando per la Fenomenologia dello Spirito, la Scienza della logica e l’Enciclopedia delle scienze filosofiche, l'opera hegeliana si pone come la completa e sistematica espressione ideale dell’Io Assoluto del quale, però, non si conosce l'invisibile parte oggettiva: l’Assoluto ancora non rappresentato.


Le critiche all'hegelismo - La soluzione hegeliana darà tuttavia motivo a numerose e ingiustificate critiche da parte dei suoi contemporanei: ad esempio, secondo Schelling, il pensiero logico può stabilire condizioni negative all’esistenza poiché la realtà non può essere determinata dal pensiero logico se nasce dalla ragione che si limita ad agire nell’apparente universo visivo.

Le condizioni positive che rendono possibile l'esistenza scaturiscono invece da un atto incondizionato che è superiore a ogni spiegazione dialettica apparente riferita all’universo visibile; ciò è comprensibilmente vero ma sfugge a Schelling che tale atto è compreso nel pensiero di Hegel. Hegel, infatti, intendeva giungere all’Io Assoluto con la mediata riflessione dialettica tra soggetto e oggetto. Attraverso questa mediazione l’uomo può superare la dialettica espressiva della logica apparente e determinare l’Io Assoluto con il quale si chiude il percorso della filosofia; ciò è possibilmente chiaro solo se la dialettica espressiva della filosofia diventa un tutt’uno con la dialettica rappresentativa dell’arte diversamente l’Io Assoluto può foggiare un’“assoluta” personalità cioè un uomo assolutamente consapevole di sé che ha poco del realismo e molto di «relativismo».


La fine della separazione tra soggetto e oggetto fu anche criticata da filosofi interessati da temi esistenziali, come Schopenhauer e Kierkegaard, agli occhi dei quali la dottrina hegeliana appariva come la vana pretesa di comprendere razionalmente ciò che per natura può essere conosciuto solo quando la ragione supera l’universo esperienziale: quel che Hegel aveva creduto di trovare era un «relativo» mascherato da Assoluto.

È evidente Schelling, Schopenhauer e Kierkegaard, non credono che il soggetto possa dialogare con l’oggetto, non considerano che all’alba delle civiltà con la nascita del “linguaggio” rappresentativo o simbolico dell’arte, s’interra il seme della dialettica rappresentativa che è l’arte di ragionare osservando la rappresentazione visibile e invisibile. Questo seme dopo una millenaria attesa germoglia nell’uomo e lo guida a fondere le due divinità, “dio” e Dio, l’oggetto e il soggetto e a personificare l’Io dall’Amore assoluto.


La Suprema ricerca dell’arte ha chiarito il movimento dello “Spirito” (principio immateriale) di Hegel che fonde insieme il soggetto e l’oggetto nell’Io Assoluto.

L’Io Assoluto di Hegel è frutto di un movimento “dialettico” triadico originato dallo Spirito assoluto fisico (principio immateriale dell’Energia) il quale va fuori di sé, si converte in Spirito puro intellettivo (principio immateriale del Pensiero), si oppone all’apparenza materiale della natura visibile configurata dallo Spirito assoluto fisico e ritorna in sé impreziosendo il Pensiero dell’uomo.

Più specificatamente lo “Spirito assoluto dell’Energia” è il reale, è il principio immateriale rappresentativo causale/finalistico, testimoniato dalle incommensurabili “particelle” elementari che configurano il relativo apparente materiale della natura visibile dalla quale sorge l’intelletto umano. Nell’intelletto lo “Spirito assoluto dell’Energia” si converte in “Spirito puro del Pensiero” o principio immateriale intellettivo etico/estetico espresso dalla coscienza umana la quale contiene lo “Spirito impuro del Pensiero”: la ragione vincolata all’organo della vista. Lo “Spirito puro del Pensiero” (coscienza oggettiva) “dialogando” con lo “Spirito impuro del Pensiero” (ragione soggettiva) va fuori di sé, osserva l’apparente materialità della natura visibile configurata dallo ”Spirito assoluto dell’Energia”, si oppone all’apparenza materiale osservata, scopre lo ”Spirito assoluto dell’Energia”, rivela se stesso e ritorna in sé nell’uomo che esprime con la ragione l’Io dall’Amore assoluto. L’uomo, con il movimento triadico del Pensiero, scioglie il finito nell’infinito senza perderne i confini.


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Le verità intuitive delle "filosofie" orientali


Dopo aver sintetizzato la nascita e il percorso dialettico dell’Assoluto della filosofia occidentale, si sintetizza il pensiero di alcune “filosofie” orientali che hanno elaborato credenze mistiche della liberazione della condizione umana particolarmente veritiere concordanti con i risultati espressi da questa dottrina.

  • La filosofia induista riscontra il concetto che il mondo visivo è un’illusione, apparenza della realtà la quale è posta a fondamenta di tutti i fenomeni sensitivi che ci circondano.
Quando si è liberi dall’illusione, si vive in armonia con la Natura.
  • Il buddismo rivela l’importanza che si dà al risveglio dall’illusione.
Il mondo visivo è apparenza e l’uomo deve raggiungere, con l’esperienza mistica, lo stato dell’impensabile dove la realtà è essenza assoluta, indivisa e indifferenziata.
  • Il pensiero cinese riflette sul concetto ciclico degli opposti, considerati complementari.
Ogni coppia di opposti crea è una inscindibile unità. Questo concetto esprime il Primo Principio Universale su cui si fonda la Natura.

Le “filosofie” citate che si basano su solide intuizioni, insieme alla filosofia occidentale, sintetizzano il panorama filosofico planetario che in questa dottrina riscontrano tutte la verifica delle loro verità e la loro unificazione, tanto da poter considerare questa dottrina, su scala planetaria, la madre di tutte le filosofie.



- L’Induismo –


Nonostante gli Indù fossero stati in maggioranza dei semplici contadini, tra loro sono nati eminenti saggi che hanno trasmesso profonde intuizioni. Il loro credo si fonda sulla convinzione che la moltitudine di cose ed eventi che ci circondano sono differenti manifestazioni della stessa «Realtà Ultima» (Brahmann), intesa come l’essenza intima (fondamenta) di tutte le cose. Il tema fondamentale di tutta la filosofia indù è la creazione del mondo mediante il sacrificio che ‘Dio’ fa di se stesso, «Sacrificio» nel senso originale del termine: «rendersi sacro» per mezzo del quale ‘Dio’ diviene Natura. Questa attività “creativa” di ‘Dio’ è chiamata lìlà, il gioco di ‘Dio’, e la natura visibile è considerata lo scenario nel quale si svolge il gioco divino. Sino a quando si confondono le miriadi configurazioni dell’attività “creativa” (lìlà) con la Realtà, si è sotto l’incantesimo della màyà. Màyà non significa che il mondo è un’illusione; significa semplicemente che l’illusione si trova nel nostro punto di vista, se si pensa che le cose e gli eventi osservati nella Natura siano Realtà, mentre sono concetti della nostra Mente influenzata dal senso della vista. Màyà è l’illusione che deriva dall’interpretare questi concetti come Realtà. Finché si osserva il mondo frammentato, finché si è sotto l’incantesimo del màyà, finché si percepisce di essere separati dal nostro ambiente e di poter agire indipendentemente in esso e dai nostri simili, non si può comprendere l’Unità e l’armonia di tutta la Natura e agire di conseguenza. Essere libero dall’incantesimo del màyà significa provare concretamente e personalmente che tutto, compreso il nostro stesso io, è Brahmann, è «Realtà Ultima». Questa esperienza è chiamata moksa o «liberazione», è la vera essenza dell’induismo. L’immaginazione degli induisti ha creato molte divinità che appaiono in innumerevoli sembianze. Attualmente le tre divinità più venerate in India sono Siva, Visnu e Sakti.

Siva assume molte configurazioni, compresa quella del Re, Danzatore Cosmico, Dio della creazione e della distruzione che con la sua danza dà ritmo a tutto l’universo.
Visnu appare anche lui in molte sembianze e la sua funzione è di conservare l’Universo.
Sakti è la madre divina, l’archetipo della divinità femminile, che nelle sue innumerevoli configurazioni rappresenta l’Energia dell’universo. Sakti appare anche come moglie di Siva e i due sono spesso rappresentati nelle splendide sculture dei templi sacri in appassionati amplessi che irradiano una sensualità straordinaria di un livello totalmente sconosciuto dall’Arte religiosa occidentale.

Tutte le divinità presenti nella mitologia indù dimostrano l’aspetto sessuale e complementare della Natura (maschile e femminile) che è una parte integrata e imprescindibile della «Realtà Ultima» (Brahmann). L’uomo occidentale si disorienta facilmente di fronte al numero favoloso di divinità. Per comprendere come gli Indù riescano a tener conto di tantissime divinità, dobbiamo essere consapevoli dell’atteggiamento concreto dell’Induismo, secondo il quale tutte le divinità sono identiche manifestazioni della stessa «Realtà» che nell’illusione dei sensi diventa indubbia Apparenza.



- Il Buddhismo –


Il Buddhismo è stato per molti secoli la tradizione religiosa dominante nella maggior parte dell’Asia; diversamente dall’induismo esso risale a un unico fondatore: Siddhàrtha Guautama, il cosiddetto Buddha (IV a.c.). Buddha non è interessato a soddisfare la curiosità umana sull’origine del mondo, sulla natura del Divino e sui problemi analoghi, ma si è preoccupato unicamente della condizione umana, delle sofferenze e delle frustrazioni degli uomini. La sua dottrina perciò non è una metafisica ma una terapia della mente. Egli ha indicato l’origine delle frustrazioni umane e il modo per superarle servendosi dei tradizionali concetti induisti di màyà (illusione), karman (Energia creatrice), nirvana (risveglio), ecc. ai quali ha dato un’interpretazione nuova e di immediata rilevanza pratica. Il Buddhismo non si perde mai in pensieri speculativi; la mente apre la strada all’esperienza mistica diretta che i buddisti chiamano «risveglio». Il significato profondo di quest’esperienza mistica consiste nell’andare oltre il mondo visibile e delle distinzioni per raggiungere il mondo dell’a-cintya, dell’impensabile, dove la Realtà si manifesta come «essenza assoluta», indivisa e indifferenziata. Buddha nella famosa enunciazione delle «Quattro Nobili Verità», presenta la parte essenziale della Dottrina, non diversa dalla diagnosi di un medico, prima identifica la causa dei mali dell’umanità e poi afferma che questi mali possono essere curati e, infine, descrive il rimedio.


La prima Nobile Verità indica la principale caratteristica della condizione umana, duhkha, che è dolore e frustrazione, derivanti dalla difficoltà dell’uomo nell’affrontare il mondo precario e transitorio che lo circonda. “Tutte le cose fluiscono” diceva Buddha; il fluire e il mutare sono aspetti fondanti la natura. Secondo la concezione buddista, la sofferenza nasce ogni qualvolta l’uomo si oppone al fluire della Vita e cerca di legarsi a modelli fissi i quali sono tutti màyà (illusione), siano esse cose, eventi, persone e idee. Il Buddismo ritiene che l’idea di un sé individuale separato dalla Natura sia un’illusione, sia semplicemente un’altra màyà. Legarsi al sé individuale, al corpo come a qualsiasi categoria fissa della mente, porta sistematicamente alla frustrazione.


La seconda Nobile Verità si occupa della causa di tutte le sofferenze, trsnà, che è l’aggrapparsi al futile della vita da un punto di vista errato detto a-vidyà o ignoranza. L’uomo a causa di questa ignoranza divide il mondo che percepisce in cose separate e distinguendole cerca di racchiuderle in categorie fisse. Sino a quando prevale questo modo di vedere l’uomo è destinato a subire una frustrazione dopo l’altra. Se si lega a cose e idee che gli appaiono fisse e durevoli, ma che invece sono transitorie e continuamente mutevoli, rimane intrappolato in un circolo vizioso nel quale ogni azione genera altre azioni e la risposta data ad ogni domanda suscita nuove domande. Nel Buddismo questo circolo vizioso è noto come samsàra, il ciclo di nascita e morte, guidato dal Karmann, la catena senza fine di causa ed effetto.


La terza Nobile Verità afferma che si può porre fine alla sofferenza e alla frustrazione superando il circolo vizioso del samsàra, liberandosi dalla schiavitù del Karmann. Si raggiunge così lo stato di liberazione detto nirvana (pienezza della Coscienza, estasi, quiete assoluta). In questo stato è scomparsa la falsa immagine di un sé soggettivo separato dal resto della natura e l’unità con il tutto diventa una sensazione costante. Raggiungere il nirvana significa pervenire al risveglio.


La quarta Nobile Verità è la prescrizione di Buddha per porre fine a tutte le sofferenze mediante l’Ottuplice Sentiero dell’auto-perfezionamento, che porta allo stato di Buddhità (Stato Divino). Le prime due parti di questa via si occupano del giusto vedere e del giusto conoscere. Si attua così una chiara introspezione della condizione umana che è il punto di partenza necessario. Le quattro parti successive del sentiero si occupano del giusto agire; esse danno le regole al modello di vita che è una via media tra due estremi opposti. Le ultime due parti della via si occupano della giusta consapevolezza e della giusta meditazione e descrivono l’esperienza mistica diretta della Realtà che è obiettivo finale.



- Il Pensiero Cinese –


Il pensiero filosofico cinese ha raggiunto il suo apice alla fine del periodo Chon, tra il 500 e il 250 a. C.. Fin dall’inizio questa filosofia ha avuto due aspetti complementari. I cinesi, essendo uomini pratici con una coscienza sociale molto sviluppata, si sono interessati in diversi modi dei problemi della vita e dei rapporti umani nella società. Complementare all’aspetto pratico del pensiero cinese vi è quello mistico che consiste nel trascendere il mondo e la vita quotidiana per arrivare a un livello superiore di consapevolezza. I due aspetti della filosofia cinese hanno originato due scuole filosofiche, il Confucianesimo e il Taoismo. Il Confucianesimo è la filosofia dell’organizzazione sociale, il Taoismo dell’osservazione della Natura e della scoperta del Tao che originariamente significava «la Via». I cinesi come gli indiani sono convinti che alla base della molteplicità delle cose e degli eventi esista la «Realtà Ultima» chiamata, appunto, Tao, Il Tao è il processo cosmico del quale sono costituite tutte le cose; il mondo è visto come flusso continuo dal mutamento ininterrotto. I cinesi non credono soltanto che flusso e mutamenti siano caratteri essenziali della Natura, ma che anche in essi esistano degli schemi costanti osservabili dall’uomo. Il Saggio riconosce questi schemi e regola il proprio agire in conformità ad essi; in tal modo diviene un tutt’uno con il Tao. Quali sono questi schemi della Via cosmica che l’uomo deve riconoscere? La principale caratteristica del Tao è la natura ciclica del suo movimento e mutamento incessante. In Natura tutti gli sviluppi del mondo fisico e delle condizioni umane presentano configurazioni cicliche di andata e ritorno di espansione e contrazione. Quest’idea considerata regola di Vita è stata certamente desunta dai movimenti del Sole e della Luna e dell’alternanza delle stagioni. L’idea di configurazioni cicliche nel mondo del Tao perviene ad una struttura definitiva con l’introduzione delle polarità opposte yin e yang; questi due poli pongono i limiti ai cicli del mutamento:

«quando lo yang ha raggiunto il suo massimo, esso si restringe a favore dello yin; quando lo yin ha raggiunto il suo massimo, esso si restringe a favore dello yang».

Nella concezione cinese tutte le manifestazioni del Tao sono generate dall’interazione dinamica di queste due forze polari complementari. In origine, i termini yin e yang indicavano rispettivamente i fianchi in ombra e al sole di una montagna; immagine che rende bene l’idea della relatività dei due concetti dovuti al senso del Sole. Fin dai tempi più remoti i due poli opposti complementari archetipi della Natura sono stati rappresentati non solo dal luminoso e oscuro, ma anche dal maschile e femminile. Yang è l’elemento maschile, padre forte, pieno di luce da associare al Cielo; yin è l’elemento femminile, madre buia e fertile da associare alla Terra. Nel campo del pensiero cinese, yin è la parte femminile che abbraccia le fatiche del suo re yang e le rigenera nell’abbraccio cosmico dell’Amore Universale. Il carattere dinamico di yin e dello yang è illustrato dall’antico simbolo cinese chiamato T’ai-chi T’u, o «diagramma della Realtà Ultima».


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Questo diagramma è una disposizione simmetrica dell’oscuro yin e del luminoso yang, ma la simmetria non è statica è rotazionale che richiama alla mente, con estrema suggestione un movimento ciclico continuo:

«quando lo yang ritorna ciclicamente sulle sue origini, lo yang raggiunge il suo massimo e lascia il posto allo yang».


I due punti del diagramma rappresentano le due forze; quando una di esse arriva al massimo, contiene in sé il seme del suo opposto. La coppia di opposti complementari è il grandioso motivo conduttore che permea la cultura cinese: «la tua vita dipende dall’armonia con cui si fondono yin e yang» disse Chuang-tzu. I Taoisti ritengono che ogni coppia di opposti sono uniti da una relazione polare in cui ciascuno dei due poli è legato dinamicamente all’altro. L’Uomo occidentale difficilmente accetta l’implicita unità di tutti gli opposti. Sembra del tutto paradossale l’idea che esperienze e valori discordanti e opposti siano aspetti differenti della medesima espressione. Dalla convinzione che i movimenti del Tao sono una continua interazione tra opposti, i Taoisti hanno dedotto una regola fondamentale per la condotta dell’Uomo: ogni volta che si vuole ottenere un risultato, di qualsiasi genere, bisogna iniziare dal suo opposto. Ecco cosa ha detto Lao-tzu:

«Se si vuole restringere, bisogna anzitutto estendere.

Se si vuole far perire, bisogna anzitutto far fiorire.

Se si vuole prendere possesso bisogna anzitutto offrire».


È sorprendente! Quando Lao-tzu e i suoi discepoli hanno elaborato la loro concezione del mondo (VI sec. a. C.), nello stesso periodo, gli aspetti essenziali di questa visione taoista sono stati insegnati anche in Grecia da un filosofo noto per i suoi pochi frammenti: Eraclito di Efeso. Il suo pensiero aveva in comune con quello di Lao-tzu non solo l’importanza data al mutamento continuo, espresso nel famoso detto «Tutto fluisce» ma anche l’idea che tutti i mutamenti sono ciclici e che ognuno di esso è regolato dall’interazione dinamica degli opposti polari che formano un Tutto unico. Dice il filosofo greco «La strada all’insù e all’ingiù è una sola, la medesima»; come i taoisti Eraclito, considera ogni coppia di opposti una inscindibile unità. Questo sommo concetto, come appurato, descrive integralmente il Primo Principio Universale con il quale si rappresenta e si testimonia tutta la natura fisica e vivente e con il quale si dovrebbero esprimere, regolare e ordinare tutte le creazioni e le azioni dell’uomo.

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Le verità intuitive nate dall’atto di fede


L’uomo fin dai tempi antichi, limitandosi all’apparenza visiva, vive la “materialità” della Natura e non può comprendere che lo soaziotempo assoluto, rappresentato delle incommensurabili “particelle” elementari di Energia, tradotto in linguaggio, testimonia ed esprime l’“amore assoluto” di “dio” della teologia naturale che fonda l’universo. Dalle “particelle” ha origine l’incommensurabile varietà fisica e vivente la quale per la sua abbondanza giunge a configurare, con la specie umana, l’encefalo plastico, sede dell’intelletto.

Nell'intelletto l’“amore assoluto” di “dio” dell’Energia si converte in Pensiero dall’Amore puro, testimoniato dalla coscienza umana (Dio), nata a immagine e somiglianza della “coscienza fisica” (“dio”).

L’Amore puro, diviene costante Pensiero dell’uomo.


L’uomo, quindi, non può fare a meno dell’Amore puro che percepisce attraverso l’increato Pensiero della sua coscienza, perciò non può fare a meno dell’atto di fede in Dio.

L’atto di fede in Dio' è la virtù della ragione che interpreta, nel modo più consono, la percezione dell’Amore puro del Pensiero originato e testimoniato da ogni increata coscienza umana, unica realtà esistente nel mondo dei sensi.


L’Amore “assoluto” o puro, come appureremo, è indifferenziato sia se è rappresentato dall’Energia o espresso dal Pensiero, perciò Dio è unico, indipendentemente dalla moltitudine delle coscienze che nell’immensamente grande dell’universo lo esprimono (Dio) e dalle incommensurabili “particelle” di Energia che nel limitatamente piccolo dell’universo lo rappresentano (“dio”).

Si giustifica così il dogmatico atto di fede del credo nell'unico ‘Dio’, nato dalla conoscenza intuitiva dei Padri Abramo, Isacco e Giacobbe.


L’Amore assolutotestimoniato da incommensurabili e armoniose “particelle” elementari, configura l’oggetto che fa esistere il soggetto: l’uomo che pensa Dio dall’Amore puro.


Il Dio della fede nasce dall’intuizione del saggio pensiero dei Padri i quali, per arginare l’irrazionalità umana sfociata nel peccato e in una moltitudine di credenze e divinità, “ascoltano” l’increato Amore puro del Pensiero testimoniato da ogni coscienza e foggiano con la ragione una “conoscenza” ponendo il credo per fede nell’unico ‘Dio’ e, poiché l’uomo dialoga con qualcuno e non con qualcosa, erroneamente lo personificano trascendendolo dall’umana esistenza. L’intuizione dei Padri non è facilmente replicabile dall’uomo comune, così Il ‘Dio’ della fede che non è pensato dal soggetto bensì proviene come già pensato, è diffuso avendo fede nella parola “udita”. Questo ‘Dio’ diventa certezza collettiva e per duemilacinquecento anni dà “speranza e sicurezza” a un avvenire posto però in un mondo parallelo al nostro che, di fatto, non esiste. L’uomo avendo fede nella parola “udita” conosce un ‘Dio’ trascendente troppo misericordioso, quasi assente nella quotidiana esperienza dell’uomo del terzo millennio, bisognoso di equità sociale, e più che mai di un Dio anch’esso "misericordioso" ma, visibile nell'uomo e "dialogante".


Occorre annoverare tra le verità intuitive l’azione pratica di Gesù di Nazareth.
Il Cristo figlio di ‘Dio’ che ha personificato l’increato Dio del Pensiero e ha dato i natali alla teologia cristiana la quale depurata dalle “sante bugie” non si discosta dalla teologia naturale.
Inoltre occorre includere, tra le verità intuitive, quell’«amare pensando» espresso da un grande teologo, per grazia di tutti ancora in vita, Joseph Ratzinger, già Emerito Santo Padre Benedetto XVI, il quale ha annunciato il “pensiero” dell’Assoluto che l’arte ha scoperto e rappresentato.


L’azione pratica di Gesù di Nazareth - L'azione pratica del‘Dio’ della teologia cristiana fondata esclusivamente sull’Amore che si eleva al di sopra di falsi dogmi, leggi e del dovere, si manifesta con Gesù di Nazareth il quale, “incarnando” il ‘Dio’ della fede, l’Amore puro del Pensiero, narrato nel Tempio, ha profetizzato la via della redenzione dell’umanità, caduta nel peccato dei sette vizi capitali.

Gesù considera i peccati di ogni tempo conosciuti da tutti, nati e ingigantiti a causa dell’ignoranza della ragione visiva legata alla materialità e, “ascoltando” il Dio del Pensiero della sua coscienza, ha indicato, in modo pratico, la Via che porta l’umanità alla redenzione dai peccati: “Io sono la Via, la Verità e la Vita”.

La Via è l’uomo figlio di ‘Dio’ e unico Dio vivente.

L’uomo risorge a nuova vita se redime i suoi peccati, assumendo con i suoi simili la “Croce della sofferenza”, nata e cresciuta smisuratamente per colpa della ragione illusa dalla materialità. L’uomo figlio di 'Dio' di certo è la via della "resurrezione"; lo ha dimostrato anche Giovanni Paolo II il quale assumendo la “Croce” unisce le coscienze del pianeta e prosegue la via salvifica dell'Amore che tutti unisce tracciata da Gesù; ma, il buon proposito di unire con una visita pastorale. le coscienza non si realizza senza l’esperienza visiva del padre, dell’ “amore assoluto” dell'Energia che muove con determinazione la singola azione umana.

La Verità è nell’uomo.

Se "dio" della teologia naturale, padre dell’universo, spaziotempo assoluto della scienza fisica, forma dell'arte e dell'architettura, universale Assoluto della filosofia, “spirito santo” (parola e verbo) della teologia cristiana non è incarnato nel corpo del figlio, come può il figlio proferire la parola e il verbo del padre, “amare”, se il padre, il figlio e lo “spirito santo” non sono una cosa sola?
Dio esiste e la sua scoperta è nell'intelletto dell’uomo, nel “dialogo” tra l’increata coscienza (natura) e la creativa ragione (mente), tra Dio e l’uomo che soltanto l’arte può istituire.

La Vita dell’uomo dipende dall’uomo.

L’uomo è l’artefice del suo destino e poiché ha intrapreso la via della conoscenza, dovendo esprimere la vita dell’Essere figlio di“dio” per continuare il suo viaggio deve capire l'insegnamento del padre.
L'uomo deve scoprire l’increato “amore assoluto” dell’Energia, conoscere i principi universali della libera rappresentazione fisica, tradurli in principi della libera espressività umana, svelare l’Amore puro del Pensiero della coscienza umana e, da creativo Dio della ragione misericordioso, deve dissolvere il peccato originale nato inevitabilmente al sorgere della ragione deve, giustiziando tutti i peccati nati dall’ignoranza, redimere l'umanità e incamminarsi verso la sua resurrezione.

Con Gesù di Nazareth - La teologia cristiana ha espresso inconfutabili verità, ma con esse è stato dato alla Chiesa di Roma, considerando il suo costante dialogo tra fede e ragione, un compito impossibile quello di avviare con la sua teologia priva di rappresentazione la Nuova Evangelizzazione; un compito che richiede la conversione del credo in ‘Dio’ con la fede, in credo in Dio con la ragione. Ciò impone anche alla Chiesa di Roma, giacché il ragionare è subordinato all’organo della vista, chi vede, ragiona e crede, il naturale insegnamento razionale fondato sulla rappresentazione.


«amare pensando» - Joseph Ratzinger, già Emerito Santo Padre Benedetto XVI, avrebbe preso tutt’altre decisioni sul suo pontificato, se avesse conosciuto la rappresentazione di quell’«amare pensando» che Egli stesso ha espresso in cui l’azione di «amare», riscontrata in “dio” dell’Energia, anticipa qualsiasi pensiero; quell’«amare pensando» che, esprimendo la “filosofia della natura”, si pone a fondamento dell'increato universo, della nuova Chiesa di Roma e dello Stato provvidente. Enorme è stato il mio stupore nel costatare la coincidenza dell’espressione teologica, «amare pensando», con la rappresentazione dell’increato “amore assoluto” dell’Energia. L’arte, infatti, rappresentando il pensiero teologico di Benedetto XVI, ha conciliato la fede, la ragione espressiva di Dio del Pensiero testimoniato dalla coscienza, con la “ragione assoluta” rappresentativa di “dio” dell’Energia. Quell’«amare pensando» di Joseph Ratzinger è il seme del nuovo umanesimo profondamente religioso che fonde insieme il linguaggio rappresentativo o simbolico dell’Arte e quello espressivo de “La filosofia dell’Assoluto”, l’uomo e “dio” della teologia naturale.


Con “dio” scoperto dall’arte, la Chiesa di Roma può purificare dalle “sante bugie” la sua teologia e avviare la Nuova Evangelizzazione, affinché tutti possano umanizzarlo e riportarlo per sempre sulla Terra.

È fondamentale per la vita dell’uomo che il Dio del Pensiero o della fede, personificato da Gesù di Nazareth, coincidente espressivamente con il “dio” dell’Energia o della ragione, sia personificato da ogni nascente uomo reale del terzo millennio.


Il “trascendente” ‘Dio’ della fede ha avuto un’importante funzione storica: “Consolare” gli uomini per due lunghi millenni, sostenendoli a sopportare le sofferenze e le ingiustizie causate e imposte dall’ignoranza di non vedere e conoscere il padre. Adesso “consolare” non basta; al percepito ‘Dio’ della fede deve subentrare il creativo Dio della ragione personificato dall’uomo reale del terzo millennio il quale, conosciuto l’Assoluto (“dio” dell’Energia), può giustiziare i peccati sradicando tutto il male nato dall’ignoranza dell’uomo apparente.


In sintesi: se alla base della teologia cristiana c'è il rapporto dialettico tra fede e ragione; se la fede si basa sulla percezione non visiva dell’increato Dio del Pensiero sempre-presente in ogni coscienza umana e la ragione si basa sull’esperienza visiva che con l’arte lievita sino a osservare l’increato “dio” dell’Energia; di fatto, il “dio” dell’Energia o della ragione, scoperto e rappresentato dall’arte per la sua naturale provenienza e identità increata, è già conciliato con il ‘Dio’ della fede della teologia cristiana, la quale dissolvendo le “sante bugie” «può sfociare nell'accoglienza della rivelazione, senza venire meno ai propri principi e alla propria autonomia». (Dall'enciclica Fides et ratio di Giovanni Paolo II, pr. 67).

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Le verità razionali della scienza fisica


Se le verità filosofiche e teologiche riguardanti Dio sono conoscenze intuitive invisibili, percepite dalla coscienza e narrate dalla ragione senza l’ausilio della prova, le verità scientifiche riguardanti l’invisibile "dio" dell’Energia si basano su conoscenze esperienziali visibili elaborate dalla ragione dello scienziato il quale da più di un secolo, senza districare l'universo percettivo della coscienza, pensa di poter scoprire “dio” interpretando l’evento nato dalla sperimentazione, ma non è così.

Lo scenziato, infatti, quando sperimenta l’invisibile Energia per conoscere le fondamente dell'universo, ne osserva gli effetti e, non riuscendo a tradurre in parola e verbo l'immagine spaziotemporale nata dall'esperimento, deve superare apparenti paradossi per fornire conoscenze oggettive dal valore sicuro.


Nei seguenti sottoparagrafi si narrano la nascita della ragione, la separazione intellettuale del "tempo" dallo "spazio" e si sintetizza l’impervio “viaggio” della scienza fisica che ha rivelato alla conoscenza l’Energia, la madre purissima di “dio” padre dell’universo e l’inesistenza in natura del “tempo” separato dallo “spazio”. Si riassumono, quindi, le verità essenziali provenienti dalla scienza fisica che, sottoposte alla riflessione artistica, hanno contribuito a scoprire rappresentativamente, il «motore» dell’universo.



- La nascita della ragione -


All’origine l’uomo era corpo, mente e natura insieme cioè istinto. Poi, con un “gioco” alterno con l’ambiente, egli ha separato la mente dalla natura. Questa separazione, che la teologia cristiana identifica con il peccato originale, ha determinato la nascita della ragione espressiva limitata al senso della vista, un passaggio fondamentale per l’uomo, che deciderà di conoscere la natura in tutti i suoi aspetti. La natura in sé è soltanto corporeità e non può indagare se stessa; la mente, invece, posta fuori dalla natura e quindi dal corpo, si stupisce della stessa natura e desidera conoscerla.

Lo stupore verso la natura, quindi, è all’origine della separazione tra corpoe mente; infatti, agli albori dell’uomo sapiens quello bestiale, sotto lo stupore dei sensi, è scosso da smanie improvvise; nulla potrebbe sollevarlo dall’animalità, se la sua stessa natura non gli offrisse il modo di ricordare le sue rudimentali esperienze. Si sviluppa così nell’uomo bestiale l’encefalo plastico sede dell’intelletto.

Con l’encefalo plastico l’Energia si converte in Pensiero.

Con le esperienze innate e acquisite riferite all’ambiente si dilatano i ricordi e le percezioni simboliche riferite allo spaziotempo che configura gli "oggetti" naturali o creati, manifestano il loro inconsapevole significato; nascono, così, le prime emozioni, rudimentali sensazioni e primitivi sentimenti.

L’uomo bestiale, nel suo ambiente, manifesta inevitabilmente e senza volontà l’autoregolamentazione di tutte le esperienze, innate e acquisite, e di tutte le percezioni; nascono nel primitivo intelletto umano la coscienza rappresentativa dello spaziotempo e la ragione espressiva della parola e del verbo.

La coscienza, è natura increata, riferendosi all’ambiente e ai suoi oggetti evolve con le simboliche percezioni le emozioni dell’Essere, sensazioni e sentimenti e l’idea pura dell’amore e della bellezza. La ragione è èmente creativa, ingannata dall’inevitabile illusione visiva, evolve le sue esperienze separando il “tempo” dallo “spazio” e, facendo coincidere lo “spazio” rappresentato dall'oggetto con la parola per distinguerlo e il “tempo” con il verbo della sua funzione, evolve il lessico del Divenire e fa muovere i primi passi a La Conoscenza. L’uomo con il suo intelletto è solo, creatore nell'increato universo; ma l’impervio viaggio della ragione lo riporterà al punto di partenza, là dove la separazione tra natura (“dio”) e mente (uomo) era iniziata.



- La separazione intellettuale del “tempo” dallo “spazio -


L’origine della separazione intellettuale del “tempo” dallo “spazio” coincide con la separazione della mente dal corpo.

Su un sistema in moto nell’universo come la Terra, “viaggiano” altri oggetti naturali, il rapporto tra la velocità del pianeta e quella degli “oggetti” naturali posti su di essa è uguale a zero; ciò è tipico dei sistemi inerziali su cui non si avverte da fermo nessun movimento. Nell’illusione dei sensi, l'uomo dimentico dello spaziotempo interiore sempre-presente della coscienza, riferendo il “tempo" esteriore della ragione al moto della nostra stella lo separa dallo spazio e lo fa scorrere in esso liberamente in turre le direzioni secondo un passato che non c'è più, un presente che è solo adesso, e un futuro che non c'è ancora.

Quando la mente non si separa dal corpo, anche lo spaziotempo non si separa e si testimonia la naturalità: tutti gli esseri viventi animali vivono istintivamente lo spaziotempo sempre-presente consumando energia pari alla durata (tempo) della loro azione coincidente con la distanza (spazio). Ciò certifica che il comportamento di tutte le specie animali segue istintivamente le percezioni visive (esperienze simboliche) derivate dallo spaziotempo rappresentato da altri esseri viventi e dall’ambiente in cui le stesse specie vivono, quindi, non ci si deve meravigliare se sono le emozioni a guidare l’istinto animale di ogni specie.

L’uomo invece, che ha separato il “tempo” dallo “spazio”, assopisce l’emozionalità dell'Essere istintivamente legata alle percezione del Dio del Pensiero e con esperienza può dosare la sua energia misurando lo “spazio” che percorre in tutte le direzioni con un lasso di “tempo” a lui gradito. Con la separazione intellettuale del “tempo” dallo “spazio” l’uomo domina la natura ma non sarà felice; pur essendo più debole di altre specie animali, può attuare strategie, dosando la sua energia riferendola a istanti sempre uguali scanditi dal tempo spazializzato degli orologi.



- L'impervio “viaggio” della ragione -


Il lungo e tortuoso “viaggio” della ragione con la quale si sviluppa la cultura occidentale inizia nell’antica Grecia. In Grecia vi sono le condizioni per l’affermarsi di una specifica indagine razionale che prende il nome di filosofia (amore per il sapere). Secondo i greci, l’uomo è un “animale ragionevole” e la sua ragione lo spinge a ricercare la verità che è alla base dei fenomeni.

Il sapere greco sin dall’inizio dà struttura all’indagine razionale sulla natura basandosi unicamente sulla forza della sola ragione lessicale. Con la filosofia greca ha inizio il lungo cammino della ragione votata alla conoscenza che dal IV secolo a.C. prosegue sino ai giorni nostri.

Il lungo cammino della ragione inizia con la visione razionalista dei fenomeni inaugurata da Socrate e sviluppata da Platone. Socrate ha esaltato i concetti della ragione a scapito della natura; ha sacrificato all’ideale astratto della perfezione apollinea, la più antica e naturale pulsione dionisiaca.

Socrate non avrebbe mai potuto immaginare che per scoprire “dio”, la stessa ragione si sarebbe ritrovata immersa nelle medesime pulsioni della natura; non avrebbe mai potuto immaginare che soltanto un artista-architetto avrebbe completato La Conoscenza Generale della Natura, identificando Apollo con Dioniso, la ragione con la coscienza, la mente con la natura, il Pensiero con l’Energia, l’uomo con “dio”.


Come la fisica e la filosofia anche l’arte è una via della conoscenza, ma non ha mai avuto una simile considerazione. È difficile immaginare che soltanto attraverso l’arte, l’uomo possa scoprire l’“amore assoluto” posto le fondamenta della natura. Per la ricerca ufficiale ciò appare impossibile, ma se si considera come si è sviluppata la ricerca artistica e il traguardo della ricerca scientifica dell’inizio ‘900, ci si accorge che queste due vie della conoscenza si sono già incontrate più di un secolo fa.

In verità la ricerca artistica sin dalle sue origini si è evoluta non considerando il mondo materiale; la mente dell’artista si è sempre lasciata guidare dalle percezioni(esperienze rappresentative simboliche) della sua coscienza, vera ragione e nel mondo materiale ha sempre cercato di rappresentare con l’opera d’arte lo spaziotempo naturale della coscienza, passaggio obbligato per scoprire e rendere visibile il padre.

Questa è la ricerca libera, senza scopo e senza evidente utilità che l’artista-architetto ha sempre svolto, manipolando attraverso i segni, la materia, il colore, le entità immateriali della natura, l’energia, lo spazio e il tempo inscindibili nell’arte, dispensatrice di emozioni, di sensazioni e sentimenti; infatti, la ragione espressiva dell’artista, essendo a diretto contatto con la sua stessa coscienza rappresentativa, ha disegnato il visibile e spesso inconsapevolmente anche l’invisibile cioè "dio" stesso.

La SCIENZA FISICA che si fonda sulla testimonianza sperimentale, nasce in Italia con Galileo nel ‘500 d. C. durante la fase rinascimentale dell’arte; nella sua prima fase meccanicista ha considerato, per la sua ricerca, soltanto il mondo materiale ed ha intrapreso una via opposta all’arte; poi, ha “sgretolato” questo mondo materiale e invertito la sua direzione, avvicinandosi sempre più all’arte sino a congiungersi.
Per comprendere quest’unione, è necessario considerare che l'esteriorità visibile del mondo materiale sia pura illusione suscitata dal senso della vista sensibile a un ristretto campo dello spettro elettromagnetico. Questo mondo materiale, infatti, è stato demolito dalla fisica della fine ‘800 e sostituito da configurazioni dinamiche di Energia immateriale. ::Nelle sperimentazioni sub-atomiche per spiegare le configurazioni osservate, lo scienziato deve servirsi non solo delle esperienze visive della ragione, ma anche delle percezioni non visive della sua coscienza; così, la sua indagine si accosta alla ricerca artistica, in cui le percezioni della coscienza sono l’oggetto della sperimentazione.
Per sostituire coerentemente la vecchia concezione del mondo materiale con i concetti immateriali, che identificano il Pensiero all’Energia, si analizzano i punti salienti di tale svolta.


La fisica classica rappresenta il mondo materiale sulla base del modello newtoniano meccanicistico dell’universo. Gli elementi del mondo newtoniano che si muovono nello “spazio assoluto”, con un “tempo assoluto” spazializzato, sono le particelle materiali, oggetti piccoli solidi e indistruttibili che costituiscono tutta la materia. Secondo Newton, all’inizio 'Dio' ha creato le particelle elementari e le forze che agiscono su di esse: le leggi fondamentali del moto. L’universo così concepito è posto in movimento e da allora continua a esistere come una macchina governata da leggi immutabili.

All’inizio del milleottocento queste leggi sono considerate fondamentali; tuttavia, meno di cento anni più tardi, sono stati scoperti fenomeni fisici non visibili, i quali hanno fatto emergere i limiti del modello newtoniano che non ha validità nel momento in cui si supera la dimensione dei sensi.

La prima di queste manifestazioni fisiche riguardava la scoperta di fenomeni elettromagnetici che non si potevano studiare con la meccanica classica.


La fisica “moderna" - Ha inizio l’impervio “viaggio” della scienza fisica. Il passo più importante per la comprensione dei fenomeni elettromagnetici è stato compiuto dallo sperimentatore Mishael Faraday e dal teorico Clerk Maxwell. Quando Faraday, muovendo un magnete o calamita vicino a una bobina di rame, produsse corrente elettrica, convertendo così in energia elettrica il lavoro meccanico necessario per muovere il magnete, la scienza fisica ebbe una svolta decisiva. Il suo esperimento da una parte ha dato inizio alla vasta tecnologia dell’ingegneria elettrica, dall’altra ha costituito la base dei successivi sviluppi teorici. Faraday e Maxwell non solo hanno studiato gli effetti delle forze elettriche e magnetiche, ma hanno fatto delle forze elettriche l’oggetto principale della loro ricerca, tanto da sostituire il concetto di forza con quello più etereo di campo il quale, avendo una propria configurazione fisica, può essere studiato senza riferimento ai corpi materiali.

L’eccellenza di questa teoria, chiamata elettrodinamica, è la comprensione che la luce è un campo elettromagnetico rapidamente alternante che si sposta nello spazio attraverso la configurazione d’onda.


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Oggi si è consapevoli che le onde ra"dio", radar, onde luminose, raggi x, raggi gamma e raggi cosmici sono tutte onde elettromagnetiche, cioè campi di energia oscillanti che differiscono tra loro per la frequenza dell’oscillazione; la luce visibile è solo una piccola frazione dello spettro elettromagnetico, questo può far capire che l’uomo vede ciò che appare della natura e non il reale increato “dio” dell'Energia che la configura essendo alla base di ogni fenomeno.

All’inizio del ‘900 i fisici avevano due teorie valide capaci di spiegare i differenti fenomeni: la meccanica di Newton e l’elettrodinamica di Maxwell. Il modello newtoniano non costituiva più la base di tutta la fisica.

Nei primi tre decenni del secolo scorso due percorsi scientifici sviluppatisi separatamente, quello della teoria della relatività e quello della fisica atomica, hanno infranto la concezione newtoniana del mondo: la nozione di “spazio e tempo assoluto” e quella delle particelle solide elementari.


Albert Einstein - Al sorgere della fisica del primo ’900 si manifestò la straordinaria impresa intellettuale di Albert Einstein. Egli, con due articoli pubblicati nel 1905, avviò due teorie rivoluzionarie: la Teoria della Relatività speciale e la “meccanica” quantistica, (teoria dei fenomeni atomici), un modo nuovo di concepire la radiazione elettromagnetica. La teoria della relatività speciale da una parte unificava le due teorie della fisica classica, l’elettrodinamica e la meccanica, dall’altra apportava rilevanti cambiamenti nei concetti tradizionali di spazio e tempo. Secondo la teoria della relatività, lo spazio non è separato dal tempo; essi configurano un continuo SPAZIOTEMPO. Non si può mai parlare di spazio senza implicare il tempo e viceversa; non esiste un flusso universale del tempo come nel modello newtoniano, esso è relativo ai campi, alle masse di energia (corpi “celesti”) e al punto di osservazione.

Con la teoria della relatività si abbandonano i concetti di spazio e tempo assoluti.

L’ultima e fondamentale variazione apportata all’edificio della Conoscenza rivela che la massa di un oggetto è una configurazione di ENERGIA. Qualsiasi oggetto in quiete possiede energia pari alla sua massa.

La relazione tra massa ed Energia è data dalla famosa equazione di Einstein: E = mc2, dove c è la costante velocità della luce, di fondamentale importanza per la teoria della relatività. In questa formula la massa è un campo denso di energia che non ha significato materiale. Non è corretto, quindi, considerare la massa come materia dura, pesante perché impenetrabile al senso della vista.

Nel 1915 Einstein ha elaborato la teoria della relatività generale, nella quale lo schema della relatività speciale è ampliato, tenendo conto della gravitazione, l’interazione reciproca dei campi densi di energia (corpi planetari). Un corpo “celeste” denso di energia ha effetto di curvare lo spaziotempo. Ciò significa che la geometria euclidea non è valida in questo spaziotempo curvo, così come la geometria bidimensionale di un piano non può essere applicata a una superficie curva di una sfera.

Nello spaziotempo non esiste la linea retta e la distanza più breve tra due punti non è la linea retta.

Nella teoria della relatività, poiché lo spazio non può essere mai separato dal tempo, anche il tempo è influenzato da campi densi di energia e scorre con ritmi differenti in punti diversi dell’universo.

La concezione di corpi solidi che si muovono nello spazio vuoto è relativamente valida nella media dimensione fisica, cioè nel campo della nostra esistenza, dove la fisica classica continua, con lo sviluppo delle tecnologie, a essere utile solo al nostro Divenire, ma non per esprimere la vita dell’Essere figli di "dio".

Nel nostro modo di pensare sia il concetto di spazio vuoto, sia la nozione di corpi materiali solidi sono a tal punto radicati che è difficile immaginare una dimensione fisica nella quale essi non siano più validi; infatti, la fisica odierna e l’arte ci costringono a pensare ciò.


La struttura degli atomi - Nel volgere del secolo sono stati osservati numerosi fenomeni in rapporto alla struttura degli atomi che sono inspiegabili in termini di fisica classica. La scoperta dei raggi x e la loro applicazione rivelarono che gli atomi avevano una “struttura” interna. A questa scoperta si aggiunse quella di altre radiazioni emesse da diversi elementi. Il fenomeno della ra"dio"attività ha fornito la prova composita dell’architettura degli atomi. Così Max von Laue usava i raggi x per studiare la disposizione degli atomi dei cristalli ed Ernest Rutherford impiegava come proiettili ad altissima velocità “particelle” di dimensioni subatomiche, emesse da sostanze ra"dio"attive (“particelle” alfa), per esplorare l’interno degli atomi; queste “particelle” furono lanciate contro gli atomi e dalla loro deviazione si dedusse la loro configurazione.

Ernest Rutherford, colpendo ripetutamente gli atomi con le “particelle” alfa, ha ottenuto dei risultati inaspettati. Ben lungi dall’essere “particelle” dure e solide come si riteneva fin dall’antichità, gli atomi erano costituiti invece da uno spazio pieno di interazioni elettromagnetiche dovute a “particelle” estremamente piccole, chiamate elettroni, che si muovevano intorno al nucleo interagendo con esso; anche il nucleo risultava configurato da “particelle”, chiamate protoni e neutroni, che orbitavano intorno al centro della configurazione atomica. Con il modello planetario dell’atomo si è scoperto che il numero di elettroni presenti negli atomi di un elemento determinano le sue proprietà chimiche.

Oggi, in teoria, si può ricostruire l’intera tavola periodica degli elementi aggiungendo gli opportuni elettroni al “guscio” atomico e i corrispettivi protoni e neutroni all’atomo di idrogeno, il più “leggero”.

Sono le interazioni elettroniche tra particelle che danno luogo ai vari processi chimici, cosicché è possibile comprendere tutta la chimica sulla base delle leggi della fisica atomica.


La teoria quantistica ha chiarito che anche le “particelle” elementari che costituivano l’atomo non erano per niente simili a oggetti solidi e che le unità subatomiche si presentavano come configurazioni di energia con caratteristiche di dualità; durante l’osservazione sperimentale sembravano “particelle” (“corpuscoli”) o pacchetti di onde elettromagnetiche.


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È impossibile, infatti, accettare che lo stesso oggetto potesse manifestarsi come un corpuscolo o come un pacchetto, cioè una quantità di energia confinata in un volume piccolissimo oppure un’onda estesa in un ampio spazio considerata la scala subatomica. Questo paradosso della fisica portò alla teoria dei quanti.

La teoria quantistica è nata quando Max Plank scoprì che l’energia della radiazione termica non era emessa in maniera continua, ma si presentava come configurazioni di pacchetti. Einstein ha definito “quanti” questi pacchetti e ha riconosciuto in essi, senza mai riuscire a provarlo, aspetti basilari della natura.

Egli, confortato dalla sua fervida immaginazione e creatività, è stato tanto ardito da postulare che la luce e tutte le configurazioni di radiazione elettromagnetica potevano presentarsi non solo come onde, ma anche come quanti. I quanti di luce, da cui derivava il nome della teoria, erano identificati come “particelle” speciali chiamate fotoni, privi di massa e sempre in moto a velocità assoluta.

La teoria quantistica ha demolito il concetto di materia solida; gli atomi della fisica classica sono costituiti da pacchetti elementari di energia legati tra loro da interazioni elettromagnetiche. Pacchetti e interazioni di energia configurano dal limitatamente piccolo dell’atomo all’immensamente grande dell’universo.

La teoria quantistica ha rivelato che l’universo esiste non solo per le sue singole parti, ma anche per la fitta rete di connessioni che unisce le varie parti e il tutto.


Oggi lo scienziato, per conoscere le invisibili fondamenta della natura individuate nelle “particelle” elementari, pone nell’esperimento Energia secondo il suo Pensiero creativo, traendone conclusioni soggettive: si rende conto infatti, che l’energia posta negli esperimenti configura il suo pensiero e non quello oggettivo della natura. A livello subatomico, si ha la sensazione vera che Energia e Pensiero coincidano. Negli esperimenti, infatti, gli scienziati non osservano l’“oggetto” indagato, ma ciò che la loro mente colloca nell’esperimento e crede di osservare (stallo della scienza fisica).

A livello subatomico, l’esperimento strumentale con l’energia rappresenta il pensiero dello scienziato; è l’ultimo paradosso della scienza fisica (Energia = Pensiero) che per l’esatta conoscenza non è un paradosso.

Per l’esatta conoscenza le rappresentazioni dell’Energia e le espressioni del Pensiero devono coincidere.

In cosa devono coincidere? Sicuramente nel linguaggio!

Il “linguaggio” rappresentativo dell’Energia fatto di spaziotempo deve coincidere con il linguaggio espressivo del Pensiero fatto di parola e verbo. Quale mente può far coincidere lo spaziotempo rappresentato dall’Energia con la parola e verbo espresso dal Pensiero?


Stallo della scienza fisica - Questo faticoso viaggio della ragione giunge là dove l’uomo non avrebbe mai sospettato: la mente dello scienziato si accosta alla mente dell’artista. Entrambe hanno a che fare con percezioni della coscienza la quale, essendo l’increata del Pensiero, è natura quindi, anche il suo “linguaggio” è rappresentativo dello spaziotempo. Poiché lo scienziato dalla sua indagine esclude la coscienza, il paradosso ENERGIA uguale PENSIERO, cioè la coincidenza tra spaziotempo rappresentato e parola e verbo espresso può essere risolto soltanto dalla mente dell’artista-architetto che ha sempre sperimentato con le percezioni lo spaziotempo della sua coscienza cioè quello della natura.

La scienza fisica quindi, si è fermata davanti a quantità di energia limitatamente piccole e le ha rappresentate sia come pacchetti sia come corpuscoli. Con questa concezione duale delle “particelle”,

la stessa scienza è entrata in una ragnatela di complessità inaudita, tanto da concepire con Werner Heisenberg il principio di indeterminazione sulla posizione della “particella” da applicarsi durante l’osservazione sperimentale. Questo principio, come tutti gli assunti teoretici che in esso si rifuggono, condiziona più che mai tutto l’occidente, che nei risultati della scienza fisica ha il suo riferimento culturale. Basta riflettere sul dilagante relativismo intellettuale nato dall’inadeguata interpretazione sperimentale che ha messo insieme il principio di indeterminazione come “atto di verità” oggettiva e quello di relatività come atto di verità soggettiva. Al pari di un nume mistificatore, all’uomo profano tutto è permesso.


Tutto ciò che è indeterminato all’osservazione sperimentale, dipende dalla scorretta interpretazione del fenomeno indagato e dall’inadeguatezza della tecnologia utilizzata. È inammissibile l’indeterminazione in natura perché nel limitatamente piccolo delle “particelle” elementari, l’energia deve esprimere necessariamente tutta la sua determinazione e immanenza; è invece ammissibile la stabile armonia che permette all’uomo di svegliarsi ogni mattina e godere la bellissima visione del “Creato”.

La scienza fisica, nonostante i suoi stupefacenti ma ormai datati risultati sulla conoscenza della natura, è in profonda crisi perché, come già asserito, non può dare significato all’esistenza, non può rappresentare e proferire la parola (spazio) e il verbo (tempo) della testimonianza di "dio" dell'Energia: ”Amare".

L’uomo non sa chi è, dove può arrivare e con quale “tecnologia”.


In sintesi sono due le scoperte della scienza fisica che hanno “animato” la mente dell’artista-architetto.

La prima scoperta è che la “materia” apparentemente dura e pesante è configurata da una entità invisibile ed eterea sempre in moto chiamata ENERGIA del tutto simile al Pensiero; questa scoperta ha permesso all’artista-architetto di liberarsi della materialità e di indagare rappresentativamente il rapporto tra l’invisibile coscienza umana e la natura visibile. La seconda è l’aver rivelato l’inesistenza del tempo separato dallo spazio e che la natura visibile e invisibile è rappresentata dallo SPAZIOTEMPO unificato; questa scoperta fa comprendere all’artista che le emozioni, le sensazioni e i sentimenti, associate allo spaziotempo della coscienza possono essere rappresentate se il tempo si unifica visivamente allo spazio.

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Le verità intuitive e razionali dell’arte


Il percorso della ragione che porta l’uomo alla scoperta rappresentativa dell’“amore assoluto” dell’Energia inizia dopo la separazione della mente dalla natura (corpo) e con le prime manifestazioni dell’Arte. Con l’ARTE che si fonda sulla rappresentazione simbolica delle emozioni riferite all'ambiente, si assiste a un processo evolutivo millenario di natura percettiva.
L'arte è l’espressione in cui l’Amore puro del Pensiero, è percepito con immediatezza attraverso l'intuizione sensibile. Nell'arte, infatti, una determinata sensibilità emotiva si configura in maniera tale da lasciare trasparire l’idea pura dell’Amore. Non tutte le vie della conoscenza sono ugualmente adeguate a esprimere l’idea pura dell’Amore. Nel caso dell'arte si assiste a un processo evolutivo di natura percettiva tramite il quale si perviene a una sempre maggiore “consapevolezza” rappresentativa dell’Amore puro. I momenti fondamentali di tale processo evolutivo di natura percettiva coincidono con le cinque grandi determinazioni o fasi della Storia dell’Arte.


La prima determinazione risale al 2000 a.C. si riconosce nell’arte simbolica che storicamente corrisponde a quella orientale fino a quella egizia e trova nell’architettura la sua espressione caratteristica. Con l’arte simbolica la ragione artistica non ha consapevolezza dell’Amore puro; per questo anche gli oggetti nei quali si tenta di rappresentarlo mostrano la loro sufficienza intuitiva e insufficienza razionale e possono essere osservati solo come simboli dai significati espressivi letterali sfuggenti. Di fatto con l’arte simbolica inizia il percorso inverso della conoscenza rappresentativa: la ragione artistica inconsapevolmente si allontana dai segni simbolici intuitivi che rappresentano l’Amore puro, per disegnarli consapevolmente nella seconda metà del ‘900 d. C. dopo 4.000 anni di storia.


La seconda determinazione risalente al periodo compreso tra il 1000 a.C. e il 100 a.C. circa è l’arte classica che si esprime prevalentemente nella scultura. Infatti, proprio attraverso la raffigurazione artistica del corpo umano e della sua perfezione (si pensi alle statue di Fidia o di Prassitele), l’arte classica giunge a realizzare il pieno equilibrio tra la rappresentazione intuitiva e il loro contenuto religioso razionale, tra i segni simbolici della bellezza e l’Amore puro testimoniato dall’increato Dio del Pensiero che la stessa arte ancora non può consapevolmente manifestare e disegnare. Con l'arte classica greca si raggiunge l'apice delle possibilità espressive nel campo dell’estetica riferita all’apparente corpo umano; con essa si raggiunge la massima aderenza possibile all'ideale bellezza, che, però, non rappresenta visivamente l’idea pura dell’Amore ma raffinati segni estetici dai significati lessicali non ancora riconoscibili.


La terza determinazione risalente al periodo compreso tra il ‘800 d.C. e il ‘900 d.C. è l’arte romantica la quale trova espressione soprattutto nella pittura, nella musica e nella poesia. Come già nell’arte simbolica, anche in quella romantica accade uno squilibrio tra rappresentazione e contenuto: non più, però, perché non si conosce adeguatamente l’idea pura dell’Amore che deve essere il contenuto della rappresentazione, ma perché si giunge alla consapevolezza che Dio, come contenuto, non può essere adeguatamente espresso con la finitezza della rappresentazione sensibile. L’arte romantica trascura le rappresentazioni artistiche nelle quali l’elemento visibile è più forte, come l'architettura e la scultura, per concentrarsi invece su quelle in cui esso diventa sempre più tenue: nella pittura si perde la corporeità e rimane soltanto il colore, nella musica viene meno ogni dimensione figurativa e resta solamente il suono, nella poesia anche la parola assume un’espressione mistica simile al suono. L’arte romantica segna la morte dell’arte tradizionalmente intesa; ciò non significa che dopo l’esperienza romantica non si possa più fare arte, ma significa soltanto che con essa si giunge disperatamente alla consapevolezza che l’arte, così com’è espressa, è inadeguata a rivelare rappresentativamente “dio”: l’universale invisibile nel particolare visibile dell’opera d’arte.


La quarta determinazione risalente all’inizio ‘900 è l’arte espressionista iniziata dai due corifei tedeschi, Paul Klee e Wassily Kandinsky, i quali eliminano le inadeguatezze della visione, come la materia e il tema della rappresentazione e colgono l’Amore puro come il risultato della rappresentazione intellettuale. La rappresentazione, infatti, presenta il vantaggio di essere anche la via riflessiva ragionata e privilegiata della conoscenza. Con Klee e Kandinsky la ragione pratica dell’artistica equilibra le sue due parti, quella intuitiva e quella razionale. L’idea pura di Dio, che per definizione è pensiero che pensa se stesso, quindi riflessione, o processo mistico, non è più data soltanto dall'inconsapevole immediatezza della sensibilità percettiva ma, appunto, dalla consapevole riflessione sulla sensibilità rappresentata. D'altra parte, la rappresentazione artistica è conoscenza riflessa, è disegno del particolare finito che nasconde in sé l’universale infinito: l’“amore assoluto” dell’Energia o “coscienza fisica” da rappresentare indagando l’Amore puro del Pensiero della coscienza umana.


La quinta determinazione è l’arte reale e il suo sviluppo universale; essa abdica la semplice funzione rappresentativa per assumere il più greve dei suoi compiti: conoscere visivamente l’Amore puro. L’arte reale arricchendosi di nuovi approcci teoretici provenienti dalla scienza fisica (lo spaziotempo unificato testimoniato dell’Energia), coinvolge nella rappresentazione le entità naturali della conoscenza, ENERGIA, SPAZIO e TEMPO, che identificano l’“idea pura”, dell’“amore assoluto” di “dio” e le pone alla riflessione rappresentativa. Rientra così nella ricerca artistica l’'architettura.

L’architettura sin dalle sue origini è l’espressione rappresentativa in cui l’Assoluto del Pensiero della coscienza umana, è colto sia con l’immediatezza dell'intuizione, sia con profonda riflessione. Essa rappresentando su ampia scala la libertà e la bellezza, ha permesso all’artista-architetto, colpito dalla quinta determinazione dell’arte, di riflettere sostando all’interno dello spaziotempo naturale e architettonico rappresentato dal quale ha dedotto decisive considerazioni utili alla scoperta dell’“amore assoluto” di “dio” avvenuta alla fine dello stesso anno.


Sintetizzato il percorso evolutivo dell’arte arricchito dalle verità filosofiche e scientifiche, si pone l'accento sul suo potenziale intuitivo/razionale che la consacra nel suo tratto finale la via privilegiata, quella rappresentativa, che costringerà fisici e filosofi a ristrutturare nuovamente l’edificio de La Conoscenza.


L’arte, è insieme intuizione simbolica affine al reale Amore assoluto della coscienza ed esperienza logica della ragion pratica dell'artista non affine all’apparente Amore relativo della natura che si osserva; se l’esperienza fosse affine all’apparente natura sarebbe illogica e irrazionale, come la ragione comune, che limitandosi al senso della vista crea i paradossi della sua esistenza; infatti, il gesto creativo dell’artista fa interagire le percezioni non visive della coscienza (natura) con le esperienze pratiche della ragione (mente), fa interagire l'Amore interiore e la Bellezza esteriore; fa interagire l'Amore rappresentato dalla bellezza direttamente con il tocco della matita, del pennello e dello scalpello.


L’arte è solo arte quando la coscienza madre propone le sue percezioni e la figlia ragione le rappresenta trasformandole in emozionanti esperienze visive senza fornire con la parola e il verbo, l'autentico significato lessicale dei segni, delle superfici, dei volumi e dei colori rappresentati.


L’arte è suprema conoscenza e assurgerà al suo legittimo rango quando indagando le percezioni visive attraverso le percezioni non visive della coscienza le converte in emozionanti esperienze visive della ragione, trasformando il linguaggio naturale rappresentativo/simbolico in linguaggio razionale lessicale/logico da proferire con la parolae il verbo della testiminianza: Amare.

Inequivocabilmente poiché l’emozionalità si basa sulla coincidenza rappresentativa tra percezioni non visive della coscienza e quelle visive diffuse dall’ambiente e dagli “oggetti” naturali o creati dall’uomo, la ragione dell’artista può tradurre lo spaziotempo percepito dall’ambiente e dagli “oggetti” naturali e creati in parola e verbo. Ciò smentisce di fatto che con la ragione non si possa scoprire ed esprimere l’“amore assoluto” di “dio". La vera mente creativa dell’artista, infatti, è a diretto contatto con l’increata coscienza e con le suepercezioni cioè con l’increato Amore puro del Pensiero nato a immagine e somiglianza dell’increato “amore assoluto” dell’Energia il quale essendo la fonte originaria di ogni rappresentazione se decifrato nel significato dei segni che lo rappresentano, tutto spiega.


Tutte le verità artistiche, filosofiche e scientifiche lievitano nell’intelletto; perciò è importante conoscere le attrici protagoniste del sapere, la coscienza madre e la figlia ragione e, nell’ultimo tratto de La Conoscenza Generale della Natura, le “eroine” della scoperta rappresentativa dell’“amore assoluto” dell’Energia e della rivelazione dell’Amore puro del Pensiero: le cinque consapevolezze dell’artista-architetto.



- La coscienza-


La coscienza è la vera ragione increata del Pensiero, essendo increata è natura non è mente, nasce in assenza di volontà, spontaneamente dall’autoregolamentazione di tutte le percezioni, esperienze e conoscenze; è la percezione spaziotemporale non visiva simbolica, più autorevole che, la ragione creativa dell’uomo artista, cerca di convertire in esperienza visiva lessicale, da proferire con la parola e il verbo.

La coscienza rappresenta il Dio del Pensiero da rivelare rendendo visibile il “dio” dell’Energia.

La coscienza testimonia lo spaziotempo sempre-presente che scompagina ogni ordine di tempo e spazio inerziale, infatti, non hanno alcun significato l’ora, il giorno, l’anno . Un avvenimento del passato può essere più presente di un evento di oggi; in una vettura mentre la ragione si occupa della guida, la coscienza ricorda l'immagine di un luogo, di una carezza, di un amore. Lo spaziotempo sempre-presente della coscienza può sembrare un paradosso, è un continuo fluire spaziotemporale del futuro nel passato e del passato nel futuro; inoltre, al simbolico spaziotempo passato, a quello futuro e allo spaziotempo interattivo sempre-presente, la coscienza associa rispettivamente il sentimento dei ricordi, delle aspirazioni e dell’amore.

La coscienza con simboliche immagini rappresenta le aspirazioni future secondo i ricordi del passato, i ricordi del passato secondo le aspirazioni future; essa, testimoniando ogni istante il sempre-presente interattivo tra spaziotempo passato e futuro, si dissocia dal tempo lineare spazializzato degli orologi privo di sentimenti, un tempo utile all’uomo soltanto per ordinare le attività quotidiane del Divenire.

in sintesi la coscienza poiché ragione increata è natura e il suo “linguaggio” rappresentativo/simbolico è reale, infatti, cerca di rappresentare lo spaziotempo sempre-presente stimolando la ragione creativa dell'artista svolgendo un’azione rappresentativa nell’ambiente attraverso le percezioni; considera, cioè, lo spaziotempo rappresentato dagli oggetti naturali o creati dall’uomo e, confrontandolo con quello che essa stessa esprime, lo traduce in emozioni.

Le percezioni, quindi, sono esperienze rappresentative simbolichè della coscienza che la ragione creativa dell’artista deve tradurre in esperienze espressive lessicali realmente logiche per superare la conoscenza degli espedienti del Divenire e dirigersi verso la conoscenza delle esperienze emozionali dell’Essere. Le percezioni si distinguono in visive e non visive quest’ultime comprendono la percezione dell’Amore puro del Pensiero (Dio) testimoniato dalla stessa coscienza.

  • Le percezioni visive collegano l’oggetto, naturale o creato, con la coscienza; precisamente sono esperienze rappresentative simboliche dello spaziotempo che dall’ambiente pervengono alla coscienza. Tutti gli esseri viventi o oggetti creati rappresentano il loro spaziotempo con volumi, superfici e segni che la coscienza traduce in emozioni, distinte in sensazioni (libertà, bellezza, seduzione) e sentimenti (amore, ricordi, aspirazioni). In particolare sono i segni estetici che dividono i volumi o le superfici dell'oggetto dallo sfondo ad assumere particolare rilevanza artistica e singolarità scientifica.
I segni estetici già presenti in natura e nell’opera d’arte e architettonica sono stati già selezionati dalla stessa coscienza atraverso la ragione degli artisti e degli architetti ma il loro riconoscimento e identificazione può avvenire dopo la scoperta dell’increato "dio" dell’Energia fonte primigenia di ogni rappresentazione e conoscenza lessicologica.
Le percezioni visive, quindi, sono messaggere di emozioni, di sensazioni e sentimenti provenienti dallo spaziotempo di volumi, superfici e segni che rappresentano tutto ciò che si osserva: ambiente naturale, paesaggi, esseri viventi e creazioni intellettuali. Esse sono portatrici dei messaggi educativi se concordano con la coscienza e se provengono dai segni evolutisi con le configurazioni della natura; il messaggio invece è diseducativo se i segni rappresentati dalla ragione creativa non corrispondono ai segni estetici della libertà, della bellezza e dell'amore “suggeriti” dalla coscienza.
  • Le percezioni non visive collegano la coscienza, la ragione increata con la ragione creativa; sono esperienze rappresentative simboliche dello spaziotempo naturale portatrici dei messaggi propositivi emozionali che la ragione cerca di convertire in esperienze rappresentative visive prima di tradurle in esperienze espressive lessicali, in parole e verbi. Con tali messaggi la coscienza determina la ragion pratica degli artisti e architetti a rappresentare, attraverso l’ideale contorno dei segni estetici (spaziotempo simbolico) la tensione d’amore libera e bella di Dio che essa stessa esprime e testimonia.
La stessa coscienza è la percezione non visiva più autorevole che “spinge” la ragion pratica dell’artista a rappresentare nel particolare dell’opera d’arte, attraverso segni, superfici e volumi estetici, l’universalità del suo spaziotempo increato. Ci sarà, quindi, una concordanza lessicale tra i segni rappresentati dalla ragione dell'artista e quelli proposti dalla coscienza, una coincidenza espressiva e rappresentativa tra mente e natura che identifica la ragione figlia con la coscienza madre, l’uomo con Dio.



- La ragione -


la ragione nasce, nell’apparente stato di assoluta evidenza visiva, come sottoinsieme della coscienza in grado di ricordare, ordinare, collegare ed esprimere esperienze pratiche (attività con le quali si sperimentano anche esperienze teoretiche) e teoretiche (attività con le quali si ipotizzano procedure sperimentali di esperienze pratiche) visivamente osservate. Il suo idioma paradossalmente definito come linguaggio lessicale/logico è apparente non è reale, infatti, si è evoluto nell'apparente natura vusiva associando allo spaziotempo esteriore osservato con l’oggetto, semplicemente una parola per distinguerlo e un verbo per la sua funzione senza considerare il reale spaziotempo assoluto che configura l'oggetto.

Poi, la ragione, artefice dell’indagine sulla natura, per rappresentare e conoscere le sue fondamenta è costretta a superare il limite del senso della vista e a sperimentare l’Energia. Superato il limite del senso della vista, per ragionare correttamente rispettando il Principio dell’esatta Conoscenza (“le espressioni del Pensiero devono coincidere con le rappresentazioni dell’Energia”) che definisce il linguaggio lessicale/logico reale, è necessario conoscere prima l’esatta rappresentazione spaziotemporale dell’“oggetto” o del fenomeno invisibile indagato e poi tradurla in espressione, in parola e verbo.


L’indagine sulla natura e sulle sue fondamenta avviene attraverso le tre ragioni distinte tra loro ma interdipendenti: quella teoretica, filosofica e artistica. Le tre ragioni al termine della Dottrina avranno base comune; la loro attuale distinzione, oltre ad avere una predisposizione genetica, dipende dall’interazione tra i quattro modi di conoscere il visibile e l’invisibile distinti in esperienze e percezioni.

  1. Esperienze pratiche
  2. Esperienze teoretiche
  3. Percezioni visive
  4. Percezioni non visive o della coscienza


  1. Le esperienze pratiche (dalla ragione all’oggetto) sono rappresentazioni dirette o intuizioni elaborate dalla ragione e direttamente collegate al mondo sensibile; esse sono necessarie alla conoscenza pratica.
  2. Le esperienze teoretiche (dalla ragione alla ragione) sono rappresentazioni indirette o concetti elaborati dalla ragione e indirettamente collegati al mondo sensibile, necessarie alla conoscenza scientifica.
  3. Le percezioni visive (dall’oggetto alla coscienza) sono rappresentazioni simboliche indirette o "concetti" della coscienza elaborati impropriamente dalla ragione, come le esperienze teoretiche sono collegate indirettamente al mondo sensibile; esse sono necessarie alla conoscenza filosofica.
  4. Le percezioni non visive (dalla coscienza alla ragione) sono rappresentazioni simboliche dirette o intuizioni di emozioni, di sentimenti (amore, ricordi, aspirazioni) e sensazioni (libertà, bellezza, seduzione), direttamente elaborate dalla coscienza. Le rappresentazioni possono essere intuizioni libere se rappresentate direttamente dalla coscienza, intuizioni non libere se rappresentate attraverso la materia visibile. Le intuizioni libere e non libere sono indispensabili alla conoscenza artistica.


Le interazioni tra esperienze pratiche, teoretiche e percezioni visive e non visive, evolvono le tre ragione votate alla ricerca e stabilisce quale di esse ha la potenzialità necessaria per scoprire la fonte di ogni rappresentazione e, quindi, di ogni conoscenza: l’increato “dio” dell’Energia.

Interazione tra esperienze pratiche (1) e teoretiche (2) = ragion teoretica = scienziato.
Interazione tra esperienze pratiche (1) e percezioni visive (3) = ragion metafisica = filosofo.
Interazione tra esperienze pratiche (1) e percezioni non visive (4) = ragion pratica = artista.


La ragion teoretica dello scienziato per ricavare una conoscenza collega nei suoi esperimenti esperienze pratiche (1) con esperienze teoretiche (2) e, non facendo partecipare le percezioni (3), esclude la coscienza (4), l’unica realtà disponibile nell’apparenza della natura. Con questa limitazione la ragion teoretica dell’intero universo conoscitivo considera quello esperienziale del Divenire ed esclude quello percettivo dell’Essere. Lo scienziato non può pervenire alla scoperta dello spaziotempo assoluto, cioè alla rappresentazione di "dio", nonostante sia il fine ultimo di ogni via della conoscenza.

Conseguenza di questa esclusione è la concezione della scienza spazializzata sfociata nell’irrazionale incapacità di sperimentare lo spaziotempo della coscienza e, quindi, di dare risposte etiche ed estetiche.


La ragion metafisica del filosofo limita la sua conoscenza della natura alla sola espressione proferita con la parola e il verbo e non considera la sperimentazione e rappresentazione dello spaziotempo. Il filosofo, per ricavare una conoscenza, collega nelle sue dissertazioni esperienze pratiche (1) con percezioni visive della natura (3); nel far ciò esclude l’esperienza teoretica (2) e la percezione non visiva della coscienza (4), unica realtà, perciò anche la mente del filosofo come il teologo non può pervenire alla scoperta dell’“amore assoluto” dell’Energia. Il filosofo e il teologo sono particolarmente illuminati nei loro assunti, anche se non verificati, soltanto quando seguono l’ispirazione della loro coscienza.


La ragion pratica dell’artista fa riferimento alla coscienza e ne sperimenta rappresentativamente lo spaziotempo; essa collega rappresentazioni di esperienze pratiche (1) con percezioni non visive della coscienza (4) ed esclude inizialmente le percezioni visive (3) e le rappresentazioni di esperienze teoretiche (2), non necessarie a soddisfare l’estetica della sua coscienza. L’artista, facendo interagire le esperienze pratiche con le percezioni non visive della coscienza, sperimenta l’intero universo conoscitivo, unendo l’universo esperienziale manuale realmente logico della ragione e l’universo percettivo simbolico realmente logico della coscienza.

La ragion pratica dell’artista rappresentativamente sperimenta emozioni: sensazioni (libertà, bellezza e seduzione) e sentimenti (amore, ricordi e aspirazioni), e concepisce la scienza temporizzata (arte) della bellezza e dell’amore. Ignara di conseguire virtù e conoscenza, si è rivelata l’unica ragione in grado di ultimare l’ultimo tratto de La Conoscenza Generale della Natura.



- Le cinque consapevolezze dell'artista-


L’artista-architetto arricchisce la potenzialità della sua ragione con cinque consapevolezze derivate dalla sua praticata esperienza creativa.


La prima consapevolezza è il fine artistico.

Il fine artistico è rappresentare l’universale della propria coscienza, l’Amore puro del Pensiero fonte di libertà e bellezza attraverso il particolare delle sue creazioni.

L’artista durante l’atto creativo cerca di sostituire al tema della rappresentazione, alla materia, al colore e alla tecnica adoperata il fine artistico. Tema della rappresentazione, materia, colore e tecnica sono i pretesti per rappresentare nel particolare artistico l’Amore puro della coscienza (Dio), la quale vuole imperativamente sedurre.


La seconda consapevolezza riflette sul concetto di forma.

Che senso hanno la creatività dell’artista-architetto e la “sete” di conoscenza dello scienziato e del filosofo in un mondo in cui si osserva la forma del reale, l’Amore puro e si vive la nello stato di coscienza della natura?

In un mondo così rappresentato, la creatività e la “sete” di conoscenza, verrebbero meno: si vivrebbe nell’estasi, contemplando la natura. Ciò non avviene, ed è comprensibile a tutti. Per comprendere il motivo che spinge l’uomo verso la creatività e verso La Conoscenza, basta riflettere sul termine forma che rappresenta il reale invisibile. La forma che rappresenta il reale è una sola, indivisa e indifferenziata, e non appartiene alla natura visibile, né fa parte dell'attuale linguaggio il quale, essendo ancora sconosciuta, gli attribuisce un significato generico astratto che accosta a tutti gli oggetti naturali o creati; ciò è confermato dalla creatività degli artisti-architetti che hanno il compito di individuare e far osservare con la bellezza, la forma del reale ("dio") nella configurazione apparente della natura.


La terza consapevolezza riflette sul concetto di materia.

La “materia”, per la sensibilità degli artisti, rappresenta una quantità di spazio, un volume, una superficie o un segno da modellare con la qualità del tempo delle emozioni provenienti dalla propria coscienza.


La quarta consapevolezza riflette sulla rappresentazione delle emozioni.

La rappresentazione esprime emozioni, sensazioni (libertà, bellezza e seduzione) e sentimenti (passato = ricordi, futuro = aspirazioni sempre-presente = amore) quando l’artista-architetto, con la “materia” configurata nel volume, nella superficie, nel colore e nel segno, rappresenta lo spaziotempo della coscienza.


La quinta consapevolezza riflette sulla sintesi rappresentativa.

L’apparente complessità rappresentativa riflessa della natura è frutto di un’estrema e sintetica semplicità, che interessa anche le nostre creazioni intellettuali.

Queste cinque consapevolezze confermano che la coscienza o Dio del Pensiero, il reale o "dio" dell’Energia, la forma e l’universale hanno la stessa rappresentazione dalla quale si percepisce soltanto la sconosciuta coscienza, unica realtà manifesta nel mondo dei sensi e dalla coscienza ha inizio l’indagine artistica.


Per svolgere indagini sulla coscienza umana è fondamentale ricordare che la coscienza è natura increata e le sue percezioni sono rappresentate dallo spaziotempo mentre la ragione è mente creativa e le sue esperienze sono espresse dalla parola e dal verbo; soltanto la ragion dell’artista-architetto ha la facoltà di indagare rappresentativamente la verità posta nell’uomo cioè lo spaziotempo percettivo della sua stessa coscienza e di convertirlo in esperienza, esprimendolo con la parola e il verbo. Soltanto l’artista-architetto, vestito da Pubblico Ministero, per disegnare lo spaziotempo naturale, indagando il Giudice (coscienza), fonte di verità assoluta, insieme all’imputato (esperimento pratico dalla ragione).


In sintesi poiché «la verità è nell’uomo artista-architetto», si pone rinnovata e particolare attenzione sulla coscienza (madre) e sulla ragione (figlia)!

  • La coscienza, unica realtà esistente nel mondo dei sensi, essendo Pensiero increato, è natura, non scinde lo spaziotempo e il suo dinamico “linguaggio” simbolico è realmente logico o rappresentativo dell’Essere Assoluto; osservando lo spaziotempo del volume, della superficie, del segno e del colore che rappresenta l’oggetto naturale o creato dalla mente, lo converte in percezioni di emozioni, sensazioni e sentimenti che “muovono” l’oggetto in apparenza statico, poiché lo spazio che lo configura è modellato il tempo.
  • La ragione, nella fase visiva della conoscenza poiché ingannata dal senso della vista, scinde l’energia, lo spazio e il tempo e scambia l’apparente natura che osserva con il reale invisibile che la configura; quindi, il suo linguaggio lessicale è apparentemente logico espressivo del Divenire Relativo; infatti, osservando lo spaziotempo rappresentato nel volume di un oggetto, gli assegna, senza comprenderne le simboliche emozioni in esso rappresentate, soltanto una parola per distinguerlo e un verbo per identificarne la funzione.

È nella fase non visiva della conoscenza dopo che lo scienziato, avendo risolto apparenti paradossi riguardanti fenomeni fisici, ha scoperto lo spaziotempo relativo senza fornire una specifica rappresentazione, che si inserisce l’artista-architetto (fine ‘900) il quale, con riflessioni accorte sullo spaziotempo percepito dall’“oggetto” naturale o creato, dà inizio alla “Suprema ricerca dell’arte” per decodificare e rappresentare le percezioni non visive della coscienza.
È evidente! Lo spaziotempo dell’oggetto per emozionare deve concordare con lo spaziotempo naturale della coscienza, quindi, l’uomo, prima di vivere realmente la sua razionale trascendenza culturale derivante dalla scoperta dell’increato “amore assoluto” dell’Energia e dalla rivelazione dell’increato Amore puro del Pensiero, deve rappresentare lo spaziotempo della coscienza. Lo spaziotempo della coscienza, infatti, se disegnato fa coincidere il linguaggio” rappresentativo della natura, fatto di spaziotempo con il linguaggio espressivo della mente, fatto di emozionanti parole e verbi come lo spaziotempo passato dei ricordi, quello futuro dell’aspirazioni e lo spaziotempo sempre-presente dell’amore . Dall'unione del linguaggio rappresentativo della coscienza (natura) con quello espressivo della ragione (mente) nascerà il linguaggio realmente logico emozionale di chi vive l’Amore puro dell’Essere figlio di “dio” che esprime l’Io Assoluto filosofico.


C’è una coincidenza ultima indifferenziata tra le espressioni del Pensiero e le rappresentazioni dell’Energia, tra le espressioni della mente e le rappresentazioni della natura, tra la parola e il verbo espresso e lo spaziotempo rappresentato; accordo che integra l’attuale linguaggio espressivo fisico, filosofico e teologico, con la razionalità del linguaggio rappresentativo dell’arte, che ha la fisionomia della bellezza.

Con le sue potenzialità e consolidate verità l’artista-architetto, non si limita a disegnare la natura visibile e a compiacersi delle sue opere; forte delle sue esperienze, spinto dalle percezioni della sua coscienza, mai assopite, desidera rappresentare, conoscere e ragionare su cosa gli ha donato la vita e l’incommensurabilità delle emozioni sempre-presenti in ogni coscienza.

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La “chiave” dell’invisibile


L’esistenza di una “chiave” di accesso della ragione nell’universo buio non visivo della Conoscenza, è confermata dallo stesso paradosso Energia uguale Pensiero davanti al quale si è fermata la scienza fisica.

La scienza fisica, che studia le “particelle” subatomiche, per propri e conosciuti limiti già evidenziati, non può tradurre in parola e verbo lo spaziotempo rappresentato dall’energia sperimentata.

La “chiave” da disegnare, con la quale la ragione accede e illumina l'universo non visivo della Conoscenza, è così esprimibile: lo spaziotempo rappresentato dall’Energia deve esprimere la parola e il verbo del Pensiero (ENERGIA = PENSIERO); quindi, la chiave da disegnare che porta l’uomo oltre il visibile, impone una rappresentazione unitaria visibile dello spaziotempo rappresentato e della parola e verbo espressi.

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Il passaggio del testimone


Per disegnare la “chiave” spaziotemporale di accesso nell'universo non visivo della a Conoscenza, poichè la ragione non distinguere nella natura lo spaziotempo in codice configurato dall’Energia, è necessario rappresentare lo spaziotempo unificato del Pensiero cioè rendere visibile lo spaziotempo naturale della coscienza umana.

La Verità è nell’uomo artista, nella relazione tra l’increata coscienza e la creativa ragione; quindi, l’Energia da esperimento deve essere sostituita dal Pensiero libero e creativo in grado di sperimentare l’unica realtà oggettiva esistente nella dimensione dei sensi: l’increata coscienza umana.

Lo scienziato passa il testimone all’artista-architetto: per conoscere la rappresentazione dello spaziotempo assoluto dell’Energia, occorre che l’artista-architetto sperimenti con le esperienze rappresentative della sua ragion pratica le percezioni dello spaziotempo assoluto del Pensiero espresse dalla sua stessa coscienza.

Si abbandona così la sperimentazione strumentale dell’Energia e si dà inizio, con il segno di matita sul foglio bianco, alla sperimentazione rappresentativa del Pensiero attraverso finalizzata a rappresentare lo spaziotempo dei SENTIMENTI della coscienza: traguardo fondamentale per disegnare la “chiave” che ci permette di sperimentate graficamente il Pensiero al pari dell’Energia e di osservare il padre dell’universo.

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Lo spaziotempo della coscienza riferito all’ambiente


Un esauriente contributo per rappresentare lo spaziotempo sempre-presente della coscienza umana non può essere fornito dalla scienza fisica poiché dalla sua indagine esclude la stessa coscienza.

La scienza fisica, nel suo percorso inverso della conoscenza, che dall’apparente natura visibile porta al reale invisibile, cioè all’increato Amore assoluto dell’Energia scoperto dall’arte, ha individuato due sistemi rappresentativi delle entità naturali ENERGIA, SPAZIO e TEMPO da cui non si evince la rappresentazione dello spaziotempo passato, futuro e sempre-presente della coscienza coincidente con la parola e il verbo ricordare, aspirare, amare.


Nei sistemi inerziali come la Terra, in cui non si avverte nessun movimento, regna il modello newtoniano meccanicistico dell’universo. Nello “spazio assoluto” l’energia meccanica muove gli oggetti solidi secondo un “tempo assoluto” e lineare. Questo modello, inesistente in natura per la separazione delle sue entità, non rappresenta lo spaziotempo della coscienza ma l’illusione della ragione con la quale si è costruita tutta la tecnologia del Divenire limitandola soltanto alla conoscenza visiva.


Nei sistemi relativi, l’energia di interazione elettromagnetica rappresenta lo spaziotempo, che, legando “particelle” elementari configura atomi, sistemi planetari, galassie e ogni configurazione fisica e vivente esistente nell’universo. Anche i sistemi relativi geodetici(“corpi celesti”) e lo spaziotempo relativo da essi incurvato, per effetto della gravitazione dei “corpi celesti” non danno un contributo per rappresentare lo spaziotempo della coscienza.

Lo spaziotempo geodetico non rappresenta i sentimenti percepiti dalla coscienza: lo spaziotempo passato dei ricordi, quello futuro delle aspirazioni e lo spaziotempo sempre-presente dell’amore.


Sistema Inerziale
Energia – spazio – tempo
Sistema Relativo
Energia - spaziotempo
Sistema Assoluto
?


Dove si riscontra la rappresentazione dello spaziotempo dei sentimenti dell’increata coscienza umana riferito all’ambiente visivo? Dove è la “chiave” per accedere nell'universo non visivo della conoscenza?

La “chiave” per accedere nell'universo non visivo della conoscenza si riscontra nella coincidenza rappresentativa tra le percezioni non visive che dall’ambiente pervengono alla coscienza e le percezioni non visive che dalla coscienza pervengono alla ragione.

Occorre quindi, indagare e sperimentare le percezioni visive provenienti dalle rappresentazioni naturali e create, diffuse principalmente dal segno che configura l’oggetto e lo divide dallo sfondo.


Dopo una lunga ricerca grafica, l’artista-architetto, indagando le percezioni provenienti dai segni che rappresentano gli oggetti e l’ambiente visivo, naturale e creato, perviene alla rappresentazione dello spaziotempo dei sentimenti, introducendo l’origine dello “spazio” e del “tempo”.

Senza l’origine non si può rappresentare lo spaziotempo dei sentimenti.

L’uomo percepisce i sentimenti quando osserva e sosta in uno spaziotempo configurato da superfici e segni convergenti o divergenti; osservando lo spaziotempo convergente all’origine, percepisce il suo passato, la sua storia, i suoi ricordi; osservando lo spaziotempo divergente dall’origine, percepisce il suo futuro, il suo avvenire, le sue aspirazioni. Se l’uomo osservando lo spaziotempo passato non può fare a meno di osservare lo spaziotempo futuro e viceversa, evidentemente l’osservazione interattiva tra spaziotempo passato e futuro scaturita dal medesimo spaziotempo, fa percepire il sempre-presente dell’amore cioè la testimonianza che Dio esiste nell’increata coscienza umana.


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Lo spaziotempo convergente rappresenta il passato, la storia, le conquiste fatte, le esperienze vissute, la tradizione, i ricordi che si interpretano nel “presente” secondo le nostre aspirazioni future.

Lo spaziotempo divergente rappresenta il futuro, l’avvenire, le conquiste da fare, le esperienze da vivere, le aspirazioni che si interpretano nel “presente” secondo le nostre tradizioni passate.

Lo spaziotempo interattivo rappresenta il sempre-presente che è testimonianza.


Poiché la coscienza, l’increata del Pensiero, è l’unica realtà esistente nel mondo dei sensi, e come il reale increato dell’Energia (“coscienza fisica”), si rappresenta con la forma: l’indagine artistica, libera e universale, è il tentativo continuo attraverso il quale il linguaggio rappresentativo simbolico della coscienza madre (natura) fatto di spaziotempo si unifica con il linguaggio espressivo lessicale della figlia ragione (mente) fatto di parole e verbo e rivela i significati spaziotemporali della forma espressivi di emozionanti sentimenti (spaziotempo passato dei ricordi, futuro delle aspirazioni e sempre-presente dell’amore) tutti “disegnati” nell’ambiente e in ogni più piccolo particolare naturale, la dove si originano convergenze o divergenze di volumi, pieni e vuoti, superfici e segni.

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La scoperta della “forma significato”


Così è avvenuto. Durante l’albeggiare a Roma di un giorno indimenticabile, l’artista studente in architettura, osservando sul foglio per l’ennesima volta la rappresentazione dello spaziotempo dinamico della coscienza umana riferito all’ambiente visivo apparentemente statico, ricorda che lo spaziotempo naturale del Pensiero come lo spaziotempo naturale dell’Energia si rappresenta con la forma.

L'Assoluto diviene Relativo, il reale appare, la forma si configura, l’universale si fa particolare”, comprende così con forte emozione di aver scoperto i significati spaziotemporali della forma fisica e con essi di aver rappresentato alla visione la “forma significato” ovvero la coincidenza rappresentativa tra lo spaziotempo naturale della coscienza (natura) e la parola e il verbo (futuro, passato, sempre-presente) espressi dalla ragione (mente).


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La “forma significato” è una scoperta di inestimabile valore intellettuale; è la “chiave” dell’invisibile che, sovrapponendo la parola e il verbo della ragione (mente) allo spaziotempo della coscienza (natura) apre l’universo non visivo La Conoscenza e dà appunto, significato all’esistenza.

Essa rappresentando i sentimenti, traduce il “linguaggio” rappresentativo simbolico dell’increata coscienza umana in linguaggio espressivo reale della creativa ragione, cioè traduce lo spaziotempo naturale in emozionanti sentimenti narrati con parole e verbi.

Lo spaziotempo passato convergente all’origine rappresenta il sentimento dei ricordi.
Lo spaziotempo futuro divergente dall’origine rappresenta il sentimento delle aspirazioni.
Lo spaziotempo sempre-presente interattivo rappresenta il sentimento dell’amore.

Lo stesso spaziotempo passato, futuro e sempre-presente rappresentato dalla “forma significato" è convertito dalla coscienza in sentimenti “ricordare, aspirare, amare”.

Con la “forma significato” la ragione creativa impura, espressiva del Divenire apparente della natura, supera la sua irrazionalità e si accosta alla ragione pura dell'increata coscienza, rappresentativa dell’Essere reale del Pensiero.

Riconoscendo nell’ambiente visivo apparentemente statico lo spaziotempo dinamico, passato, futuro, sempre-presente rappresentato dalla “forma significato”, le percezioni simboliche diventano esperienze reali di sentimenti ricordare, aspirare, amare, che si osservano essendo rappresentati dai particolari degli “oggetti”, dai loro contorni e da tutto l’ambiente naturale che tanto emoziona.


Con la forma significato si ammette l’irrazionalità dello spazio cartesiano ideato dall’uomo, privo di sentimenti e in netto contrasto con l’ambiente naturale. Si conosce la finalità dei vari stili architettonici che si sono succeduti, tutti mirati a “distruggere” la scatola configurata da piani ortogonali e paralleli; si comprende il fascino dell’architettura spontanea e dei centri storici edificati sulla naturalità dei luoghi, in cui la linea retta non si adatta alla superficie curva o al pen"dio" di una montagna.


Argomentare sulla “forma significato”che, unendo il linguaggio espressivo della ragione (mente) con quello rappresentativo della coscienza (natura), interfaccia i due universi paralleli quello espresso dal PENSIERO e quello rappresentato dall’ENERGIA, è emozionante; essa è la “chiave” che, aprendo lo scrigno dei due grandi misteri, dell’increata coscienza umana (spaziotempo puro del Pensiero) e dell’increata “coscienza fisica” (spaziotempo assoluto dell’Energia) e interfaccia i due universi paralleli quello espresso dal PENSIERO e quello rappresentato dall’ENERGIA.

La sua scoperta è avvenuta per aver messo in crisi le ovvietà più consolidate della ragione limitata al senso della vista, come ad esempio il concetto di realtà e forma riferite alla natura visibile; la grandezza della sua scoperta sta nell’aver messo insieme piccole riflessioni le quali si sono rivelate immensamente grandi.

La “forma significato” è la “tecnologia” intellettuale disponibile, che permette di sperimentare graficamente il limitatamente piccolo della natura cioè il «motore» dell’universo, l’increato Assoluto dell’Energia e di rivelare l’immensamente grande della coscienza umana: l’increato Assoluto del Pensiero.


La “forma significato” unifica nell’origine lo spazio e il tempo; senza l’origine non può esserci unificazione spaziotemporale. Se l’origine dello spaziotempo è imprescindibile per rappresentare ed esprimere i sentimenti dell’increata coscienza, il passato dei ricordi, il futuro delle aspirazioni e il sempre-presente dell’amore o della testimonianza; l’origine è imprescindibile per rappresentare lo spaziotempo assoluto della fisica, la forma dell’arte e dell’architettura, l’Assoluto della filosofia, “dio” della teologia naturale. lo spaziotempo assoluto della fisica, la forma dell’arte e dell’architettura, l’Assoluto della filosofia, “dio” della teologia naturale. .


All’inizio l’artista-architetto non pensava che la scoperta della “forma significato” sarebbe stata così importante, una conquista intellettuale “rivoluzionaria”, in grado di scoprire la fonte unificatrice delle cinque vie della conoscenza (arte, fisica, filosofia, teologia, architettura) e rigeneratrice dell’uomo, giunto al bivio della sua esistenza. Poi iniziò a credere che la sua sperimentazione grafica avrebbe scoperto l’increato “dio” dell’Energia, il rivelatore dell'increato Dio del Pensiero, dei Principi universali della libera rappresentazione fisica e biologica, dei Principi della libertà espressiva etica/estetica che accompagnano ogni azione e pensiero dell’uomo e con immensa emozione si convinse che da lì a poco lo avrebbe incontrato.

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"Dio" «motore» e padre dell’universo


La scoperta rappresentativa dell’increato “dio” dell’Energia, «motore» e padre dell’universo, non è casuale; si è sviluppata intorno a “raffinate” conoscenze artistiche e verità scientifiche che hanno coinvolto due antichissime figure professionali espresse da un solo uomo: l’artista e l’architetto.

L’artista intuitivo disegna lo spaziotempo che deve emozionare e lo pone all’architetto riflessivo che lo deve esaminare. Non si può, quindi, parlare dell’artista senza coinvolgere l’architetto e viceversa. Inoltre lo stesso artista-architetto, assecondando l’evoluzione percettiva della quinta determinazione dell’arte che “invita” a rappresentare non l’apparente natura visibile ma il reale invisibile che l’ha generata, ha caricato di responsabilità sociale la sua stessa pratica professionale finalmente indirizzata a scoprire l’indispensabile spaziotempo assoluto dell’Energia.

L’umanità è all’apice della sua irrazionalità e soltanto la visione dello spaziotempo assoluto che rappresenta “dio” della teologia naturale, fonte primigenia indifferenziata di ogni rappresentazione, conoscenza e di ogni giustizia, può rigenerare l’uomo giunto al bivio dell’esistenza.

L’uomo per rappresentare l’increato “dio” dell’Energia, rivelare l’increato Dio del Pensiero della coscienza umana, personificare il creativo Dio della ragione (l’uomo reale del terzo millennio) e avviare la "rivoluzione" culturale, deve far coincidere, lo impone il Principio dell’Esatta Conoscenza, le espressioni del Pensiero (mente) con le rappresentazioni dell’Energia (natura).

La “forma significato” fa coincidere la rappresentazione della parola e del verbo espressi dalla ragione (mente) e lo spaziotempo rappresentato dalla coscienza(natura), quindi la scoperta dell’increato Assoluto dell’Energia è alla portata dell’uomo.

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L’Energia madre dell'universo


L’artista-architetto, dopo aver rappresentato con la “forma significato” lo spaziotempo dell’increata coscienza, conosce espressivamente l’entità invisibile madre purissima di “dio”, padre dell’universo.

La scienza fisica, risolvendo apparenti paradossi, ha dimostrato che tutto ciò che esiste nell’universo visibile sono stabili configurazioni dinamiche di Energia. L’Energia oggi si considera soltanto negli aspetti utilitaristici e spesso distruttivi, ma non nella sua pura espressione. Cos’è l’Energia?

L’Energia invisibile, impalpabile ed eterea simile al Pensiero, come dimostrano le formule del tempo e della massa trasformata in Energia, è il Nulla che si differenzia dando origine allo spazio con il movimento del tempo.

Inversamente:

Il Nulla è Energia indifferenziata in cui lo spazio è inamovibile e il tempo è fermo, non scorre. Ciò avviene oltre i confini dell’universo.

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Ciò si deduce dalla formula del tempo. Il tempo trascorre in modo diverso nell’universo secondo la velocità v di movimento; più aumenta la velocità, più rallenta il tempo.

Se si ipotizza di viaggiare alla velocità della luce, senza superarla, il rapporto tra i due quadrati è uguale a uno; essendo v e c uguali, di conseguenza tutto ciò che sta sotto il segno della radice è pari a zero e, se il dividendo ha il divisore uguale a zero, il rapporto tra i due è pari ad infinito. Il tempo è infinito e non significa che scorre senza mai fermarsi, ma significa semplicemente che non scorre per niente, è fermo; ciò è prevedibile ai confini dell’universo, ai limiti del Nulla. L’eternità, in questo caso, non è l’interminabile successione di secondi, bensì un tempo che non scorre.

Anche l’Energia, configurata nella massa di un oggetto, cresce con l’aumentare della velocità secondo una formula analoga a quella del tempo sino a diventare inamovibile e come il tempo, è prevedibile solo ai confini dell’universo.

Conseguentemente:

Lo Spazio è connaturato all’Energia che muove il Tempo.
Il Tempo è connaturato all’Energia che muove lo Spazio.

Si può sicuramente affermare che tutta la natura fisica e vivente è testimoniata dall’Energia (E = mc2) e la sua testimonianza deriva dal fatto che:

L’Energia è movimento che rappresenta lo spazio, modellandolo con il tempo in un tutt’uno di ENERGIASPAZIOTEMPO.

In questa espressione le tre entità naturali ENERGIA, SPAZIO e TEMPO che nella dimensione dei sensi sono percepite separate, riscontrano la stessa sconosciuta rappresentazione. Sulla rappresentazione del termine unico de La Conoscenza (ENERGIASPAZIOTEMPO), posto a fondamenta della natura e al vertice del vocabolario, si è sviluppata la sperimentazione grafica che ha portato alla scoperta del padre dell’universo.

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La scoperta di "dio"


Con la scoperta della “forma significato”, la percezione della coscienza diventa esperienza della ragione e l’intuizione è visibile; infatti, durante la sperimentazione grafica, è semplice riflettere sui sensi (→) spaziotemporali rappresentati e dedurre espressivamente ogni desiderata e certificata conoscenza.

Con la “forma significato” che disegna l’increato Pensiero della coscienza umana si unificano due entità della natura visibile e invisibile: lo SPAZIO e il TEMPO.

Riflettendo sul movimento dell’ENERGIA che configura lo SPAZIO, modellandolo con il TEMPO in un tutt’uno di Energiaspaziotempo, è facile completare la griglia dei sistemi fisici ipotizzando l’esistenza dei sistemi assoluti o polari e avviare la sperimentazione grafica per rappresentare l’unico termine, l’Energiaspaziotempo posto alla base dell’universo e al vertice del vocabolario.


Sistema Inerziale
Energia – spazio – tempo
Sistema Relativo
Energia - spaziotempo
Sistema Assoluto
Energiaspaziotempo


Come si può sperimentare e certificare l’esistenza dei sistemi assoluti configurati dall’Energiaspaziotempo?

La forma significato rappresenta lo spaziotempo sempre-presente dell’increato Pensiero della coscienza, in cui i due termini spazio e tempo già coincidono; quindi, è sufficiente sostituire il PENSIERO con l’ENERGIA e considerare la stessa forma significato come la “tecnologia” intellettuale dell’Invisibile che ci permette di sperimentare graficamente le fondamenta della natura: “Dio”.


Per sperimentare e conoscere come i sistemi assoluti o polari si testimoniano nel limitatamente piccolo, non resta che unire l’Energia alla rappresentazione della forma significato e seguire la sua espressione, partendo dall’origine. Si ricostruisce così graficamente l’Energiaspaziotempo, il termine unico al quale si assegnano i significati spaziotemporali e i sensi convenzionali riferiti alla direzione dello spaziotempo :

Energiaspaziotempo convergente = ← passato
Energiaspaziotempo divergente = futuro →
Energiaspaziotempo interattivo convergente e divergente = sempre-presente ↔ →←


Ci siamo!

Con la “forma significato”, si supera il visibile e, senza esitazioni ci si dirige per incontrare “dio”.

La scienza fisica del secolo scorso, per scoprire le fondamenta della natura, “dio” dell’Energia, ha sperimentato l’esistenza di un numero ancora imprecisato di “particelle” elementari, annoverando tra esse anche quelle a “vita breve” nate nei suoi laboratori.

Le “particelle” elementari sono quantità di energia indivisibile che, configurando uno spaziotempo limitatamente piccolo, si testimoniano stabilmente per l’intero anno cosmico.

Riconosciuto che “dio” coincide con ogni “particella” elementare di energia, con forte emozione si sperimenta la sua rappresentazione.

Per scoprire l’esatta rappresentazione “dio” della “particella” elementare, l’artista-architetto rappresenta sul foglio bianco la forma significato e la direzione del suo spaziotempo; poi immagina di far coincidere l’Energia con l’origine della stessa. Il termine unico, l’“Energiaspaziotempo”, si visualizza nell’origine, e “attende” di diffondersi seguendo l’unica direzione spaziotemporale della forma significato.

Sono stati sufficienti pochi attimi di riflessione e l’esperimento, visualizzato dalla matita, è iniziato.


--- Espressione ---

L’Energiaspaziotempo, con riferimento alla forma significato, segue l’unica direzione di diffusione spaziotemporale e, divergendo dall’origine, espande il futuro; per non dissiparsi (morte energetica), necessariamente contrae il passato, convergendo verso la nuova origine rigeneratrice posta nel futuro.

L’Energiaspaziotempo nella nuova origine si rigenera ed espande nuovamente il futuro, per poi contrarre di nuovo il passato, ripetendosi così per la durata dell’intero anno cosmico.

L’Energiaspaziotempo, attraverso le incommensurabili origini rigeneratrici, testimonia il continuo susseguirsi di nascita e morte rigeneratrice, espressione del sempre-presente spaziotempo assoluto.


--- Rappresentazione ---

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L’Energiaspaziotempo si inverte tra due origini rigeneratrici: la “particella”, tra le incommensurabili origini rigeneratrici, diverge prima il futuro e poi converge il passato, invertendo lo spaziotempo.

L’Energiaspaziotempo si rigenera tra due momenti di massima espansione: la “particella” prima converge il passato verso l’origine e, poi diverge il futuro dalla stessa origine, rigenerando lo spaziotempo.

Con la continua inversione e rigenerazione ogni “particella” elementare di energia esprime, rappresenta e testimonia il sempre-presente spaziotempo assoluto o polare.


--- Testimonianza ---

Ogni “particella” elementare inverte l’Energiaspaziotempo tra due origini rigeneratrici; anteponendo il futuro al passato, la “vita” alla “morte”, la “particella” rappresenta lo stato puro dell’“eterna intuizione” della testimonianza.

Ogni “particella” elementare rigenera l’Energiaspaziotempo tra due massime espansioni; rigenerando il passato nel futuro, la “morte” nella “vita”, la “particella” rappresenta lo stato puro dell’“eterna esperienza” della testimonianza.


Ogni “particella”, spaziotempo assoluto sempre-presente, testimonia lo stato puro dell’“eterna intuizione” e dell’“eterna esperienza” dell’“amore” (testimonianza fisica), posto a fondamenta dell’universo.

Là dove c’è un’intuizione e un’esperienza, c’è un pensiero; e dove c’è un pensiero, c’è una coscienza; e dove c’è una coscienza, c’è una mente. Ogni “particella” elementare di energia è “mente e coscienza fisica” è spaziotempo assoluto, testimoniato dal reale, rappresentato dalla forma, espressione dell’universale che configura, unifica e spiega tutto; riconoscendo alla “particella” la funzione del «motore» dell’universo si può certificare la scoperta che ha una sola parola"Dio": .
A "dio", poiché antepone tutto il “pensabile” della natura (futuro) al “pensato” (passato), si può assegnare soltanto il verbo della testimonianza e della sua funzione fisica: “Amare”.

Sperimentando con la “forma significato” l’unico termine, l’Energiaspaziotempo che in natura configura i sistemi assoluti o polari delle “particelle” elementari, si è dimostrato che l’Energia, madre purissima, si testimonia nel figlio "dio" della teologia naturale, padre nostro e dell’universo.


Poiché ogni “particella” elementare, spaziotempo assoluto sempre-presente, testimonia lo stato puro dell’“eterna intuizione ed esperienza” dell’“amore” (testimonianza fisica), posto a fondamenta dell’universo; con l’esperimento rappresentativo sulle fondamenta della natura si è dimostrato anche che la natura è essenzialmente e “intimamente” religiosa e che l’antico e odierno atto di fede del credo in Dio del Pensiero espresso dalla coscienza umana è un dogma naturale (verità indiscutibile), un principio di libertà assoluta di natura percettiva del tutto razionale originato dal “dio” dell’Energia, mentre c’è da decretare l’irrazionalità della cultura laica secolarizzata. Tale cultura essendo ancora radicata all’inconoscibilità del “noumeno”, non ammette il dogma dell’atto di fede, non cerca Dio e vieta, di fatto, all’uomo occidentale di vivere pienamente l’emozionalità dell’Essere figlio di “dio”.


"Dio" della teologia naturale, con sua incommensurabile e armoniosa moltitudine (“particelle” elementari) è testimonianza nel sempre-presente, cioè “amore”, e l’Amore è unica ragione dell’universo. Il massimo è nel minimo.

L’increato "dio" dell’Energia è la primigenia indifferenziata di ogni rappresentazione visibile e invisibile; è l’espressione, la fonte originaria di ogni conoscenza.


"Dio" dell’Energia riscontrato nel limitatamente piccolo dell’universo, è ogni “particella” elementare di energia e si rappresentata attraverso lo spaziotempo assoluto.

Le “particelle” elementari, con dinamiche interazioni elettromagnetiche nucleari, atomiche, elettriche, magnetiche e gravitazionali, relativizzandosi intorno a centri orbitali, rappresentano lo spaziotempo relativo che configura dagli atomi all’intero universo, fisico e vivente ivi compreso l'uomo.

"Dio" dell’Energia, testimonianza dello stato puro o assoluto della forma reale della “coscienza fisica”, che con la sua incommensurabile e armoniosa moltitudine configura il tutto, su uno spaziotempo inerziale come il pianeta Terra, con l’evoluzione fisica, chimica e biologica degli esseri viventi, diviene configurazione apparente nello “stato di non-coscienza” della natura nel suo vero significato: “sogno” di "dio".

Se il pianeta Terra è il “sogno” di "dio", è il vero Paradiso terrestre nel quale trovano conferma le cinque consapevolezze dell’artista-architetto, infatti, per complementarietà degli opposti:

Luniversale diviene → particolare.
Laforma diviene → configurazione.
Il reale diviene → apparente.
La“coscienza fisica” diviene → “stato di non-coscienza” della natura: “Sogno” di "dio" = Paradiso.
Lasemplicità assoluta diviene → complessità apparente.


Alle confermate cinque consapevolezze dell’artista si aggiungono i risultati della sperimentazione rappresentativa dell’Energiaspaziotempo:

l’Assoluto diviene → Relativo.
l’Essere “dio” diviene → non-Essere.
“Dio” spaziotempo assoluto della fisica diviene → parola e verbo della teologia naturale.


Con la scoperta rappresentativa dello spaziotempo assoluto si conciliano i due universi quello della mente e della natura e si pone fine definitivamente alla separazione tra soggetto e oggetto, tra l’Io personale e l’Assoluto impersonale che è stata la croce di tutta la filosofia dialettica post-kantiana.

Nell’Io Assoluto filosofico dibattuto per secoli si fondono la specificità umanistica testimoniata dall’Amore puro esprimibile dall’Io personale (Dio) e la specificità fisica testimoniata dall’“amore assoluto” rappresentato dall’Assoluto impersonale (“dio”).


I termini Dio e “dio” e i loro composti Amore puro e “amore assoluto” nel seguito della dottrina saranno utilizzati considerando la specificità del linguaggio fisico o umanistico dell’argomento in corso di trattazione.


Sulla terra con la ricchezza degli esseri viventi vegetali e animali e la bellezza del suo paesaggio, "dio" ha realizzato il “sogno” del padre premuroso ma invisibile e sempre-presente come dovrebbe essere un vero padre, donando al figlio, ancor prima che nascesse tutte le necessità della vita.


“Dio”, finalmente, è visibile e comprensibile, ma non ha sembianze umane!

Che cosa cambia nell’uomo?

Nell’uomo cambia l’esistenza. L’uomo ha ciò che "dio" non ha!

Ha gambe per camminare, braccia per lavorare, occhi per vedere, orecchie per sentire e bocca per parlare; l’uomo ha la corporeità necessaria per godere e gustare la bontà e la bellezza del Paradiso terrestre ereditato da suo padre.

L’“amore assoluto”, invece, non ha bisogno di gambe per camminare, di braccia per lavorare, di occhi per vedere, di orecchie per sentire e di bocca per parlare.

"Dio" è sprovvisto delle umane sembianze perché è solo incondizionato e illimitato "amore" che costruisce senza decidere, senza usare le braccia, senza vedere, senza comandare; altrimenti che "dio" sarebbe?

"Dio", nonostante sia privo delle sembianze umane, ci somiglia; e simile a noi quando consideriamo l’uomo privo del corpo, il quale rende l’uomo impenetrabile all’uomo, e lo può dividere dal suo simile.

La sua somiglianza coincide con la nostra coscienza, poiché l’apparente complessità di tutte le esperienze e percezioni espresse dalla coscienza umana coincide con l’estrema semplicità dell’unica “esperienza” della testimonianza espressa da "dio" (“coscienza fisica”): Amare.

La coscienza umana è a immagine e somiglianza della “coscienza fisica”.

L’uomo, se esclude il suo corpo, è l’immagine di "dio". L’increato "dio" dell’Energia pur non sentendo, non vedendo, e non parlando, ci ha sempre guidato, "dialogando" con noi attraverso l’increato Dio del Pensiero sempre-presente nella nostra coscienza. All’uomo che con la ragione rivela Dio della sua coscienza, resta il compito di esprimere ciò che “dio” rappresenta ; così l’uomo, estende al massimo la bellezza, la tensione d’amore dell’increata natura, plasmando "dio" l’umiltà assoluta dall’illimitata potenza.


Albert Einstein, quando affermò: «Non esiste nessun sistema assoluto», si riferiva alla meccanica classica di Isak Newton, non certo ai futuri sviluppi della conoscenza.

La sua opera, non ancora del tutto compresa, è alla base della critica rivolta alla fisica del primo ’900, che fonda la conoscenza del limitatamente piccolo su principi non deterministici, quando invece la natura dimostra sin dalle sue fondamenta tutta la sua immanenza e la sua determinazione: la sua armonia.

L’esperimento grafico sulle fondamenta della natura, implicante soltanto i «termini certi» ENERGIA, SPAZIO e TEMPO, ha appena dimostrato che “corpuscolo” e “pacchetto”, due diverse configurazioni delle “particelle”, sono rappresentazioni complementari della medesima espressione, che non presentano alcun dualismo.

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I livelli rappresentativi di "dio".


Con la scoperta di "dio" della teologia naturale si completano i suoi livelli che rappresentano la natura; ai già noti livelli, inerziale o visivo e relativo, si aggiunge quello assoluto.

I tre livelli della natura, apparentemente distinti, sono interconnessi come “scatole cinesi”: il livello inerziale della natura contiene il livello relativo e il livello relativo contiene quello assoluto.


Livello assoluto o della realtà fisica.

L’ENERGIASPAZIOTEMPO rappresenta ogni “particella” elementare di energia.

L’Energia madre che si testimonia nel figlio "dio", padre e «motore» dell’universo; è forma che configura tutto il visibile e l’invisibile; è il reale che appare; è l’universale che diviene nel particolare; è la primigenia indifferenziata di ogni rappresentazione e conoscenza; è “coscienza o mente fisica”; è l’armonia della sua incommensurabile moltitudine.

L’increato "dio" dell’Energia testimonia il primo livello indifferenziato della natura quello fisico.


Livello relativo o dell’astrazione fisica.

L’ENERGIA rappresenta lo SPAZIOTEMPO di interazione elettromagnetica tra “particelle” elementari, che configurano dal limitatamente piccolo all’immensamente grande l’universo fisico e biologico.

"Dio", "amore assoluto", con il “sacrificio” di se stesso, diviene "amore relativo" nell'apparente natura visibile.

L’“amore assoluto”, unità armoniosa della sua incommensurabile moltitudine, forma reale e “coscienza fisica”, diviene relativo nei particolari dell’universo fisico e biologico ovvero configurazione apparente dello “stato di non-coscienza della natura”, da intendersi come “sogno” fatto dal padre premuroso ("dio") con il quale ha donato l’impensabile all'uomo suo figlio .

Il “sogno” di "dio" è il vero Paradiso che l’uomo deve rendere reale, realizzando in esso il suo sogno.

Le interazioni elettromagnetiche di scambio reciproco tra “particelle” elementari configurano atomi, sistemi planetari, galassie, molecole, biomolecole, specie viventi animali e vegetali, e l’intero universo.

Le cellule staminali di ogni specie testimoniano il secondo livello indifferenziato della natura quello biologico.


Livello inerziale o visivo relativo all’ambiente → astrazione fisica in apparenza visiva.

L’ENERGIA che rappresenta lo SPAZIO della natura visibile e il TEMPO che in essa si percepisce, sono l’esteriorità della configurazione apparente dello “stato di non-coscienza visiva della natura” percettibile a un ristretto campo di frequenze di onde elettromagnetiche.

Questo livello visivo testimoniato dalla natura provvidente diventa un incubo per l’uomo che illuso dal senso della vista, non riconosce in essa il “sogno” di "dio": il Paradiso terrestre.

Con l’evoluzione degli esseri viventi, compare l’uomo il quale evolve l’encefalo plastico, l’organo dell’intelletto, in grado di ricordare ogni singola esperienza e percezione; con l’autoregolamentazione delle prime esperienze e percezioni, a immagine e somiglianza della “coscienza fisica” ("dio" dell'Energia), nasce la coscienza umana (Dio del Pensiero) uguale in tutti gli uomini distinti tra lorp dalla diversa ragione. L’encefalo plastico converte l’Energia biochimica in Pensiero, e con l’increata coscienza Dio dall'Amore puro, diviene costantemente presente nell’uomo.

La coscienza umana testimonia il terzo livello indifferenziato della natura quello intellettivo.

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La “filosofia” di "dio" e della natura


Alla scoperta di "dio" e alla sua complementarietà intellettuale con l’uomo (il primo rappresenta e il secondo esprime senza perdere la facoltà di rappresentare), segue la rivelazione del suo “pensiero”, della sua “filosofia” di “artista-architetto” che specifica la libera azione rappresentativa di “cantiere” con il quale configura la natura provvidente: il progetto di eccellenza, mai ideato e privo di preferenze, e perciò libero di rappresentare l’impensabile, l’incommensurabile varietà e bellezza del “Creato”.


La “filosofia” di "dio" e, quindi, “la filosofia della natura” è indispensabile all'uomo per dedurre il pensiero che segue l'azione divima (moto assoluto dell’Energia) che propaga i Principi universali della libera rappresentazione fisica i quali, unendo "dio" alla sua armoniosa e incommensurabile moltitudine(“particelle” elementari) configura i “materiali”, i “collanti”, la “tecnologia” e gli “strumenti” di misura necessari a “edificare” l’universo fisico e biologico. Con la “filosofia della natura" sarà semplice comprendere il “pensiero” di “dio” che l’uomo deve esprimere durante la sua azione creativa.

La "filosofia" di "dio” si desume dalla rappresentazione dello stesso "dio", che oltre a configurare la natura visibile e invisibile, unifica e spiega tutto. È sufficiente sostituire allo spaziotempo convergente e divergente la parola e il verbo, passato e futuro, e loro vocaboli similari, per tradurre il linguaggio rappresentativo di "dio" in quello espressivo dell’uomo.

L’uomo con accorta riflessione desume dalla rappresentazione dello spaziotempo assoluto l’increato, dinamico e operoso “pensiero” di “dio” comprensivo della sua “filosofia” e, quindi, quella della natura.


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Il “pensiero” dell’increato “dio” è piccolissimo ma immenso quanto l’universo; è espresso con inevitabile fatalità e, poiché antepone tutto il “pensabile” (1) della natura al “pensato” (2), l’“amore” (3) al “pensiero esteso”, è un continuo «amare pensando».


(1) spaziotempo divergente = futuro
(2) spaziotempo convergente = passato
(3) spaziotempo interattivo tra passato e futuro = sempre-presente


Con «amare pensando», con l’azione di amare che anticipa il pensiero espresso da Joseph Ratzinger e rappresentato da Raffaele Baglivi è iniziata la fase fisica della ragione: la “rivoluzione di Dio ovvero dell’uomo reale che eleva l’Amore, unica ragione dell'universo, sui dogmi illusori, su leggi e sul dovere.


Con «amare pensando», "dio" dell’Energia esprime “la filosofia della natura”, che unifica la sua azione rappresentativa con la sua operosa, armoniosa e incommensurabile moltitudine che configura il “Sommo Bene” rappresentativo di "dio" donato al proprio figlio: La natura provvidente, il vero Paradiso quello terrestre in cui alimentarsi e vivere spensierati e felici.


Con «amare pensando», cioè con l’azione che precede il pensiero libero, l’uomo come “dio” scompagina il sistema dei valori e le misure quantitative non sono più considerate: il minimo può essere il massimo, il più piccolo può essere il più poderoso, un uomo che ama prima di pensare è grande quanto l’universo.

Con «amare pensando» l’uomo, come dimostra tutta la sua potenza, poiché fa leva unicamente sull’azione diretta dell’Amore.


Questa è La “filosofia” di "dio" e dell’uomo, rappresentata dall’arte ed espressa da Benedetto XVI, che edificherà un futuro luminoso, la forma nella dimensione fisica della configurazione, la realtà nella dimensione fisica del dell’apparenza, lo stato di coscienza nella dimensione dello “stato di non-coscienza” della natura. Un futuro pieno di entusiasmo e di ottimismo, che fa risalire l’umanità dall’Inferno in cui è caduta per godere il vero Paradiso: quello terrestre.


È l’«amare pensando» che qualifica il Nuovo sentimento religiosonon più rivolto al trascendente ‘Dio’ personificato, né a “dio” dall’“amore assoluto” cieco e impetuoso ma all’unità di un popolo, in cui ogni uomo, seguendo la filosofia naturale della vita, ama tutti e tutto prima di pensare.

È l’«amare pensando», che ponendosi alla base del comportamento etico/estetico che identifica il Sommo Benede espresso dall’uomo: '"Lo Stato provvidente" da perseguire attraverso il lavoro dinamico e operoso che rende l’uomo armoniosamente libero nella sua moltitudine come lo è "dio" con la sua.

Questa è la "filosofia" di "dio" o della natura che accompagna ogni azione e creazione dell’uomo quando identifica il suo pensiero con "dio" stesso.

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I Principi della libertà rappresentativa di "dio"


Conosciuta “La filosofia della natura”, quell’«amare pensando» che caratterizza la sua libera azione rappresentativa nell’universo. Per comprendere come "dio" progetta, organizza e configura ogni suo “cantiere”, si devono dedurre dallo stesso "dio" i Principi universali della libera rappresentazione fisica, i quali configurando i campi elettromagnetici,“legano” e ordinano i “mattoni”, "dio" stesso ovvero le incommensurabili “particelle” elementari che configurano dall’atomo all’intero universo fisico e vivente, compresi noi.

L’increato "dio" padre dell’universo è il “committente premuroso, illimitatamente ricco, buono e altruista” che sacrifica se stesso, divenendo “cantiere, architetto, operaio, mattone e malta”.


Questi principi della libertà rappresentativa di "dio", tradotti in principi della libertà espressiva dell’uomo, insiti in quell’“amare pensando”, sono indispensabili all’uomo, per rappresentare ed esprimere in armonia con i suoi fratelli tutta la sua creatività finalizzata a vivere l’Amore fraterno o universale, rendendo reale il “sogno” apparente del padre, la natura provvidente o Paradiso, realizzando in essa, il Sommo bene sognato dall’uomo: “Lo Stato Provvidente”.

Dalla rappresentazione di "dio" convertita in parola e verbo si deducono tutte le conoscenze necessarie all’uomo per vivere la vita dell’Essere e non del Divenire o del non-Essere.

Per ricavare una conoscenza è sufficiente riflettere sulla sua rappresentazione.


Conosciuti i Principi universali della libera rappresentazione fisica che muovono i “cantieri” di "dio" visibili e invisibili, l’uomo può convertirli in Principi universali della libertà espressiva così può estendere, senza paradossi, la sua creatività e trasformare l’apparente natura, il “sogno” di "dio" in reale Paradiso.

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Primo Principio della libertà rappresentativa di "dio" o di Simmetria degli Eventi


La prima considerazione emergente dall’architettura dello spaziotempo assoluto di "dio", riferita all’unica direzione dello spaziotempo, è la sua rappresentazione simmetrica.

Poiché lo spaziotempo assoluto non solo scorre verso il futuro, ma anche a ritroso verso il passato:

Tutte le rappresentazioni e tutte le leggi della fisica sono simmetriche, con riferimento al verso dello spaziotempo.

"Dio" istantaneamente configura il futuro dello spaziotempo e, superato l’orizzonte dell’evento, il passato.


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L’Energiaspaziotempo di "dio" che espande il futuro segue l'unica direzione spaziotemporale e, divergendo dall’origine rigeneratrice posta nel passato, manifesta lo stato puro o assoluto dell’evento entropico: insieme scollegato di fenomeni causali tendenti a omogeneizzare, disordinando (espirazione o “soffio vitale”) con il quale "dio" disordina il “pensato” (passato) per esprimere tutto il nuovo “pensabile” della natura (futuro).


L’evento entropico continuamente divergente porta l’Energiaspaziotempo alla sua dissipazione, porta ovvero alla “morte” di "dio" e di noi stessi. Così, complementare e opposto all’evento entropico, simmetricamente rappresentato, “dio” manifesta l’evento sintropico.


L’Energiaspaziotempo "dio" che contrae il passato segue l'unica direzione spaziotemporale e, convergendo all’origine rigeneratrice posta nel futuro, manifesta lo stato puro o assoluto dell’evento sintropico (insieme collegato di fenomeni finalizzati tendenti a differenziare, ordinando (inspirazione o “risucchio vitale”) con il quale "dio" riordina il “pensabile” della natura (futuro) per testimoniarlo nel nuovo “pensato” (passato).


"Dio" dell’Energia, per testimoniarsi, esprime il “respiro cosmico”, lo stato puro di due eventi opposti complementari, costituenti un’unica inscindibile unità: l’evento entropico e l’evento sintropico.

L’entropia è la “vita”, l’esistenza di “dio” che non è tale se non è finalizzata alla testimonianza dalla sintropia attraverso la “morte” rigeneratrice. L’interazione tra “vita” e “morte” in "dio" rappresenta lo spaziotempo della testimonianza fisica o “amore assoluto”, posto a fondamenta dell’universo.

L’entropia o divergenza spaziotemporale in “dio” manifesta la primigenia del principio di causalità.
La sintropia o convergenza spaziotemporale in “dio” manifesta la primigenia del principio di finalità.

Con l’interazione tra il principio di causalità e di finalità si manifesta il primigenio Primo Principio universale della libera rappresentazione fisica: il Principio di Simmetria degli Eventi.


Con questo principio le stesse “particelle” emanano la simmetria degli eventi elettromagnetici che configurano il livello fisico, chimico e biologico, cioè tutto il “pensabile” invisibile e visibile della natura.


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Per l’uguaglianza Energia = come “dio”, "coscienza fisica" anche la coscienza umana, disordina nel futuro il “pensato” nel “pensabile” e ordina nel passato il “pensabile” nel nuovo “pensato”. Così, la coscienza madre esprimendo il sempre-presente lievita con l’aiuto della figlia ragione, le esperienze e con esse la scienza, la conoscenza e la cultura.

Sino ad ora la scienza fisica ha costruito eventi con leggi causali riferite alla metà dell’universo conoscitivo, quello entropico che volge al futuro; essa con le sue sperimentazioni studia il passato dello stesso futuro, senza prevedere l’ammissibilità dell’evento.

"Dio" dell’Energia ci dimostra che l’ammissibilità di ogni evento può essere prevista, studiando il suo ritorno al passato posto nel futuro; quindi, per la conoscenza completa del nostro universo e della nostra stessa vita funzionale, etica ed estetica libera e creatrice è necessario formulare leggi finalizzate alla testimonianza riferite anche all’altra metà dell’universo conoscitivo, quello finalistico o sintropico che volge al passato posto nel futuro; con tale universo, essendo speculare al primo, si studia il futuro che ritorna al passato di ogni evento fisico/chimico e biologico e l’ammissibilità degli eventi entropici/sintropici prodotti dall’uomo.


Ciò che si credeva fosse l’espressione della vita, lo spaziotempo divergente dall’origine, in verità è l’espressione della morte; ciò che si credeva fosse l’espressione della morte, lo spaziotempo convergente all’origine, in verità è l’espressione della vita.


Considerando, infatti, le interazione entropiche e sintropiche (la vita porta alla morte e la morte alla vita), ci si accorge che il nostro futuro già si conosce, perché è semplicemente il nostro passato in sintonia con lo spaziotempo sempre-presente della coscienza umana, che ci fa vivere il passato secondo le aspirazioni future e il futuro secondo i ricordi del passato. Anche la coscienza umana, quindi, obbedisce al Principio di Simmetria degli Eventi, al Principio dell’“Amore” che riequilibra l’espressione di ogni nostro pensiero.


La scienza fisica di Galileo e Newton pretende ancora oggi di spiegare noi stessi e tutto l’universo attraverso il principio di causa/effetto, servendosi di un tempo spazializzato che volge dal passato che non c’è più, al presente diventato numero e al futuro che non è ancora. Tale Scienza è solo entropizzata.

L’estrema entropizzazione (continua divergenza) della scienza, ha ridotto l’uomo a oggetto e la natura, misurata, discriminata e classificata, è diventata profitto per pochi, perdendo la sua provvidenza.

L’attuale scienza fisica spazializzata, senza un suo riequilibrio, porta al disordine, al caos intellettuale e, indirettamente per la cultura che ispira, alla morte il nostro provvidente pianeta.

La scienza fisica, finalizzando la causalità sperimentale alla testimonianza, deve prevedere l’ammissibilità dei suoi prodotti fisici, biologici e mentali; deve prevederli, anche attraverso la rappresentazione simmetrica degli eventi, che li rende ammissibili e compatibili con i principi e le leggi naturali: eventi entropici o causali (prevedibilità sperimentale), ed eventi sintropici o finalistici, opposti, simmetrici e speculari ai primi e diretti alla testimonianza (ammissibilità sperimentale).


La rappresentazione di "dio" dell’Energia ci dimostra che il futuro, apparentemente non indagabile, ha la sua origine nel passato e che il passato ha la sua origine nel futuro; quindi il futuro, poiché passato, si conosce sotto tutti i suoi aspetti. È il sempre-presente intellettuale, che l’uomo vive in modo pratico quando il suo passato è la certezza del suo futuro. Il futuro imperscrutabile non esiste, soprattutto quando ogni uomo, agendo secondo quell’“amare pensando”, pensa ai suoi fratelli e di riflesso pensa a se stesso.

Con il Principio di Simmetria degli Eventi, "dio" ci invita alla ragionevolezza cioè ad essere riflessivi su ogni argomento precisando i presupposti opponibili o simmetrici che lo definiscono: ci invita soprattutto a sostituire il principio causa/effetto con il principio entropico/sintropico dell’Amore.

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Secondo Principio della libertà rappresentativa di "dio" o di Conservazione dell’Energia


La seconda considerazione che emerge dalla rappresentazione di "dio", riferita alla continua nascita e morte rigeneratrice, è la conservazione della sua energia.

"Dio" per conservare il suo equilibrio energetico (nel nostro caso positivo quando espande il futuro e negativo quando contrae il passato) assume valori opposti per cui:

Le rappresentazioni della natura sono energeticamente equilibrate.


Da cosa scaturiscono l’inversione spaziotemporale di "dio" e il suo equilibrio energetico conservativo?

Dall’origine posta nel passato dello spaziotempo, l’Energiaspaziotempo di "dio" divergendo espande la “bolla” del vuoto assoluto la quale, raggiunta la massima espansione (orizzonte dell’evento), si contrae permettendo alla stessa di convergere verso la nuova origine rigeneratrice, posta nel futuro dello spaziotempo.


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"Dio", tra le incommensurabili origini rigeneratrici, manifesta il “respiro cosmico”: all’istante di “espirazione” (parte divergente), segue l’istante di “inspirazione” (parte convergente). La “vita” o esistenza di “dio”, quindi, si riscontra nella parte convergente che, susseguente ed equilibratrice della parte divergente, lo trascina e lo finalizza alla testimonianza (rigenerazione all’origine), cioè alla conservazione dell’Energiaspaziotempo.

L’increato "dio" dell’Energia con il Primo principio manifesta anche il Secondo Principio universale della libera rappresentazione fisica: Principio di Conservazione dell’Energia.


Con questo principio le stesse “particelle” modellano con la rappresentazione simmetrica degli eventi elettromagnetici tutto l’invisibile e il visibile della natura. La conservazione polare dell’Energia ("dio") si aggiunge alla conservazione orbitale (atomo → universo) e alla conservazione biologica (esseri viventi).


Anche questo secondo principio, insito nel primo, è apparentemente facile da comprendere, ma è di difficile applicazione quando sono le rappresentazioni della mente di chi è illuso dalla cultura spazializzata a dover essere “pensierosamente” equilibrate. La sua corretta applicazione tecnologica e legislativa progetta il Divenire dell’uomo. Lo stu"dio" dettagliato di questo principio legittimerà, dopo la loro razionalizzazione sinergica, quelle che ora sono impropriamente definite “scienze economiche e politiche”.

Con il Principio di Conservazione dell’Energia "dio" della teologia naturale ci invita alla seguente riflessione: La ricchezza eccessiva sottratta ai nostri fratelli, e quindi alla natura, non dona vita, ma è la vita lasciata alla natura per i nostri fratelli che dona ricchezza.

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Terzo Principio della libertà rappresentativa di "dio" o di Minima Azione


La terza considerazione che emerge dall’architettura spaziotemporale di "dio", riferita alla sua istantanea espansione e contrazione, riguarda la ridottissima distanza tra le due origini; è questa distanza a misurare l’istante. Poiché l’istante è compreso tra l’origine diffusore e quell’attrattore:

In natura la distanza spaziotemporale necessaria per il mutamento rappresentativo è la più piccola possibile.


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"Dio" dell’Energia tra le incommensurabili origini rigeneratrici, testimonia l’istante; esso non è un punto, né un numero, né un segmento di linea retta, ma è un limitatamente piccolo volume “pulsante” compreso tra l’origine generatrice espandente e quella contraente. "Dio dell’Energia" nel primo principio manifesta così anche il Terzo Principio universale della libera rappresentazione fisica: ilPrincipio di Minima Azione.


Questo terzo principio, insito nel secondo e nel primo, fa notare, come già asserito, che in natura l’azione necessaria per il cambiamento è la più piccola possibile: lo spreco spaziotemporale è inammissibile.

È sufficiente considerare quanto una mutazione genetica causale che avviene nel limitatamente piccolo, possa modificare, anche visivamente, il mediamente grande dell’organismo vivente.


Anche questo terzo principio, come il secondo, è apparentemente facile da comprendere ma, per chi è illuso dalla cultura spazializzata, è difficile da applicare all’azione legislativa; tale azione rivolta ad agevolare il mutamento naturale della società, deve essere sintetica e sinergica, finalizzata alla vita dell’Essere figlio di "dio" e, non al semplice Divenire Relativo irrazionale dell’uomo apparente(non-Essere figlio di “dio”).

La qualità dell’azione sintetica e sinergica dei sistemi produttivi, distributivi, e della gestione politica senza sprechi delle risorse porterà alla nascita de Lo Stato provvidente.


Questo terzo principio certifica l’importanza della “suprema ricerca” dell’arte, che con la via sintetica della rappresentazione ha completato La Conoscenza Generale della Natura e, in modo sinergico, ha già unificato le cinque vie della conoscenza (arte, fisica, filosofia, teologia e architettura): un passo gigantesco per diffondere tra i giovani con la “Lieta Scienza” la “Gaia Cultura” e per invertire il destino dell'uomo e della sua Nazione, che attraverso questo principio garantirà ai suoi cittadini la certezza dell’avvenire.

Con il Principio di Minima azione "dio" ci invita alla seguente riflessione: il minimo e il massimo di un giudizio sono contenuti nella ragionevolezza.


Ai già noti Principi di Minima Azione e Conservazione dell’Energia che nella rappresentazione di "dio" riscontrano il loro valore, si aggiunge il Principio primo di Simmetria degli Eventi; si completa così la triade dei Principi universali della libera rappresentazione di "dio". Questi principi ; manifesti nei campi di interazioni elettromagnetici +/- (nucleari, atomici, magnetici, elettrici e gravitazionali) rappresentano e governano ogni più piccolo fenomeno fisico, chimico biologico e contemporaneamente l’intero universo; applicati alla creatività umana, controllano l’ammissibilità di ogni pensiero, esperienza, azione della mente e ne specificano gli effetti, utili o dannosi; essi sono la base della Filosofia della Scienza.


Da qualche tempo su questo limitato pianeta, l’uomo, sfruttando sconsideratamente le risorse energetiche, ha rotto l’equilibrio degli eventi, visibile su scala planetaria. Adesso è lecito dubitare: "Dio", con la sua natura provvidente, riuscirà a riequilibrare quanto l’uomo ha squilibrato?

L’azione ordinatrice sintropica degli eventi naturali può rispondere a tale squilibrio con eventi dannosi, se non catastrofici, per l’uomo! Tale azione potrà essere mitigata?

L’uomo farà in tempo a indottrinare la sua ragione e a invertire il destino che si è assegnato?

L’uomo con l’aiuto della provvidenza di "dio" ce la farà!

Ce la farà se il principio dell’amore o della vita entropico/sintropico, che armonizza il nostro futuro con il nostro passato, subentrerà al principio della morte causa/effetto.

Or ora non c’è frase implorante più autentica e più bella da pronunciare: ”Che "dio" ci aiuti”!

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L’universo fisico, biofisico e biologico


Tenendo ben presente i Principi universali della libera rappresentazione fisica di Simmetria degli Eventi, di Conservazione dell’Energia e di Minima Azione, si può comprendere come le “particelle” elementari configurano l’atomo, in altre parole come "dio" rappresenta il primo elemento della natura.

I Principi rappresentativi regolano l’unione tra “particelle” elementari, tra i “mattoni” e i dinamici “collanti” di interazioni elettromagnetiche che “edificano” tutta la natura visibile e invisibile, dall’atomo all’intero universo. Così è facile comprendere come "dio" rendendosi sacro configura insieme alla sua incommensurabile e armoniosa moltitudine l’atomo e noi stessi; è facile comprendere il “gioco” divino, immanente, libero e bello e “spensierato” che rappresenta l’impensabile visibile nella natura, che nessuna mente in grado di intendere e di volere poteva pensare e prevedere.

Così "dio" che è “committente-architetto, mattone e malta”, con i suoi Principi e “collanti” rappresenta ogni atomo, ogni molecola, ogni biomolecola, ogni proteina, ogni cellula, ogni organismo vivente.


Durante la rappresentazione dell’atomo, verificheremo con i Principi universali della libera rappresentazione fisica sia la posizione dei “mattoni” sia le “malte” di interazione che legano l’atomo all’universo; la sua rappresentazione per effetto dei Principi deve essere simmetrica, deve conservare l’elevato dinamismo dell’energia delle “particelle” con la minima azione o distanza.
È evidente che una sola “particella” non può configurare l’atomo. Il “laboratorio” in cui "dio" evolve la sua dimensione puntuale in quella spaziale è il “soffio” di Energia che diverge dall’origine rigeneratrice dell’universo. L’Energia rigenerata nell’origine si testimonia nelle “particelle” elementari, che per il Principio di Simmetria degli Eventi possono avere valore energetico positivo (protone), negativo (elettrone) o neutro (neutrone), se il valore energetico è equilibrato.
Istantaneamente, nella prima fase rigenerativa dell’universo, due, tre particelle differenti trovano il loro equilibrio dinamico configurando uno degli elementi più semplici esistenti in natura l’atomo di idrogeno 1 che ha un solo protone ed elettrone e di idrogeno 2 (deuterio)più semplice che coinvolge le due particelle complementari (protone ed elettrone) e quella neutra. In esso agiscono secondo la scienza fisica quattro campi di interazioni di scambio forte, debole, elettromagnetico e gravitazionale, di cui si conoscono bene gli effetti.
Questi sono gli “ingredienti”, conosciuti, che costituiscono l’atomo di deuterio che si rappresenta.
Una sola “particella” non evolve la dimensione puntuale in tridimensionale; dagli “ingredienti” a disposizione, escludendo i campi di interazione, i quali, con riferimento al significato stesso del termine, sono i fenomeni che si instaurano tra due “particelle” interagenti, guardando nella nostra “dispensa”, non resta che porre in relazione due particelle. Le due “particelle” accreditate sono il protone, avente carica positiva in grado di emettere energia, e il neutrone in grado di assorbirla e di rilasciarla istantaneamente. L’elettrone resta in “dispensa”, perché se esso è relazionato con il protone, entrambe le “particelle” si attrarrebbero senza evolvere la dimensione puntuale, mentre se si mette in relazione con il neutrone, le due “particelle” “vivrebbero nella totale indifferenza”.
Poste in relazione le due particelle, quella positiva e quella neutra, si dispongono alle estremità del diametro del loro orbitale avente la dimensione dell’interazione di scambio che assicura alle “particelle” orbite stazionarie. Le due “particelle” interagenti orbitano vorticosamente ad alta velocità, configurando la membrana” sferica del nucleo. Con la rappresentazione della “membrana” sferica, "dio" passa dalla dimensione puntuale (0) a quella tridimensionale (3), mentre la dimensione lineare (1) è rappresentata dalle interazioni di scambio (diametro della “membrana”), e la dimensione del piano curvo (2) è rappresentata dalla stessa “membrana” sferica.
Sino a ora si è rappresentato il nucleo dell’atomo di deuterio simmetrico nella rappresentazione, ma asimmetrico nel valore energetico che è positivo.
Se l’atomo si configurasse solo nel nucleo, sarebbe energeticamente asimmetrico, e quindi instabile.
Per equilibrare il valore energetico positivo del nucleo, il sistema richiede una terza “particella” di valore opposto, quindi negativo, già presente nella nostra “dispensa”.
L’ultima “particella” della nostra dispensa (elettrone) viene “catturata” dal nucleo e, scambiando altre interazioni (debole), circuita intorno allo stesso nucleo a una certa e minima distanza da esso.

Le “particelle” elementari con la simmetria dei campi di interazione elettromagnetica equilibrati nel minimo volume, “materializza” l’atomo e tutti gli elementi che fondano la natura fisica e vivente.


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L’atomo in passato ha evoluto la sua rappresentazione in rapporto alla scoperta di fenomeni, e da essi si è ricavata la sua rappresentazione. Con l’impiego dei Principi universali della libera rappresentazione fisica di Simmetria degli Eventi, di Conservazione dell’Energia e di Minima Azione, dedotti dalla stessa architettura spaziotemporale di "dio", si possono rappresentare coerentemente sia oggetti naturali limitatamente piccoli, come gli atomi sia altri oggetti riguardanti l’universo fisico, biofisico e biologico.


L’universo fisico: gli atomi. Rappresentazione fisica riferita a un solo centro orbitale.

L’atomo più semplice, condensandosi in dense nebulose per effetto delle attrazioni gravitazionali, dà inizio con le fusioni alla “danza cosmica” che genera tutti gli elementi esistenti in natura.

La maggior parte degli elementi ha lo stesso numero di neutroni, protoni ed elettroni.

Si possono così rappresentare tutti gli elementi della natura, aggiungendo in modo proporzionale all’atomo più semplice altre “particelle”. In generale tenendo presente i principi della rappresentazione fisica in un atomo, una “particella” si dispone a una estremità del diametro del suo orbitale; due “particelle” si dispongono alle due estremità del diametro del suo orbitale; tre “particelle” si dispongono alle estremità di un triangolo equilatero iscritto nel suo orbitale; da quattro a otto “particelle” si dispongono ai quattro vertici del tetraedro iscritto nell’orbitale. "Dio" con i suoi principi unitamente alla sua armoniosa moltitudine rappresenta la diversità degli elementi esistenti che configurano l’universo e noi.


L’immensamente grande è il riflesso del limitatamente piccolo.

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Negli atomi la testimonianza (sempre-presente) è data dal movimento orbitale delle particelle con il quale non si può stabilire né il prima né il dopo. L’atomo, stabile energeticamente ma elettronicamente instabile (asimmetria elettronica), permette alla natura un livello superiore di rappresentazione.


L’universo biofisico: le molecole'. La rappresentazione fisica riferita a più centri orbitali.

Su un sistema inerziale come il pianeta terra atomi di diversi elementi vengono a contatto e interagiscono tra loro per completare ciascuno il livello energetico esterno; si costituiscono così le molecole composte da due o più atomi simili o di diversi elementi.

Esempio: due atomi di Idrogeno (H n.a. = 1) e uno di Ossigeno (O n.a. = 8). L’Ossigeno ha 6 elettroni nel suo livello energetico esterno, due coppie e due singoli disposti ai vertici di un tetraedro. Le due coppie di elettroni non sono disponibili a costituire legami covalenti, mentre i due singoli possono essere condivisi con ciascun elettrone singolo dei due atomi di Idrogeno, costituendo così la molecola d’acqua (H2O).


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Nella molecola d’acqua (H2O), ciascuno dei due elettroni singoli dell’Ossigeno si lega con un atomo di Idrogeno. In natura esistono due tipi di legami chimici con i quali essi si uniscono.

Legami covalenti con i quali due o più atomi condividono una coppia di elettroni. Con questi legami si costituisce la materia biologica, base della vita. Essi possono essere di tipo semplice, doppio, triplo e polare che conferiscono alle molecole specifiche peculiarità.

Legami ionici con i quali alcuni atomi, per completare il loro livello energetico esterno, cedono o catturano uno o più elettroni. Questi legami sono alla base delle relazioni e dell’informazione biologica molecolare.


L’universo biologico: le biomolecole'. La rappresentazione fisica riferita a molti centri orbitali.

Le biomolecole sono molecole contenenti atomi di carbonio, i quali rappresentano la struttura biomolecolare detta anche scheletro carbonioso.

I principali atomi leggeri di peso atomico che configurano le biomolecole sono: il Carbonio (C), l’Idrogeno (H), l’Azoto (N), l’Ossigeno (O), il Fosforo (P), lo Zolfo (S); la loro rappresentazione segue la geometria molecolare; la loro complessità rappresentativa è data dagli atomi di diversi elementi reagenti con lo scheletro carbonioso che struttura la biomolecola.

Ogni atomo di Carbonio dispone gli atomi reagenti ai vertici del tetraedro, e poiché ogni atomo di Carbonio condivide una coppia di elettroni (legame covalente semplice) con un altro atomo di C, la rappresentazione biomolecolare che ne deriva può essere: a elica (geni), se gli atomi di C si legano seguendo lo stesso angolo; piegata, se gli atomi di carbonio invertono l’angolo del loro legame (membrana cellulare).


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Le principali biomolecole sono costituite dai seguenti elementi:

CHO I glucidi (zuccheri) sono carboidrati.
CHO I lipidi (grassi) con P nei fosfolipidi sono grassi, oli, fosfolipidi, glicolipidi, cere e colesterolo.
CHONS I protidi (proteine) sono aminoacidi ed emoglobina.
CHONP I nucleotidi (acidi nucleici) sono l’acido deossiribonucleico (DNA), l’acido ribonucleico (RNA) e l’adenosina trifosfato (ATP).

Dall’unione dei seguenti elementi nascono gli “ingredienti” della vita:

- le molecole d’acqua con le loro peculiarità costituiscono il luogo della vita;
- gli elementi ionici (Ca2+, Na+, K+) sono responsabili della propagazione degli impulsi nervosi, e quindi della propagazione dell’informazione;
- i glucidi (zuccheri e carboidrati) costituiscono l’energia chimica immediatamente spendibile dagli organismi viventi;
- i lipidi grassi (oli, cere e colesterolo) costituiscono l’energia chimica di riserva degli organismi viventi;
- i fosfolipidi e i glicolipidi per la doppia natura idrofila nell’estremità del gruppo fosfato e idrofoba nell’estremità degli acidi grassi, costituiscono la membrana chimica con la quale si “disegna” e si circoscrive la vita; essi sono i mattoni della membrana cellulare;
- i protidi (proteine) costituiscono le biomolecole di costruzione e di demolizione (enzimi), di trasporto (emoglobina), di regolazione (insulina e ormoni), di protezione (anticorpi) e di materiale elastico (actina e miosina) obbediente agli impulsi nervosi;
- i nucleotidi sono biomolecole che hanno in serbo il “progetto” genetico della specie (DNA o acido deossiribonucleico), della sua attivazione (RNA o acido ribonucleico) e degli scambi energetici della cellula (ATP o adenosinatrifosfato).

Sulla Terra, avente un flusso di energia adeguato, la causalità evolutiva fisica e biologica si finalizza alla comparsa della vita. L’universale "dio" dell’Energia configura i particolari degli organismi viventi.


Gli esseri viventi. La rappresentazione fisica riferita all’ambiente.

In ambienti biologicamente riscontrabili sul pianeta Terra, la causalità aggregativa fisica, molecolare e biomolecolare si finalizza (si testimonia) alla comparsa della cellula, unità base della “materia” vivente. Esistono in natura due tipi di cellule: la cellula vegetale in grado di trasformare l’energia radiante del Sole in energia chimica, e la cellula animale in grado di trasformare l’energia chimica in energia meccanica.

La cellula è il primo livello di organizzazione biologica vivente ben distinguibile da un semplice aggregato di molecole complesse; essa, unità base di ogni organismo, presenta:

- una membrana che la separa dall’ambiente circostante, permettendole un’identità propria;
- la capacità di duplicare se stessa generazione dopo generazione;
- la peculiarità di comunicare con l’ambiente circostante attraverso la sua membrana, circondata principalmente da molecole d’acqua.

La comunicazione con l’ambiente circostante e tra cellule stesse è il fattore che determina la loro unione e specializzazione in organismi superiori. Sebbene tutti gli organismi viventi siano costituiti da cellule, è possibile raggrupparli in cinque regni.

Regno delle monere: cellule procariote batteri e affini senza membrana che rappresentano la prima labile comparsa della vita.
Regno delle protisti: cellule eucariote e organismi pluricellulari semplici che hanno evoluto i successivi tre regni degli organismi pluricellulari.
Regno dei funghi: organismi eterotrofi i quali assorbono molecole organiche per soddisfare il loro fabbisogno energetico.
Regno delle piante: organismi autotrofi, foto sintetici che trasformano l’energia solare in carboidrati, in proteine e lipidi.
Regno animale: organismi eterotrofi i quali ingeriscono altri organismi, piante e altri animali, per soddisfare il loro fabbisogno energetico.

Sul pianeta Terra organismi viventi cellulari e pluricellulari finalizzano alla loro testimonianza la causalità delle mutazioni (cambiamenti del genotipo), che comportano vantaggi o svantaggi in relazione all’ambiente selettivo. Le mutazioni causali sono prodotte dagli stessi organismi e sono selezionate dall’ambiente dal quale essi attingono il loro fabbisogno energetico, secondo i vantaggi per la sopravvivenza che offrono.

Le mutazioni, testimoniate dalle generazioni successive, si accumulano e differenziano gli organismi viventi, consentendo l’evoluzione biologica e le diversità delle specie.

Nell’universo biologico, la causalità delle mutazioni indotte dal gioco alterno tra organismi viventi e ambiente si finalizza alla testimonianza di nuove specie.


Anche l’universo biologico, mediamente grande è il riflesso del limitatamente piccolo.

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In generale: ogni specie in un ambiente selettivo è soggetta a eventi causali che determinano una differenziazione della specie originaria; la nuova specie è ammissibile in natura se il suo evento causale si finalizza alla testimonianza, conservando la capacità riproduttiva.


Con un “gioco” alterno tra causalità e finalità in rapporto all’ambiente selettivo, da una specie animale, compare quella umana finalizzata a rivelare alla luce dell’immensamente grande ciò che la “mente fisica” esprime nel buio del limitatamente piccolo.

Soltanto conoscendo i Principi universali della libera rappresentazione fisica cioè il “gioco” divino, libero, bello e “spensierato” privo di volontà che "dio" fa insieme alla sua incommensurabile e armoniosa moltitudine, si comprendono l’evoluzione delle innumerevoli specie viventi e la ricchezza e la bellezza del “Creato” che nessuna mente in grado di intendere e di volere avrebbe mai potuto immaginare.

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La configurazione dell’universo


Dopo la scoperta rappresentativa dell’increato "dio" dell’Energia è possibile pervenire a una chiara rappresentazione dell’universo, esaminando due aspetti riguardanti la sua rigenerazione e dello stesso "dio".


Il primo aspetto considera l’Energia presente nell’universo la quale, inglobata nell’infinitamente grande del Nulla, si rigenera necessariamente in una sola origine coincidente con l’iniziale singolarità del Nulla.


Il secondo aspetto considera la rigenerazione dell’energia nel limitatamente piccolo delle “particelle” elementari. L’Energiaspaziotempo delle “particelle”, con movimento chirale, convergente e divergente si rigenera nelle incommensurabili origini rigeneratrici.


A questo punto si può rappresentare l’immensamente grande dell’universo, tenendo presente il movimento dell’Energiaspaziotempo espresso dal limitatamente piccolo delle “particelle” che, invece di rigenerarsi nelle incommensurabili origini, si ripiega su se stessa per rigenerarsi nella medesima origine.


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L’Energia madre come un mulinello converge continuativamente nel “crogiuolo” origine del neonato universo e, divergendo dall’origine, si testimonia nelle “particelle” elementari, che conservano il movimento primordiale.


L’Energia nell’origine del neonato universo, rigenerando “dio”, cresce erodendo il nulla.

L’universo si espande e, regolato dai Principi universali di Simmetria degli Eventi, di Conservazione dell’Energia e di Minima Azione, configura tutta l’apparente diversità dell’universo fisico, chimico e biologico.


Durante la fase convergente dell’universo e dopo la ricomparsa degli archetipi stellari, le “particelle”, attratte dal “crogiuolo” rigenerativo, origine dell’universo, “sciolgono” i loro legami e liberano la loro energia come il filo di seta si sfila dal bozzolo. Nel “grembo” dell’Energia madre si rigenera “dio”.

Le “particelle” subito dopo la rigenerazione nell’origine dell’universo evolvono la diversità degli elementi esistenti in natura e dalle buie e incommensurabili testimonianze di "dio" su un adeguato pianeta ricomparirà la mente umana la quale, riscoprendo la sua natura divina, illuminerà l’intero universo.

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Dio non ha “strumenti” di misura


Era prevedibile! "Dio" stesso, il massimo che è nel minimo, dimostra quanto sia importante la qualità, l’armoniosa testimonianza dell’“oggetto”, indipendentemente dalla sua quantità e dimensione.

"Dio" dell'Energia con la sua incommensurabile moltitudine per “costruire” e per testimoniare tutto l’universo e noi, non usa metri e orologi per misurare distanze e tempi della sua azione; esso stesso è il logos che misura tutto attraverso, lo spaziotempo incommensurabile dell’amore (testimonianza) sempre-presente.

È lo spaziotempo sempre-presente di "dio", che rappresenta la natura visibile e invisibile, a dare spiegazione e soluzione definitiva al problema sulla misurazione del “tempo” separato dallo spazio.

Il sempre-presente nasce dal moto immutabile rigenerativo rappresentato dallo spaziotempo assoluto, dall'increato “dio”, e coincide con l’istante che non è un punto o un numero né la distanza tra due punti o un segmento di retta, ma è un limitatamente piccolo volume fusiforme che, anteponendo il futuro al passato, si presenta con un metro e un orologio inutilizzabili. Il metro di "dio" inverte ogni istante l’ordine dei numeri e il suo orologio inverte ogni istante il senso delle lancette.

Dio non misura e non discrimina

Il moto immutabile di “dio”, insieme alla sua incommensurabile e armoniosa moltitudine, con immanenza diviene perenne mutamento della natura visibile e invisibile, cioè sempre-presente orbitale (spaziotempo relativo che rappresenta atomi, molecole, biomolecole, sistemi planetari, galassie, universo), e sempre-presente riproduttivo (spaziotempo inerziale relativo all’ambiente che modella le specie viventi).

Tutta la natura fisica e vivente rappresentata dallo spaziotempo relativo e inerziale dimostra di possedere un metro elastico, inservibile alla misurazione e un orologio che appartiene alla natura stessa; si vede nell’uomo che cresce e che invecchia.

Il mutamento dell’universo fisico e vivente, su un sistema inerziale come la Terra, testimonia la naturalità del sempre-presente: tutti gli esseri viventi animali dotati di movimento vivono istintivamente lo spaziotempo sempre-presente e la durata del tempo di ogni loro azione coincide con la distanza.

Una tigre che abbatte una preda, non misura né lo spazio necessario né il tempo dell’azione; essa con il suo istinto, vivendo lo spaziotempo sempre-presente della natura, consuma una dose di energia in un relativo spaziotempo.

Il mutamento evolutivo della specie umana ha separato il corpo (natura) dalla mente (ragione); l’uomo illuso dall’apparente stato di assoluta evidenza visiva, separa il “tempo” del movimento dallo “spazio”.

La loro separazione ha convertito lo spaziotempo increato in “spazio” e “tempo” creativo che l’uomo non ha saputo circoscrivere nella sua semplice funzione ordinatrice; nonostante ciò, la loro separazione ha instradato l’uomo sulla via della conoscenza e gli ha fatto percepire le emozioni dell’increata coscienza.

Allo “spazio” e al “tempo” della ragione visiva, l’uomo ha corrisposto un metro e un orologio rigido, esterni alla natura, che però non riescono a misurare l’incommensurabilità dei sentimenti.

Il “tempo” delle emozioni riscontra la sua naturalità con la ragione non visiva dell’increata coscienza rivelata, la quale riconosce anche nel movimento cioè nel “tempo” separato dallo spazio inesistente in natura, lo spaziotempo sempre-presente dell’“amore” di “dio”.


L’increato “dio” dell’Energia non misura; esso esprime l’incommensurabile spaziotempo sempre-presente dell’“amore” (testimonianza) diffuso, grande quanto l’universo. Lo spaziotempo passato interagisce con il futuro, nel moto immutabile del sempre-presente, rappresentato da "dio" (“coscienza fisica”) nel limitatamente piccolo e testimoniato dalla coscienza umana nell’immensamente grande dell’universo.

Nella coscienza umana, il tempo della ragione limitata dal senso della vista, cioè il passato che non c’è più, l’istante sfuggevole del presente che non c’è e il futuro che non c’è ancora, si dissolve nel sempre-presente.

Il sempre-presente dell’amore del Dio del Pensiero della coscienza umana dà soluzione al problema sull’esistenza e alla misurazione del “tempo” della ragione ingannata dal senso della vista, colmandolo di incommensurabili sentimenti: il passato diventa prezioso di ricordi, il futuro ricco di aspirazioni e il sempre-presente splende dell’amore paterno di "dio".

Poiché in natura non esiste il 'tempo' separato dallo 'spazio', il problema sulla misurazione del 'tempo' è un falso problema, creato dalla mente che si limitata a osservare l’apparente natura.


Nel nostro Paradiso esistono: lo spaziotempo immutabile di "dio" dell'Energia(sempre-presente assoluto), quello del mutamento (sempre-presente relativo biologico) e lo spaziotempo immutabile di Dio del Pensiero (sempre-presente intellettuale) che muove l’estetica, la bellezza dell’apparente 'spazio' inerziale il quale rappresenta l’oggetto naturale o creato, modellato con il 'tempo' delle emozioni.

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L’estetica rappresentativa di "dio"


Dopo la scoperta rappresentativa dell’increato "dio" dell’Energia, l’universo esperienziale/logico della ragione, espresso con la parola e il verbo, si estende sino a includere quello percettivo/simbolico della coscienza rappresentato dallo spaziotempo.

Con "dio" forma fisica che tutto configura, unifica e spiega, tutto è conoscenza, consapevolezza o esperienza. È semplice così riscontrare nel visibile spaziotempo assoluto di "dio", i significati espressivi dei simbolici segni estetici primigeni che rappresentano la bellezza e il benessere delle emozioni umane le quali si dividono in sensazioni (libertà, bellezza seduzione) e sentimenti (amore, ricordi, aspirazioni), segni “suggeriti” dall’increata coscienza alla creativa ragione dell'artista-architetto che lo stesso "dio" ha rappresentato e resi visibili con la bella e seducente natura.



I segni estetici


L’increato "dio" dell’Energia, testimoniato da ogni “particella” elementare, è la fonte primigenia di ogni conoscenza rappresentata dallo spaziotempo o espressa con la parola e il verbo.


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Ogni “particella”, esprimendo lo spaziotempo assoluto della fisica, ossia l’universale della filosofia che tutto configura, unifica e spiega, rappresenta la primigenia delle EMOZIONI distinte in sentimenti e in sensazioni.


I sentimenti: AMORE, RICORDI e ASPIRAZIONI sono percezioni della coscienza umana che hanno come riferimento rappresentativo simbolico lo spaziotempo assoluto o polare interno a "dio".


Le sensazioni: LIBERTA’, BELLEZZA e SEDUZIONE sono percezioni della coscienza umana che hanno come riferimento rappresentativo simbolico lo spaziotempo assoluto relativo esterno a "dio".


Rappresentata la sorgente invisibile, "dio" dell'Energia che dà significato a ogni rappresentazione visibile, l’uomo creativo può disegnare consapevolmente ogni emozione (sensazioni e sentimenti) espressa dalla sua coscienza e può riconoscere il significato letterale dello spaziotempo rappresentato da ogni particolare della natura e dalla sua fantasia. L’artista e l’architetto, dopo la loro millenaria attività, finalmente sono consapevoli che a ogni rappresentazione corrisponde un’espressione lessicale, e viceversa, che a ogni lessico corrisponde una rappresentazione e finalmente rompono il velo sul significato percettivo o simbolico di tutte le rappresentazioni, naturali o create, configurate da volumi, superfici, segni e colori.

Convertite le percezioni della coscienza in esperienze visive e lessicali della ragione, tutto diventa consapevolezza. La creativa ragione (figlia) si identifica con l’increata coscienza (madre) e liberamente rappresenta ed esprime nell’apparente della natura visiva con i segni estetici la realtà delle emozioni, e con essi la bellezza di "dio".


Lo spaziotempo polare dei SENTIMENTI ____________

I sentimenti in natura sono rappresentati dallo spaziotempo assoluto o polare interno a "dio", testimoniato da ogni “particella”; esso internamente rappresenta la primigenia dell’“amore”, da intendersi come testimonianza sempre-presente posta a fondamento dell’universo e della natura visibile.


Traducendo lo spaziotempo assoluto o polare interno delle “particelle” in linguaggio umanistico, si deduce che "dio" attraverso la continua testimonianza rigenerativa, rappresenta nel limitatamente piccolo, come atto di potenza, la primigenia dello stato puro di due espressioni complementari dell’“amore”:

L’espressione dionisiaca della pulsione creativa: l’eros dell’amore libero.
L’espressione apollinea dell’ordine creativo: l’agape dell’amore riflessivo.


La rappresentazione di "dio" spiega la complementarietà dei due opposti dell’amore, eros e agape.

Che cosa sarebbe del soffio vitale dionisiaco esuberante dell’eros (amore indisciplinato), tendente al disordine creativo, alla disgregazione e alla morte, se a tale soffio o espirazione non seguisse l’inspirazione apollinea dell’agape (amare disciplinato) equilibratrice la quale, tendendo all’ordine, alla conservazione creativa, trascina verso la vita che paradossalmente passa dalla morte?


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L’interazione tra l’“amore”, libero e riflessivo, configura generosamente tutto l’universo e noi.


L’“amore” che è testimonianza sempre-presente dell’increato "dio" dell’Energia o “coscienza fisica”, dopo l’evoluzione fisico-chimica e biologica degli esseri viventi, configura l’encefalo plastico dell’uomo sede dell’intelletto e si converte nell’increato Dio del Pensiero, testimoniato da ogni coscienza umana.

Ciò che "dio", “coscienza fisica”, rappresenta con i segni estetici, è percepito spontaneamente dalla coscienza umana la quale cerca di rappresentarlo aiutata dalla ragione.

La coscienza percepisce l’invisibile “amore” di "dio" e lo percepisce anche dall’ambiente in cui vive quando l’uomo osserva l’origine (O) attrattore e diffusore dello spaziotempo polare che può essere dappertutto, là dove i segni dei particolari degli oggetti e i loro contorni convergono e divergono da un’origine.

Con riferimento all’origine l’uomo percepisce lo spaziotempo sempre-presente dell’amore, quello futuro delle aspirazioni e lo spaziotempo passato dei ricordi.


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L’uomo immerso nello spaziotempo polare rappresentato, ad esempio, da due superfici convergenti, oltre a percepire lo spaziotempo passato dei ricordi, quello futuro delle aspirazioni, percepisce la testimonianza rigenerativa dello spaziotempo sempre-presente dell’amore.

Lo spaziotempo polare rappresenta il sentimento dell’amore, cioè lo spaziotempo interattivo tra quello convergente all’origine, che rappresenta il sentimento dei ricordi (passato), e tra quello divergente dall’origine, che rappresenta il sentimento delle aspirazioni (futuro).


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Ogni sentimento si rappresenta attraverso lo spaziotempo polare interno a "dio"; ma ciò che "dio" rappresenta internamente, con immanenza lo rappresenta esternamente. In particolare:


Lo spaziotempo polare con l’origine posto in alto, esalta il passato, la storia, i ricordi; esso è rappresentato da volumi, superfici e segni convergenti, come quello delle piramidi, presenti su tutto il pianeta.


Lo spaziotempo polare con l’origine posto in basso, esalta il futuro, l’avvenire, le aspirazioni; esso è rappresentato da volumi, superfici e segni divergenti, come quello dei pendii delle montagne.


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Lo spaziotempo polare incluso tra le superfici curve (spaziotempo relativo) del corpo femminile, indipendentemente dalla funzione riproduttiva celata, rappresenta l’eros e l’agape dell’amore, cioè il desiderio che invoglia alla testimonianza rigenerativa dell’amore “carnale”.


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--- Significati percettivi dei segni polari rappresentati dallo spaziotempo interno a "dio" ---

I segni divergenti osservati dall’esterno esprimono il desiderio di testimoniare la vita, l’avvenire, il futuro delle aspirazioni.

I segni convergenti osservati dall’esterno esprimono il desiderio di rigenerare la vita, la storia, il passato dei ricordi.

I segni divergenti o convergenti, complementari a se stessi, inclusi in superfici estetiche del corpo umano (spaziotempo relativo), esprimono il desiderio di rigenerare la vita (eros) con la morte (agape) ovvero l’amore sensuale.

I segni divergenti o convergenti, complementari a se stessi, che delimitano l’ambiente, esprimono il futuro delle aspirazioni, il passato dei ricordi, il sempre-presente dell’amore universale.


La rappresentazione interna dello spaziotempo assoluto o polare di "dio", ha rivelato i significati dei segni, delle superfici e dei volumi che rappresentano i sentimenti dell’amore, dei ricordi e delle aspirazioni osservati in natura, e prima d’ora mai riconosciuti.


Le percezioni (esperienze simboliche)non visive dei sentimenti della coscienza rappresentati attraverso lo spaziotempo polare dell’increato "dio", diventano rappresentazioni di esperienze visibili esprimibili con la parola e il verbo della creativa ragione.



Lo spaziotempo relativo delle SENSAZIONI _________

Dopo aver esaminato lo spaziotempo polare, interno a "dio", si esamina lo spaziotempo relativo alla sua superficie esterna.


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Se la bellezza è la rappresentazione esteriore dell’“amore”, dello spaziotempo assoluto o polare di "dio", con i seguenti segni estetici si rappresenta la primigenia delle sensazioni di libertà, bellezza e seduzione.

Per scoprire il significato percettivo delle sensazioni rappresentate esternamente da "dio", poiché le percezioni non mutano se provengono da volumi, superfici o segni della stessa configurazione, a titolo esemplificativo si esamina il segno sinuoso passante dalle origini e dai vertici della “particella”.


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Il segno sinuoso, tipico dell’onda elettromagnetica, può essere rappresentato con archi alternati ora sopra ora sotto l’asse rappresentativo di riferimento. Per comprendere il significato percettivo delle rappresentazioni seguenti, si esamina inizialmente lo spaziotempo relativo del segno riferito a un solo arco.


Spaziotempo relativo riferito ad un solo arco _________

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- All’interno dello spaziotempo concavo dell’arco, che nel mondo dei sensi può essere rappresentato da una cupola o da un muro curvo, si è inclusi o desiderati, ma non si è liberi di scegliere se sottoporsi o no all’inclusione, che è imposta dalla rappresentazione.


- All’esterno dello spaziotempo convesso dell’arco, che nel mondo dei sensi può essere rappresentato da una cupola o da un muro curvo, si è esclusi o indesiderati, ma non si è liberi di scegliere se sottoporsi o no all’esclusione, che è imposta dalla rappresentazione.


In entrambi i casi, non si è liberi di scegliere se essere inclusi o esclusi, desiderati o indesiderati.

L’oggetto della nostra osservazione, che può essere un arco, una cupola o un muro curvo, è determinato nel significato percettivo, ma non rappresenta la libertà. La libertà, quindi, non si rappresenta né con lo spaziotempo concavo né con quello convesso; si esamina quindi il segno riferito a due archi.


Spaziotempo relativo riferito a due archi __________

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- Osservando questa rappresentazione, si può essere inclusi/desiderati o esclusi/indesiderati, oppure inclusi/esclusi o desiderati/indesiderati nello stesso momento. In questo caso l’uomo, osservando sia lo spaziotempo concavo sia quello convesso, percepisce la possibilità di scegliere se essere incluso o escluso, desiderato o indesiderato. La possibilità di scegliere esprime e rappresenta la libertà.


---- Significati percettivi dei segni rappresentati dallo spaziotempo esteriore di "dio" ---

Il segno concavo esprime un’inclusione: chi lo osserva, è incluso o desiderato.

Il segno convesso esprime un’esclusione: chi lo osserva, è escluso o indesiderato.

Lo spaziotempo concavo-convesso esprime la libertà.


Gli opposti convessi e concavi interagenti rappresentano la libertà, ossia l’autodeterminazione pura dell’“amore assoluto” espresso dalla “coscienza fisica” e dalla coscienza umana. Non potendo esserci nel mondo dei sensi nulla di libero, è necessario che gli oggetti rappresentati attraverso qualcosa di esterno (“materia”) appaiano liberi alla coscienza (libertà del pensato e del pensante); conseguentemente l’oggetto, naturale o creato, deve essere libero nella rappresentazione. Nel superamento del mondo pesante e materiale trova riscontro tutto il valore della creatività degli artisti-architetti. Se la rappresentazione è affine alla libertà, allora si rappresenta l’autonomia estetica, che è la rappresentazione della bellezza.

La bellezza è la libertà che si rappresenta nel mondo dei sensi.


La bellezza, già presente in natura e nell’opera d’arte, si riscontra osservando lo spaziotempo relativo esterno di ogni “particella”. Quando la bellezza, rappresentata da volumi, superfici e segni, include la rappresentazione dell’amore, si rappresenta il più alto grado di bellezza: la seduzione.


Con i termini “desiderato e indesiderato” si accede nella sfera delle sensazioni rappresentate di libertà, bellezza e seduzione.
Ogni sensazione si rappresenta attraverso lo spaziotempo relativo.
Ogni spaziotempo relativo rappresenta una sensazione.


La rappresentazione riferita allo spaziotempo relativo esterno, a quello assoluto di "dio", ha rivelato i segni che rappresentano le sensazioni di libertà, bellezza e seduzione, già presenti in natura e prima d’ora mai riconosciuti.


Le percezioni (esperienze simboliche) visive delle sensazioni della coscienza rappresentate dallo spaziotempo relativo esterno a "dio", diventano rappresentazioni di esperienze visibili esprimibili con la parola e il verbo della creativa ragione.


Sono questi i significati dei volumi, delle superfici e dei segni percepiti dalla coscienza, comprensibili dalla ragione quando si supera la dimensione dei sensi e si riflette sulla rappresentazione di "dio".

Sono questi i significati percettivi dei segni estetici, che inizialmente selezionati dalla coscienza, hanno evoluto la bellezza del corpo umano, il contorno degli oggetti creati e l’opera d’arte; segni ricavati dalla rappresentazione di “dio” che armonizzano l’increata bellezza della natura e la creatività umana.


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L’etica espressiva dell’uomo


L’uomo per armonizzare la sua ragione con quelle dei suoi fratelli non ha soltanto la necessità di rivelare dalla rappresentazione di "dio" il significato lessicale dei segni estetici con i quali si comprendono i particolari visibili della natura affinché l’universo esperienziale/logico includa quello percettivo/simbolico, cioè non basta tradurre in linguaggio lessicale ogni emozionante particolare visibile della seducente bellezza della natura e della creatività umana.

Per alimentare la “filosofia” di "dio" quel libero «amare pensando» che accompagnerà ogni azione umana finalizzata a realizzare il Sommo Bene con la famiglia, la comunità e Lo Stato Provvidente, occorre che l’armonia estetica rappresentata da "dio" sia complementare all’armonia etica espressa dall’uomo.

Il “linguaggio” estetico (rappresentativo/simbolico) di “dio” deve essere convertito in linguaggio etico (espressivo/logico) dell’uomo.

La seducente bellezza è alla base dell’armonia estetica del mondo che vorremmo, ma per coinvolgere tutti deve necessariamente diffondersi anche l’armonia etica, opposta e complementare a quell’estetica che pone ogni singolo uomo in relazione, con la natura, con i fratelli e con Lo Stato provvidente.

Se l’armonia estetica riguarda il rappresentativo che va dal particolare naturale a quello artistico e all’architettura urbana, l’armonia etica riguarda l’espressivo rapporto dell’uomo con la natura, con i suoi fratelli, con la comunità civile e religiosa e con l’organizzazione de Lo Stato provvidente.

L’uomo per conseguire in libertà la piena armonia etica ed estetica indispensabile anche alla Politica, deve convertire i Principi della libertà rappresentativa di "dio" in Principi della libertà espressiva dell’uomo.

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I Principi della libertà espressiva dell’uomo


Se per l’armonia estetica, trattandosi di rappresentazione, si possono direttamente applicare i segni estetici della libertà creatrice, affinché l’armonia etica sia espressa da ogni uomo, i Principi della libertà rappresentativa di "dio" devono essere convertiti e tradotti in Principi della libertà espressiva dell’uomo.



Primo Principio della libertà espressiva o di Complementarietà degli opposti


Se il primo principio della libera rappresentazione di "dio" dell'Energia è il Principio di Simmetria degli Eventi, si evince che il Primo Principio della libertà espressiva dell’uomo è:

Gli Opposti sono Complementari
L’uomo, per il suo equilibrio fisico e intellettuale, deve considerare gli opposti polari, di tutti i livelli fisici e intellettivi, i quali costituiscono inscindibili unità complementari.


Il Primo Principio espressivo ha origine dall’interazione tra opposti polari fisici di Eventi simmetrici: spaziotempo futuro e passato che nelle “particelle” elementari testimonia il sempre-presente; senza la loro interazione complementare non esisterebbe l’increato "dio" dell’Energia, ma esisterebbe soltanto il Nulla.

La polarità assoluta di "dio" (futuro + / - passato) diviene polarità relativa tra campi elettromagnetici + / - di “particelle” che configurano dall’atomo all’intero universo e polarità inerziale tra sostanze, generi e mutamenti della natura visibile. Ciò implica l’interazione di EVENTI simmetrici opposti tali, che ciascuno di essi, pur essendo avversato e limitato dall’evento contrario, trova in quest'ultimo la sua ragion d'essere, il suo equilibrio dinamico, la sua complementarietà perché l'uno non può esistere senza l'altro e viceversa.


Dall’interazione complementare tra opposti polari spaziotempo futuro e spaziotempo passato, nasce il sempre-presente "dio".
Dall’interazione complementare tra eventi entropici causali e sintropici finalizzati alla testimonianza, scaturisce la diversità della natura e degli esseri viventi dai quali nasce l’uomo.


L’increato "dio" con la sua Energia rappresenta e l’uomo con il suo Pensiero esprime.

L’uomo con "dio" non ha nessuna interazione polare opposta complementare diretta di tipo fisico, da ciò scaturisce il suo libero arbitrio; nonostante non esista tra ''"dio"'' e l’''uomo'' la polarità fisica diretta, la loro complementarietà esiste nell’intelletto umano, tra l’increata coscienza e la creativa ragione.

L’uomo che, intrapreso la via della conoscenza, ha scoperto il "dio" dell’Energia e rivelato il Dio del Pensiero, può decidere di testimoniare liberamente e convenientemente "dio" e la sua azione generatrice poiché non può esistere un universo con un Paradiso come quello terrestre più bello e libero del suo.


Accertata la coincidenza rappresentativa tra l’increato Dio del Pensiero (coscienza umana) e l’increato "dio" dell’Energia (“coscienza fisica”); non essendo ammissibile la complementarietà fisica tra l’uomo e "dio", è ammissibile la complementarietà intellettuale perché l'uomo non può esistere senza "dio" e viceversa.


Dalla complementarietà fisica degli opposti si desume che soltanto dall’incommensurabile e abbondante causalità increata di "dio" senza fini, in un pianeta come la Terra, può nascere la singolare finalità creativa della mente umana; perciò l’uomo per complementarietà intellettuale con "dio", deve esprimere alla luce dell’immensamente grande l’amore incommensurabile posto nel buio del limitatamente piccolo.


In sintesi:

Dio dell’Energia testimonia la sua universalità nei particolari fisici e viventi senza un fine e senza uno scopo?

L’uomo, Dio del Pensiero, per complementarietà intellettuale con "dio", deve determinarsi al fine unico di testimoniare l’universale ("dio") attraverso i particolari delle sue creazioni.

Dio dell’Energia è l’unità della sua incommensurabile e armoniosa moltitudine fisica e vivente?

L’uomo, per complementarietà intellettuale con "dio", deve perseguire l’unità armoniosa della sua moltitudine attraverso l’autentico sentimento religioso: l’Amore fraterno o universale..

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Secondo Principio della libertà espressiva o del Divenire


Se il Secondo Principio della libera rappresentazione fisica di "dio" è il Principio di Conservazione dell’Energia, si evince che il Secondo Principio della libertà espressiva dell’uomo è:

Il Principio del Divenire.
L’uomo per preservare la propria esistenza deve relativizzare, rendendo armonioso o ecologico nella natura il suo prodotto creativo.


Il Secondo Principio della libertà espressiva ha la sua genesi nell’ordine fisico che segue il caos primordiale dopo la rigenerazione nell’origine dell’universo delle “particelle” elementari.

Le “particelle” che testimoniano il "dio" dell’Energia riscontrano il loro equilibrio dinamico, relativizzando lo spaziotempo sempre-presente polare che le rappresenta su orbite dove il prima e il dopo non hanno senso.

Così le “particelle” elementari rappresentano lo spaziotempo sempre-presente orbitale configurato dagli atomi, elementi base di tutto l’universo fisico e della natura vivente.


Su un sistema inerziale sottoposto a un flusso di energia costante come la Terra, gli atomi interagiscono tra loro e, attraverso interazioni elettroniche, generano la chimica inorganica, quella organica e la biologia degli esseri viventi vegetali e animali, che si testimoniano con i cicli vitali del sempre-presente biologico tant’è che non ha senso chiedersi se è nato prima il padre o il figlio, la pianta o il seme. Tutti gli esseri viventi relativizzano il loro spaziotempo riferendolo all’ambiente in cui vivono e, divenendo, si evolvono acquisendo mutazioni genetiche, che decretano vantaggi o svantaggi rispetto all’ambiente stesso, molto selettivo così:

Il reale invisibile della fisica si relativizza per divenire apparente nella natura visibile.
La forma invisibile dell’arte si relativizza per divenire configurazione negli “oggetti” naturali.
L’Assoluto o universale invisibile della filosofia si relativizza e divenire Relativo o particolare visibile.


Il Principio del Divenire decreta l’ammissibilità delle configurazioni della natura fisica e vivente e dei prodotti della mente umana che, per essere liberi, non possono essere creati senza l’"amore" di "dio" che unifica la quantità spaziale dell’esistenza con la qualità temporale della testimonianza:

"Quelle Configurazioni fisiche e viventi che non si rappresentano e non si testimoniano attraverso il tutt’uno dello spaziotempo, non sono mai nate o cesseranno di esistere".


L’uomo, come increato immanente di "dio" ,rispetta il divenire fisico, infatti, esprime l’energia delle sue funzioni vitali nell’ambiente, si rappresenta quantitativamente nello spazio e si testimonia con la qualità del tempo riproduttivo (sempre-presente biologico).


L’uomo, come creatore, in ogni prodotto creativo deve esprimere la quantità dello spazio modellato dalla qualità del tempo sempre-presente, ossia deve relativizzare il suo prodotto creativo, rendendolo ecologico e armonioso con la natura; diversamente, non può testimoniarsi, poiché diventa vittima delle sue stesse creazioni. Le creazioni intellettuali che aiutano il divenire dell’uomo, come le tecnologie per la produzione energetica e per il benessere in genere, devono relativizzare i loro sistemi affinché le sostanze secondarie prodotte rientrino nei cicli naturali entropici/sintropici della rigenerazione.

Tutte le creazioni intellettuali devono testimoniare la mente ecologica, che agisce nel rispetto del divenire la natura e di tutti gli esseri viventi e soprattutto non devono replicare se stesse come il denaro che genera l’interesse pena la perdita della sovranità umana, o creare finto lavoro che parassita quello attivo. Questa logica considerazione ci costringe a riflettere sull’origine e sull’utilità dei mercati finanziari, i quali hanno un singolare modo di produrre ricchezza per i loro dipendenti che non proviene dal lavoro attivo già cristallizzato nell’oggetto e nel denaro ma dalla loro alterazione intellettuale quotata in borsa! .


In sintesi il Principio del Divenire ci fa capire come le nostre creazioni, da molto tempo, asservite al principio meccanico causa/effetto non rispettano la natura e la dignità dell'uomo; questo principio, infatti, offre vantaggi apparenti solo momentanei che nel lungo periodo si ritorcono contro l’uomo.

L’uomo continua a consumare le risorse del pianeta avendo sviluppato soltanto la parte entropica della conoscenza tecnica, per questo la natura ha iniziato a ribellarsi. L’uomo, se nelle sue creazioni non rappresenta ed esprime lo spaziotempo della testimonianza ciclica e, se non sviluppa la parte sintropica della conoscenza tecnica, segna anzitempo la fine della sua esistenza. Questo principio che per completezza espressiva lo definiremo il Principio esperienziale del Divenire non è sufficiente per vivere una vita felice se non si integra al Principio emozionale dell’Essere figlio di “dio”.

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Terzo Principio della libertà espressiva o dell’Essere figlio di "dio"


Se il Terzo Principio della libera rappresentazione di "dio" è il Principio di Minima Azione, "dio" stesso che è il massimo che è nel minimo ci invita a profonde riflessioni per ottenere con la minima azione il massimo dell'esperienza: quella di imitare "dio". Cosi il Terzo Principio della libertà espressiva dell’uomo è:

Il Principio dell’Essere figlio di "dio".
L’uomo per vivere l’Essere figlio di "dio" deve esprimere umilmente ciò che "dio" è e rappresenta: l’“amore assoluto” libero e spensierato, unica ragione dell’universo, privo di leggi e dogmi.


Chi esprime la vita dell’Essere figlio di "dio" è misericor"dio"samente grande, esprime la “filosofia” della vita in cui l’azione amare anticipa il più piccolo pensiero, armonizza il sentimento religioso dell’Amore fraterno che tutti unisce e realizza con la famiglia e la comunità Lo Stato provvidente quale Sommo Bene.

L’uomo per replicare nell’immensamente grande il “pensiero” di "dio", quell’«amare pensando» così limitatamente piccolo ma grande quanto l’universo, conosce ogni verità:

- conosce il percorso millenario rappresentativo dell’amore tracciato dalle cinque determinazioni dell’arte che, unificando tutte le vie della Conoscenza, ricongiunge l’uomo con "dio";
- conosce il percorso della trascendenza culturale insito in questa Dottrina con il quale l’uomo scopre il suo Paradiso e il Sommo Bene da realizzare;
- conosce le verità assolute “consigliate” da suo padre per condurre la vita felice e spensierata dell’Essere figlio di "dio" insieme ai propri fratelli.


Se l’uomo conosce suo padre e sa “interrogarlo”, annichilisce tutti i mali nati per averlo ignorato, recupera la provvidente natura ed esprimendo la vita dell’Essere figlio di "dio" misericordioso, e rigenera con la provvidente natura il suo Paradiso.


L’uomo, che ha tradotto in tutte le sfumature espressive, in parola e verbo, lo spaziotempo assoluto di "dio" rende sinergiche tutte le attività private e istituzionali sino a realizzare, integrato nella natura provvidente, nel“sogno” del Padre, il suo sogno che rende reale il primo: Lo Stato provvidente.

Dopo la “fatica” della riconversione religiosa, culturale e politica, dopo aver iniziato a recuperare la provvidenza della natura e sviluppato l’organicità anche legislativa del Lo Stato Provvidente, l’uomo, ottenendo al pari di "dio" il massimo con il minimo, vive l’esperienza dell’Essere figlio di "dio" e converte l’Inferno in cui è precipitato in Paradiso.


Essere figlio di "dio" significa anche “badare” al padre cieco, sordo e muto, al suo Paradiso e meravigliarsi per ciò che ha “Creato”; significa dialogare incessantemente con il Dio del Pensiero, con la coscienza la quale con la sua rivelazione ci ha ridato i veri sensi che "dio" dell'Energia non ha: nuovi occhi per guardare, sicure orecchie per udire e una soave bocca per parlare.


In sintesi condurre la vita dell’Essere figlio di "dio" significa imitare l’esperienza del padre cioè perseguire l’unità della propria moltitudine per essere finalmente liberi e felici di gioire la bellezza del “Creato”; significa rallentare la convulsa vita profusa dall’egoismo speculativo dell’uomo sul proprio fratello già ridotto a giovenca magra munta ai limiti della sopravvivenza, qualificare le tecnologie della comunicazione, così si potranno ridurre le malattie dello stress e sperimentare, senza privazioni, la vita mistica.


I principi della libertà espressiva dell’uomo mettono in luce l’ignoranza, la meschinità e l’egoismo umano che non ha riconosciuto il sogno di "dio", il Paradiso terrestre in cui vivere senza frenesia; non ha riconosciuto la natura provvidente donatagli da suo padre da preservare e conservare per i propri figli con un lieto e seducente impegno lavorativo; non ha saputo sostare, meditare, godere l’armonia e la bellezza del suo “Creato”; non ha saputo illuminarsi di immenso e vivere di Amore puro e per il Sommo Bene.

Si! Vivere di Amore puro e per il Sommo Bene, per Lo Stato provvidente, è il traguardo dell’uomo razionale che fa propri i principi della libertà rappresentativa di "dio" e i principi della libertà espressiva umana, e mette in pratica “la filosofia della natura”, quell’«amare pensando» in cui è l’amore libero e altruista ad anticipare ogni sua minima azione e ogni suo minimo pensiero.

L’uomo finalmente può vivere libero e spensierato, come lo è "dio" nella sua moltitudine.

È evidente, soltanto conoscendo "dio", la sua filosofia, i suoi Principi, si può portare a compimento il suo puro atto d’amore e vivere felicemente, mentre non si può fare altrettanto con codici e dogmi decretati dalla nostra ignoranza.

Si riuscirà mai a concepire un’Energia o uno spaziotempo alternativo a quello naturale? Si riuscirà mai a concepire un altro "dio" dall’amore perfetto e libero, pari a quello già esistente? La risposta è: no!

Si è provato a rappresentare uno spazio senza tempo e a ipotizzare un “Dio trascendente” in diverse fedi religiose; il risultato ottenuto è stato la crescita smisurata della Croce della sofferenza che sarà annichilita perché l’uomo ha colmato di saggezza la sua ignoranza: ora vede suo padre, lo ascolta, segue i suoi consigli e ne parla incessantemente.

Già conoscendo "dio", la sua “filosofia”, i suoi Principi, si è sulla buona strada della convivenza civile e religiosa ma, per esprimere l’Amore fraterno o universale da vivere nella famiglia e nella comunità, è necessario non solo rendere reale il “sogno” di "dio" realizzando in esso il nostro sogno (il sogno del “sogno” = realtà), Lo Stato provvidente, ma occorre anche governare il Sommo Bene riscontrando in "dio" dell’Energia (“coscienza fisica”) e in Dio del Pensiero (coscienza umana) l’armonia etica/estetica necessaria alla Saggia Politica e al Governo dei popoli, affinché ogni cittadino a cui è stato insegnato ad agire secondo quell’«amare pensando» possa sentirsi spensieratamente libero amato e da tutti considerato.

Senza l’armonia etica/estetica' su cui si fonda il Governo del Lo Stato provvidente, garante della libertà e del lavoro creativo individuale, l’uomo non potrà godere completamente del suo Paradiso.

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L’armonia etica/estetica in Politica.


Osservando la coincidenza rappresentativa di "dio", “coscienza fisica”, con la coscienza umana si desume la relazione polare o complementare esistente tra le componenti etica ed estetica della stessa coscienza umana.

Le due componenti si esprimono attraverso la complementarietà interattiva degli opposti spaziotemporali, futuro/divergente e passato/convergente; in particolare la coscienza umana fa corrispondere allo spaziotempo futuro la componente del pensiero estetico/liberale fortemente individuale, fa corrispondere allo spaziotempo passato la componente del pensiero etico/sociale fortemente collettivo.


L’increato Dio del Pensiero coincide con l’increato "dio" dell’Energia.

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In ogni epica coscienza umana, infatti, per il suo naturale equilibrio dinamico interagiscono due componenti

ideologiche complementari e opposte, quella etica e quella estetica che l’uomo ha irrazionalmente diviso.

Dal Principio fisico di Simmetria degli Eventi (1° principio universale), desunto dalla scoperta rappresentativa di "dio" e tradotto in termini umanistici nel Principio di Complementarietà degli Opposti, si evince che una sana mente politica si basa sull’interazione delle due ideologie complementari: l’ideologia liberista, concepita dalla componente estetica della coscienza (ENTROPIA del pensiero), incline a salvaguardare la libertà individuale, e l’ideologia socialista (SINTROPIA del pensiero), concepita dalla componente etica della coscienza incline a salvaguardare la collettività.

Etica: azione consapevole della coscienza rivolta a soddisfare con il comportamento il rapporto tra uomo e natura, tra l’uomo e i suoi simili.
Estetica: azione consapevole della coscienza rivolta a soddisfare con la bellezza espressiva e rappresentativa la libertà creatrice di ogni singola persona.
Epica: azione consapevole della coscienza rivolta a soddisfare con atti eroici e significativi traguardi, singoli o di gruppo, la propria testimonianza.

Le opposte ideologie complementari, ancora separate dall’irrazionalità umana, definiscono una sola inscindibile unità, inequivocabilmente, rappresentata e testimoniata dall’universale della natura e della mente, dalla “coscienza fisica” e da quella umana, dal "dio" e, finalmente, espressa anche dall’uomo.


L’ideologia liberista tende a diversificare, “disordinare” e disaggregare la collettività e privilegiando la creatività individuale, entropizza la società. Infatti, l’ideologia liberista trascura la componente etica ed esalta la componente estetica di ogni coscienza. Chi governa, per sua natura, è incline a favorire il libero pensiero creativo di ogni individuo. Per la coscienza estetica, ogni uomo ha uguale diritto a testimoniare il libero pensiero creativo. L’uomo con il libero pensiero creativo raggiunge traguardi utili a tutti. L’ideologia liberista è naturalmente incline a soddisfare il fine estetico della coscienza umana con il quale si testimonia l’amore libero, bello e seducente della natura che, però, non ha senso vivere in solitudine!


L’ideologia socialista tende a unificare, a ordinare e ad aggregare la creatività individuale e privilegiando la collettività, sintropizza l’individuo. Infatti, l’ideologia socialista trascura la componente estetica ed esalta la componente etica di ogni coscienza. Chi governa, per sua natura, è incline a favorire l’unità della moltitudine. Per la coscienza etica, tutti gli uomini hanno uguale diritto alla vita, alla salute, al lavoro, alla dimora, alla cultura. L’uomo è libero di testimoniare il suo pensiero creativo, se è soddisfatto nei suoi diritti. L’ideologia socialista è naturalmente incline a soddisfare il fine etico della coscienza umana che concilia l’uomo con tutti i suoi simili, con la natura e con "dio".


Entrambe le ideologie se separate, essendo incomplete, con la pratica del governo creano dei paradossi legislativi che impoveriscono l’economia, la fierezza di una nazione e ledono la dignità del singolo uomo.

Se l’azione del governo liberista non è finalizzata anche alla produttività collettività, genera entropia disgregante nella società; se invece l’azione del governo socialista non è finalizzata anche alla creatività individuale, genera sintropia alienante nel singolo uomo.

Se divise, entrambe le ideologie ledono i diritti umani. La storia lo ha dimostrato e ancora lo dimostra.

Non si possono demonizzare le due ideologie; entrambe sono fondamentali perché, per il Principio di Complementarietà degli Opposti, l’una esiste in funzione dell’altra, l’una integra l’altra. È necessario, perciò, superare i limiti della visione borghese del liberismo e proletaria del socialismo perché:

Senza liberismo, non c’è socialismo. Non c’è soluzione ai diritti naturali e acquisiti di tutti.
Senza socialismo, non c’è liberismo. Non c’è libertà se non sono soddisfati i diritti di tutti.


Per il sano governo democratico, il socialismo si compie nel liberismo e il liberismo si compie nel socialismo.

Alla luce delle desunte e certificate considerazioni, l’uomo con l’apprendimento, sin dall’età scolare, deve conoscere, lievitare e applicare l’espressione unitaria delle opposte ideologie. In questo modo si concepisce la filosofia politica dell’equilibrio dinamico che anima la dialettica politica, che considera le due opposte ideologie complementari, permeanti l’una nell’altra, un’inscindibile unità.

La società ideale è socialista e liberista insieme; nel suo esercizio è socialista dall’alba sino a mezzogiorno, è liberista da mezzodì sino a sera.


Nascerà Lo Stato provvidente quando nel parlamento siederà l’uomo reale, socialista e liberista insieme.

È giunta, quindi, l’ora di diffondere l’armonia etica ed estetica, fondendo insieme le due ideologie e facendo sorgere il socialismo liberale o il liberismo sociale, in grado di soddisfare l’azione legislativa dello Stato, la vita esperienziale del Divenire e la vita emozionale dell’Essere figlio di "dio" di ogni cittadino. L’auspicabile svolta ideologica finalmente si rende reale; con "dio" dell'Energia, l’amico fedele, l’uomo comune e quello apparente si evolvono culturalmente nel creativo Dio del Pensiero incarnato nell’uomo reale, il quale darà inizio alla “rivoluzione” culturale e politica del terzo millennio, la rivoluzione della giustizia sociale, della libertà, della bellezza e dell’amore.

L’uomo, da cittadino deve riappropriarsi del proprio destino, senza impegnare l’intelligenza a cercare strategie per continuare a vivere; da politico previdente deve decretare il fallimento del liberismo sfrenato che alimentando il mercato finanziario globale, ha fatto perdere la sovranità alle nazioni e la dignità ai loro cittadini. Da politico deve proporsi alla guida de Lo Stato provvidente integrando l’etica sociale con l’estetica liberale e istituire efficienza e ordine, interrogando l’unico garante: "Dio" fonte di verità assolute.

Il politico reale deve legiferare per istituire il bene e prevenire il male secondo l’«amare pensando» che fonda l’universo. L’amore non ammette leggi e giudici perché il peccato del singolo è il peccato di tutti anche dei legislatori e dei giudicanti che non sanno istituire e prevenire.

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Le tre dimensioni intellettuali


La visione di “dio” dell’Energia, lo studio della sua “filosofia”, dei Principi universali della libera rappresentazione fisica e dell’espressione umana, l’armonia estetica/etica della politica riducono lo stato inconsapevole della mente umana sino a colmarlo con lo stato finale di piena consapevolezza.

L’uomo, finalmente, ama prima di pensare.


Raggiunto lo stato finale di piena consapevolezza, la ragione si identifica con la coscienza e tutto diventa esperienza (ESPERIENZA = COSCIENZA); cosicché l’increato Dio del Pensiero già Dio della fede personificato da un solo uomo, è personificato dal creativo Dio della ragione cioè da ogni uomo reale del terzo millennio.

Ogni uomo, finalmente, acquisendo con la scolarizzazione i tre livelli naturali della conoscenza quella visiva, relativa e assoluta raggiunge lo stato finale di piena consapevolezza identificando la ragione con la coscienza, la mente con la natura, l’uomo con "dio".

L’uomo, quindi, che non ha ancora raggiunto lo stato finale di piena consapevolezza, si distingue dai suoi simili dal livello di conoscenze acquisite che esprime; tale livello decreta la sua dimensione intellettuale.

Come "dio" esprime tre livelli fisici, così l’uomo esprime tre dimensioni intellettuali a essi corrispondenti:


Prima dimensione intellettuale o del non-Essere figlio di "dio": uomo apparente
Seconda dimensione intellettuale o del Divenire: uomo metafisico
Terza dimensione intellettuale o dell’Essere figlio di "dio": uomo reale


Dopo aver indottrinato la ragione a esprimere l’Assoluto ovvero “dio” della teologia naturale, non ha senso considerare le tre dimensioni intellettuali dell’uomo, perché con la coscienza rivelata nella totalità delle esperienze visive e non-visive l’uomo è in grado di esprimere la terza dimensione intellettuale, cioè lo stato della piena consapevolezza, con il quale conosce se stesso il Dio vivente e il fine unico dell’esistenza: realizzare Lo Stato Provvidente (Sommo Bene) e in esso vivere l’Amore fraterno che tutti unisce.

Si esaminano comunque le prime due dimensioni intellettuali perché esprimono un monito, un passato e un presente che ancora l’uomo deve considerare in tutta la loro pericolosa drammaticità, soprattutto quando con tali dimensioni cerca di dare risposte etiche/estetiche alla politica della sana e civile convivenza.

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L’uomo apparente

Prima dimensione intellettuale o del non-Essere figlio di "dio".


La prima dimensione intellettuale o del non-Essere fa riferimento al 1° livello fisico, e si esprime attraverso la ragione che osserva l'apparente natura e l’ambiente creato dall’uomo.

Su un sistema in moto uniforme come la Terra, a causa dell’alta velocità della luce l’osservazione di un evento è uguale per tutti gli individui; ciò crea nell’uomo l’illusione di possedere una visione esatta.

Con la prima dimensione intellettuale l’uomo, illuso dai sensi, separa lo spazio dal tempo e non è consapevole che tutta la natura si rappresenta sempre e ovunque un continuo e inscindibile spaziotempo. L’Energia ancora incompresa, testimoniata da miriadi configurazioni fisiche, viventi e creative, catalogate e discriminate, è sinonimo soltanto di ricchezza, e non ha nessuna relazione con lo spazio e il tempo.

Lo spazio è sinonimo di quantità da misurare, catalogare e discriminante; in esso l’uomo ordina secondo un prima e un dopo temporale eventi fisici e funzioni vitali.
Il tempo percepito secondo un presente, che ogni istante divide il passato perduto per sempre dal futuro imperscrutabile è tiranno.
L’energia è un’entità misteriosa che accende le lampadine, fa muovere i treni e gli elettrodomestici.

L’uomo, che esprime questa dimensione intellettuale intrisa di materialità non sa che l’unico termine, l’Energiaspaziotempo ("dio"), configura il tutto, e il modo con il quale lo scinde (Energia – Spaziotempo) (Energia – Spazio - Tempo) determina la sua dimensione intellettuale.

L’uomo di scienza, poiché esclude il reale della coscienza, non può conoscere il significato letterale, etico/estetico del fenomeno indagato; tutte le sue ricerche e sperimentazioni si riducono al calcolo degli effetti da tradurre in guadagni immediati. Trascura, così, la dignità umana e niente è più in se stesso buono o cattivo. Le sue sperimentazioni diventano paradossi perché contraddicono la logica del reale cioè di "dio" che rappresenta ogni fenomeno.

Far coincidere l’apparenza della natura fisica e vivente con la realtà, è caratteristica principale di una mente che si limita all’osservazione visiva. In ciò sta la contraddizione fondamentale: che senso ha per l’uomo conoscere la realtà, se è convinto di osservare la realtà della natura?

La realtà è una sola, indivisa e indifferenziata, e diviene nell’apparenza di ogni configurazione fisica e vivente. Di conseguenza l’uomo di governo, di scienza e di cultura, riferendosi alla sola natura che osserva, non può definirsi reale ma solo uomo apparente.


L’uomo apparente è quello che esprime la prima dimensione intellettuale; non sa chi sia, dove possa arrivare, e con quale mezzo; è un essere pensante che dimostra poca ragionevolezza.
Le conoscenze dell’uomo apparente, poiché fanno riferimento alla cultura spazializzata del peccato, non garantiranno il suo Divenire.
In passato l’uomo apparente si identificava con l’uomo del gregge; predicava l’umiltà, l’obbedienza e la fratellanza, tutte virtù espresse con sottile risentimento verso i Signori aristocratici, perché non riusciva a essere grande e coraggioso come loro.
L’uomo del gregge, nel corso della storia, è stato sopraffatto dall’invidia e dalla “vendetta” rivolta verso le stesse Signorie, che esprimevano un’aristocrazia cavalleresca la quale esaltava i valori della natura: forza, salute e gioia di vivere.
Oggi, l’antico “uomo del gregge” è morto, ucciso da se stesso, poiché con il risentimento e il falso progresso è riuscito a saziare i suoi bisogni e a diventare il nuovo, ma falso “signore”.
Chi predicava le virtù dell’umiltà, dell’obbedienza e della fratellanza si è trasformato nell’uomo apparente che utilizza le virtù precedenti a suo piacimento, aggiungendo a esse il sospetto e la diffidenza ora rivolta verso i propri simili.
Le vecchie Signorie aristocratiche e cavalleresche sono ormai vinte ed estinte.
L’attivismo spregiudicato dell’uomo apparente, oggi politico o imprenditore della finanza senza scrupoli, personifica i nuovi ricchi borghesi e capitalisti.
L’uomo apparente, aggressivo verso i propri simili che li giudica incapaci e sciocchi, nella storia recente ha compreso che la scienza non è in grado di dare risposte certe sull’esistenza e sull’agire umano; così, “incoraggiato”, compie un gravissimo atto di presunzione: pretende, per il proprio tornaconto ed egoismo, di poter pensare per sé e per gli altri.
L’uomo apparente ora tiene a bada l’uomo comune, che non riesce a diventare apparente come lui, ossessionandolo con messaggi e perditempo tecnologici, cercando di convincerlo che questo mondo è un “inferno” e che grazie a lui si può vivere nel modo migliore.
L’uomo apparente, diventato politico e banchiere presuntuoso e ambizioso, controlla e rabbonisce l’uomo comune appiattendolo intellettualmente, limitandolo nel tempo libero e cercando di garantirgli il necessario per sopravvivere; è il paradosso del liberismo spregiudicato.
Il non-Essere figlio di "dio" è portato all’estrema espressione.
L’uomo apparente e quello comune vivono nel limbo la propria esistenza e, nonostante il falso benessere raggiunto, hanno una coscienza indomabile. Entrambi sono infelici perché ignorano il senso dell’esistere, ma, osservando e conoscendo "dio", anche loro potranno convertire la loro vita.


L’uomo apparente, che agisce secondo la prima dimensione intellettuale, configura un ambiente privo di ogni messaggio educativo consapevole, spesso inconsapevolmente distruttivo per l’uomo che semplicemente osserva. Le esperienze non sono selezionate e vissute come crescita intellettuale, come certezza della propria condizione futura, ma come espedienti per la vita.

In contrasto con il reale della propria coscienza, e quindi privo di etica, l’uomo apparente affina gli espedienti per vivere la propria condizione futura da antagonista verso i suoi simili, poiché il corredo delle sue esperienze, limitato all’osservazione visiva, fa percepire un presente incerto e un futuro oscuro.

Il tempo lineare spazializzato è tiranno, e l’uomo apparente, per assicurarsi il futuro imperscrutabile, mette in atto la grande sfida: accumulare ricchezza, sinonimo di energia.


Singoli individui, intere organizzazioni sociali e multinazionali affrontano questa grande sfida come fine unico, configurando una economia lineare che richiede una crescita progressiva della ricchezza la quale non produce vantaggi per tutti, ma solo per pochi uomini apparenti che si credono ricchi e potenti, ma sono infelici, poveri e miseri.

L’ambiente visivo configurato dall’uomo apparente è quello dell’espediente; è un ambiente coercitivo, in cui con la morale si sottomette il nostro simile in modo da sfruttarlo a sua insaputa, insieme a tutta la natura fisica e vivente.


L’ambiente creato dall’uomo apparente è il luogo in cui anche la scienza calcolatrice degli effetti, prima produce morte e distruzione e dopo si nobilita, ricercando soluzioni a ciò che ha prodotto.

Questa verità sconcertante è in contrasto con la stessa coscienza umana, che con immanenza vuole esprimersi, rappresentarsi e testimoniarsi. Stress, malattie, dolore, disperazione e morte sono le reazioni di una mente in origine sana a un ambiente avvelenato, malato e corrotto.

L’attrito conflittuale, definito “malattia della mente”, che si ripercuote anche nel corpo, è la reazione della coscienza sana all’ambiente inadeguato, “malato”.


È l’ambiente irrazionale configurato dalla ragione dell’uomo apparente che bisogna curare, non di certo la coscienza di ognuno, testimonianza increata nata spontaneamente dall’autoregolamentazione del nostro pensiero creativo. "Dio" dell’Energia che ci configura con la sua armonia non può distribuire malattie e infelicità. Esse sono prodotte dall’uomo apparente il quale, ingannato dal suo stesso egoismo ha rotto l’equilibrio della natura provvidente e ha configurato un ambiente estraneo a se stesso e a "dio".

La stessa coscienza, misteriosa e inascoltata, stenta, quindi, a far fronte al malessere creato dall’uomo.

Il paradosso dell’uomo apparente sta nell’aver invertito le due attività dell’intelletto attribuendo alla coscienza, unica realtà esistente nella dimensione dei sensi, lo stato di non-coscienza e alla ragione lo stato di coscienza che si esplica nell’apparenza della natura intesa come realtà.


L’uomo apparente, escludendo le arti, rappresenta la quantità dello spazio e trascura la qualità del tempo dei sentimenti, impossibile secondo lui da rappresentare; non assumendo il concetto del Divenire della natura e di se stesso, non riesce neppure a relativizzare (rendere ciclico) le sue stesse creazioni intellettuali. Non riesce a produrre sistemi chiusi, testimoniativi, che aiutano il suo Divenire rispettando l’ambiente naturale; basandosi su una scienza e una cultura solo entropizzata, compromette la solarità, la bellezza del “sogno” di "dio" e la “fatica” evolutiva di tutte le specie viventi e di se stesso.


L’uomo apparente, convinto che la natura coincide con la realtà, si preclude di cercare e di vivere la realtà spensierata, libera e bella nell’apparenza della natura; infatti, sta attraversando la fase più irrazionale della conoscenza, che non deve perdurare a lungo, perché conduce all’alienazione intellettuale delle future generazioni non più in grado di distinguere ciò che è buono e cattivo. L’attuale Cultura spazializzata non è in grado di assicurare ai futuri uomini scelte di vita creativamente libere, spensierate e felici.

Per il Secondo Principio espressivo della libera testimonianza intellettuale del Divenire, infatti, se l’uomo non testimonia lo spaziotempo, se non esprime la parola e il verbo di "dio", l’amore verso tutti e tutto insito nella Cultura temporizzata, è destinato a finire la sua esistenza.


Gli esseri viventi si evolvono, selezionandosi e testimoniandosi nello spaziotempo del loro ambiente; se ciò non avviene, si estinguono. Le creazioni intellettuali dell’uomo, invece, senza soddisfare i Principi della testimonianza fisica, sussistono sino a quando si evidenziano le loro stesse contraddizioni che ne decretano la fine (potenza distruttiva dell’“energia” del Pensiero); nel contempo, creano danni fatali all’ambiente e forti tensioni alla civile convivenza. L’uomo dimostra così di non meritare l’attributo di “creatore”.

L’uomo apparente occidentale convive con un Sentimento Religioso incompleto: riconosce l’esistenza di Dio, ma lo personifica e lo trascende dal luogo, dove vive; lo ignora durante la fase piena della vita e lo implora quando è al termine della sua esistenza, usandolo a convenienza.

"Dio" dell'Energia, che configura l’uomo, è sempre-presente nella coscienza, quindi è da vivere non soltanto nella miseria e nella sofferenza, bensì anche e soprattutto nel pieno vigore della vita.

L’uomo apparente, quando sperimenta l’esistenza senza comprenderne il fine vero e la sua effettiva bellezza e grandezza, ha la sensazione di essere debitore a qualcuno; sente così di dover dare significato alla vita manifestando la sua gratitudine a un 'Dio' personificato. "Dio" dell'Energia, invece, non può essere implorato, contemplato e personificato, perché "dio" non è esterno all’uomo e alla natura; "dio" è in tutto ciò che noi vediamo. Dio è testimonianza cioè amore immenso. È l’azione del suo “amore”, del nostro amore, che deve essere vissuto nel pieno vigore della vita, perché "dio" è noi e noi possiamo essere gioia, amore e felicità da riversare su tutti e tutto abbondantemente. "Dio" è irraggiungibile se è esterno all’uomo; senza "dio" l’uomo è incompiuto, è “materia informe” e non è tranquillo perché è insufficiente a se stesso se non raggiunge la sua perfezione.

Nella storia dell’umanità questa dimensione intellettuale non può perdurare a lungo, poiché esprime solo la vita del non-Essere figlio di "dio": l’“Inferno”.

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L’uomo metafisico

Seconda dimensione intellettuale o del Divenire.


La seconda dimensione intellettuale, o del Divenire, fa riferimento al 2o livello fisico della natura, in cui l’energia di interazione elettromagnetica delle particelle elementari relativizza le stesse particelle intorno a centri orbitali, configurando dal limitatamente piccolo degli atomi all’immensamente grande dell’universo.

È trascorso più di un secolo e l’uomo, turbato dalla ragione ingannata dal senso della vista, non riesce ancora a divulgare il significato umanistico dello spaziotempo unificato che rappresenta l’universo e noi.

Con l’unificazione dello spaziotempo, si supera la conoscenza visiva della natura e sono messi in crisi i concetti classici di spazio e tempo assoluti i quali, non rappresentando e non esprimendo l’aspetto estetico ed etico della realtà, sono da confinare alla loro semplice funzione misuratrice e ordinatrice degli eventi.

Questa dimensione intellettuale ci aiuta a comprendere che tutto il mondo fisico e vivente è in perenne Divenire, regolato e configurato da una fitta rete di interazioni elettromagnetiche di energia.

Non si può, quindi, considerare l’uomo separato dal resto dell’universo, dalla natura, dall’ambiente e dai suoi simili. Tutto e tutti sono configurati dall’"amore" di "dio".


La teoria della relatività insegna che due osservatori i quali viaggiano separati nello spaziotempo alla velocità prossima a quella della luce, registrano in modo differente gli stessi fenomeni fisici, poiché ognuno di loro ha un suo punto di osservazione. L’uomo deve intellettualmente comprendere che, in assenza della verità assoluta, ciò che osserva è relativamente vero, con riferimento al suo punto di osservazione; cambiandolo, si osserva un’altra verità; per cui egli deve comprendere quanto sia relativa una sua opinione, e quindi il suo pensiero creativo, se esso non è riferito a "dio". Egli deve riconoscere che, nella maggior parte degli assunti, esprime soltanto il suo “punto di vista” (relativismo intellettuale) il quale si deve rispettare perché è la sua “verità” e non quella di tutti, sconosciuta con questa dimensione intellettuale.


Questa dimensione intellettuale dovrebbe far comprende all’uomo la purificazione insita nel Divenire spaziotemporale (testimonianza) di tutta la natura fisica.

La purificazione, rappresentata dallo spaziotempo metafisico, ha la potenza di attuare una pulizia mentale dall’“immondizia” creata dai concetti di spazio e tempo, separati e assoluti, e dal relativismo intellettuale.

Lo spaziotempo metafisico è stato ben rappresentato all’inizio del secolo scorso da un movimento artistico italiano chiamato per l’appunto “Metafisica”, una parentesi purtroppo presto chiusa, che ha fatto apparire e poi scomparire come una meteora, nell’artista Giorgio De Chirico, l’uomo metafisico, consapevole della pulizia intellettuale alla quale l’umanità doveva essere sottoposta.


La Metafisica è l’altro grande contributo all’arte italiana e a quella europea nel periodo delle avanguardie storiche. Per la sua palese figuratività, esente da qualsiasi innovazione pittorica, la Metafisica è stata da alcuni esclusa dalle avanguardie. Essa ha fornito importanti elementi per la nascita di quella che è considerata l’ultima tra le avanguardie: il Surrealismo.
Protagonista di questo stile è Giorgio De Chirico che inizia a fare pittura metafisica già nel 1909, anno di nascita del futurismo. Rispetto a quest’ultimo movimento, la metafisica si colloca nettamente agli antipodi. Nel futurismo tutto è dinamismo e velocità; nella metafisica predomina la stasi più immobile. Non solo non c’è la velocità, ma tutto sembra congelarsi in un istante senza tempo, dove le cose e gli spazi si pietrificano per sempre. Se nel futurismo domina un grido possente di innovazione dell’arte; nella metafisica predomina invece la dimensione del silenzio più assoluto.
Il futurismo vuole totalmente rinnovare il linguaggio pittorico; la metafisica invece, per riflettere si affida agli strumenti tradizionali della pittura.
Si potrebbe pensare che la metafisica sia alla fine solo un movimento di retroguardia fermo a posizioni accademiche; invece riesce a trasmettere messaggi nuovi, la cui carica di suggestione è immediata ed evidente. Le atmosfere magiche ed enigmatiche dei quadri di De Chirico colpiscono proprio per l’apparente semplicità di ciò che mostrano. Le sue immagini rivelano una realtà che solo apparentemente assomiglia a quella che noi conosciamo dalla nostra esperienza.
La prospettiva, che sembrava costruire uno spazio geometricamente plausibile, è invece volutamente deformata, cosicché lo spazio acquista un aspetto inedito, fa percepire il tempo fermo all’istante.
Le scene urbane, che sono protagoniste indiscusse di questi quadri, hanno un aspetto dilatato e apparentemente vuoto. In esse predomina l’assenza di vita e il silenzio dell’assoluta riflessione.
Le rappresentazioni di De Chirico superano la percezione del mondo visibile e, andando «oltre», mostrano la nuova dimensione alla quale era pervenuta la scienza Fisica: l’inesistenza in natura degli angoli retti e delle linee parallele che ancora oggi rappresentano la nostra depravazione culturale.
Le immagini di De Chirico, infatti, descrivono l’ambiente purificato dal sudiciume del nostro vivere.
La Metafisica, come movimento dichiarato, nasce nel 1917 a Ferrara dall’incontro tra De Chirico e Carlo Carrà il quale, provenendo dalle file del futurismo, progressivamente se ne distacca.
L’incontro con De Chirico lo convince al recupero della figura e alla nuova esplorazione dell’ambiente arcaico che caratterizza la sua pittura metafisica; una modernità che soltanto la genialità italiana ha potuto concepire.
Alla metafisica si converte anche Giorgio Morandi, che nella purezza e severità delle immagini metafisiche trova la sua personale cifra stilistica. Alla metafisica aderiscono, a tratti, anche altri pittori italiani, tra cui Alberto Savino, fratello di De Chirico, Filippo De Pisis, Mario Sironi e Felice Casorati. Nel 1921 il gruppo della Metafisica si scioglie, essendo la maggior parte dei suoi protagonisti aggregata alla corrente di Valori Plastici.


La “pulizia mentale”, rappresentata dal Divenire dei sistemi relativi, non ha insegnato niente all’uomo apparente, così come non lo ha istruito l’opera di De Chirico, che è passata quasi inosservata.

Avendo assunto il concetto purificatore del Divenire della natura fisica e vivente, l’uomo metafisico con fatica esprime la cultura relativizzata, cioè cerca di relativizzare le sue creazioni intellettuali: progetta sistemi tecnologici chiusi, produce energia rinnovabile, cerca di preservare la natura, ad aiutare l’uomo affinché un giorno possa essere libero di testimoniarsi con la sua moltitudine ma non riesce a rappresentare e ad esprimere la bellezza dell’amore di "dio" dell'Energia che lo configura.


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Tutte le configurazioni fisiche, gli atomi, i sistemi planetari, le galassie e l’intero universo, relativizzano (testimoniano) il sempre-presente avendo come riferimento un centro. Tutte le configurazioni viventi relativizzano il sempre-presente fisico nell’ambiente attraverso il ciclo vitale della riproduzione.

Il secondo Principio della testimonianza fisica è così rispettato, nonostante il 2° livello della natura non rappresenti il reale invisibile, ma ammissibili apparenti configurazioni fisiche e viventi.

La seconda dimensione intellettuale del Divenire testimonia il passaggio obbligato e pericoloso della mente umana, la quale deve superare la limitazione dei sensi per giungere alla mente illuminata dalla scoperta rappresentativa e, quindi, visiva di "dio". Attraverso questa dimensione, l’uomo deve comprendere i limiti dalla conoscenza visiva, come il corpo separato da un ’Dio’ trscendente e lo spazio separato dal tempo, e soprattutto non deve mistificare la dimensione relativa della natura, trasformandola in relativismo intellettuale per giustificare l’io personale e le sue ingannevoli e mortali voglie.


Questa è la dimensione intellettuale con la quale molti uomini, pur comprendendo i concetti relativi, hanno l’illusione che tutto è possibile, perché nulla cambia e tutto continua come prima.

Le scelte coraggiose che dovrebbero portare l’umanità a vivere di amore fraterno nel nostro Paradiso di questo pianeta vengono meno; basta riflettere sul rapporto odierno non relativizzato tra scienza e natura.


La scienza all’inizio del terzo millennio è radicata ancora al credo della ragione limitata al senso della vista che, avendo separato l’uomo dalla natura, “cura” soltanto l’uomo come se le malattie del corpo e della mente dipendessero dalla natura e non da uno stile di vita imposto da una scienza e una culktura astratta.

L’uomo di scienza che studia e cura i suoi simili, ha portato lo stesso uomo verso un orrido processo produttivo, trasformando la sofferenza in opportunità di vita e in lauti profitti; infatti, “curare” non è più un obiettivo nobile; l’uomo di scienza cura i propri egoismi invece di curare l’intera umanità preservando la purezza e l’armonia della natura provvidente dalla quale deriva il suo benessere. Per questo motivo, la scienza, per curare le malattie del corpo e della mente, deve individuare e rimuovere le cause esterne che le provocano se desidera che l’umanità prosegua il suo viaggio nell’universo.


Questa dimensione intellettuale si lega alla rappresentazione dello spaziotempo relativo, che apparentemente sembra “vuoto” di contenuti, ma nello stesso tempo, come appurato, è “pieno” di significati che l’attuale scienza fisica non può riconoscere e la filosofia ancora non può esprimere.

Quando il corredo di conoscenze è ampliato dal concetto relativo di spaziotempo, l’uomo apparente tende a esprimere verso l’ambiente da lui stesso configurato e verso i suoi simili un atteggiamento ambiguo e di convenienza; mentre l’uomo metafisico pone interrogativi sulla validità dell’ambiente da lui stesso creato e, riflettendo sul Divenire stesso della vita, sa prima di godere del Paradiso, di dover vivere il Purgatorio.

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L’uomo reale

Terza dimensione intellettuale o dell’Essere figlio di "dio".


La terza dimensione intellettuale o dell’Essere fa riferimento al 3o livello fisico della natura, cioè a "dio" dell'Energia, alla sua “filosofia” di vita e ai suoi Principi.

L’uomo che osserva l’increato "dio" dell’Energia, “coscienza fisica”, rivela l’increato Dio del Pensiero, coscienza umana, e umanizzando il suo amore, esprime, rappresenta e testimonia la terza dimensione intellettuale, consapevole di poter vivere la vita emozionale dell’Essere figlio di "dio".

Questa è la dimensione nella quale la conoscenza visiva di "dio" arricchisce smisuratamente la nostra limitatezza terrena, ci libera dal corpo e dall’io personale.

Quando si esprime la terza dimensione intellettuale che indottrina la ragione ad amare prima di pensare, il corpo si separa dalla coscienza e scegliendo la coscienza, il terzo livello indifferenziato della natura, in assenza del corpo che divide, la singola coscienza si unisce a tutte le coscienze.

È questa la dimensione intellettuale che ci fa viaggiare con la mente al di fuori dello spaziotempo in cui siamo confinati, per esprimere con tutti i nostri simili l’abbraccio cosmico dell’Amore universale.


Con questa Dottrina che esplicita visivamente il percorso dell’amore di "dio", si rendono comprensibili tutti i fenomeni fisici e intellettivi che sino ad ora non avevano spiegazione scientifica; si raggiunge così con la rappresentazione dell’universo non visivo il massimo grado dell’evoluzione intellettuale in cui non si invertono più gli stati dell’intelletto poiché l’apparente stato inconsapevole della coscienza (realtà non visiva) è colmato dall’intero stato consapevole della ragione. Tutto è ragione, coscienza ed esperienza, tutto è amore, tutto è "dio" che coincide con il Dio del nostro pensiero creativo.

Si può rispondere, finalmente, alle tre domande della conoscenza che caratterizzano l’Essere figlio di "dio":

Chi è l’uomo? Dove può arrivare? Con quale tecnologia?
L’uomo, configurato dalla “coscienza fisica”, è il figlio di "dio" dell'Energia (1a risposta); può arrivare alla coscienza universale (2A risposta), attraverso la sua stessa coscienza rivelata (3A risposta).


La coscienza è Dio, e l’uomo è l’unico Dio vivente.

L’uomo reale, attraverso la coscienza rivelata, dialoga incessantemente con Dio. Dio è il pensiero perfetto, l’amico che consiglia, incoraggia, colmando l’uomo del suo abbondante e “gioioso” amore.

L’uomo dialogando con Dio ha in sé tutto il potenziale della precognizione, perché "dio" o stato puro della “mente fisica”, così limitatamente piccola, coincide con l’immensamente grande della mente umana la quale, con un gioco alterno con l’ambiente, si arricchisce dell’apparente complessità di conoscenze, di esperienze, di emozioni, sentimenti e sensazioni, il tutto riconducibile allo stato puro della “mente fisica” ("dio" dell'Energia) che lo rende esplicito. Così, l’uomo conoscendo tutti e tutto vive per il fine unico della sua esistenza:

Il fine unico dell’esistenza dell’uomo, oltre a preservare il divenire della natura provvidente, è rendere reale il “sogno” del padre per vivere di Amore universale che tutti e tutto unisce.


Per vivere la vita esperienziale Divenire basta riflettere sui Principi della libera rappresentazione fisica e adottare soluzioni causali/finalistiche, votate alla nostra testimonianza e della natura.

Per vivere la vita emozionale dell’Essere figlio di "dio", l’uomo deve, esprimendo i Principi della libera espressività creativa, “amare” prima di “pensare” se desidera rendere reale il “sogno” donatogli dal padre, il Paradiso della natura provvidente conseguendo in essa il suo sogno: Lo Stato provvidente.


L’uomo, per realizzare Lo Stato provvidente, deve innanzitutto salvare il Divenire di tutta la natura vivente, reinterpretando tutte le sue conoscenze scientifiche e tecnologiche alla luce del principio entropico/sintropico o causale/finalistico, che individua le integrazioni tecnologiche da apportare ai sistemi produttivi affinché la natura possa ritornare provvidente e, senza “ribellarsi”, rigenerare le sue risorse.

Tutto ciò non potrà avvenire se l’uomo non raggiunge il massimo grado di ragionevolezza facendo interagire i complementari opposti del pensiero politico liberale e sociale i quali costituiscono una unità inscindibile, indispensabile per l’equilibrio intellettuale del singolo e per armonizzare il governo dei popoli.


Evoluta questa dimensione intellettuale, l’uomo non si avvede del tempo che passa, vive il sempre-presente: la tradizione, i ricordi passati e i sentimenti danno certezza alle aspirazioni future e non ha paura della morte. Il suo Pensiero permea l’intero universo, si guarda attorno e sa di vivere come "dio" in eterno.

Quando l’uomo con il nuovo corredo di esperienze acquisite umanizza "dio", vive la provvidente creatività dell’amore bello, libero e spensierato con tutti i suoi simili e, poiché con la rinnovata azione dona agli altri le proprie attenzioni, si sente ricco, da tutti considerato, amato e utile alla vita.


Questa dimensione intellettuale oltre a far gustare l’illimitato e abbondante amore libero, bello e seducente che configura noi e tutto l’universo, ci rivela ogni desiderata conoscenza, infatti, "dio" che tutto configura, unifica e spiega, attraverso la coscienza rivelata, adesso vede, sente, parla e, meravigliandosi del suo paradiso, conosce se stesso: l’uomo reale del terzo millennio.


L’uomo reale del terzo millennio si pone con atteggiamento eroico, perché conosce ed esprime "dio".
Ha in sé frammenti dell’antica tragedia greca. Osa gettare lo sguardo nell’orrido della condizione umana e, contemporaneamente, esprime la grande gioia che alimenta la vita quando essa è vissuta senza tabù e in tutta la sua naturalità.
L’uomo reale, quindi, è chi sa interpretare al meglio la vita perché ha conciliato il suo istinto "dio"nisiaco e la razionalità apollinea. È chi accoglie la vita in tutte le sue manifestazioni e, senza recriminare, guarda in faccia le dure avversità accettando la fatalità, ma non passivamente perché è un uomo libero dalla morale e dalle credenze popolari.
L’uomo reale ha in sé le ragioni per condurre la sua esistenza e senza risentimento, senza sete di vendetta, assume la sofferenza generata dall’uomo apparente, la accetta eroicamente ogni istante tanto da imprimere al non-Essere, alla morte intellettuale e al Divenire dell’uomo apparente il carattere dell’Essere.
L’uomo reale sa che la via che redime l’umanità, prima della sua resurrezione, passa dalla “Croce”, dalla travagliata riconversione intellettuale dell’intera umanità, cioè dalla Nuova Evangelizzazione.
Avendo rivelato la propria coscienza, egli è Dio e uomo nello stesso tempo e non può vivere in modo passivo. È il protagonista assoluto della sua esperienza di vita, votata a vivere in funzione dell’unità della sua moltitudine.
L’uomo reale prende dalla natura ciò che gli è necessario senza ferirla, preservandola; ciò che è in abbondanza lo lascia ai suoi simili perché a lui basta poco per essere felice: è sufficiente il suo pensiero, la coscienza di essere il vero Dio fatto uomo umile e misericor"dio"so, sicuro di porre rime"dio" al peccato senza condannare il peccatore.
L’uomo reale non può accumulare ricchezze, perché risolve le sue contingenze naturali del Divenire (alimentarsi, domiciliarsi, testimoniarsi) pensando agli altri e, condividendo felicemente con il resto dell’umanità la provvidente natura e la ricchezza prodotta, pensa anche a se stesso.
Non condivide la ricchezza in senso caritatevole, ma come opportunità per risvegliare nei suoi simili il diritto e il desiderio di esistere. L’uomo reale converte la fede che colma l’ignoranza dell’uomo apparente in ragione, trasforma la speranza che ripone ad altri la soluzione delle proprie contingenze della vita in certezza, sostituisce la carità, il dono di una necessità data all’altro uomo, che in passato non ha portato benefici durevoli con la Provvidenza la quale, investendo ogni singolo uomo, è il dono indiretto e durevole delle attenzioni amorevoli della sua moltitudine.
L’uomo reale, anche politico previdente, esprimendo le rigenerate tre virtù teologali ragione, certezza e provvidenza, converte in dote i sette vizi capitali: la superbia in modestia, l’avarizia in beneficienza, la lussuria in agape, l’invidia in ammirazione, la gola in condivisione, l’ira in perdono e l’accidia in operosità profetizza così l’alba del nuovo giorno che verrà.
Quel dì, l’umanità risorgerà nel suo Paradiso quello terrestre.
A differenza dell’uomo saggio orientale, l’uomo reale occidentale si è dotato de "La Dottrina della ragione", raggiungendo il livello più alto di consapevolezza in cui non vi è differenza tra Pensiero ed Energia, tra mente e natura, tra uomo e universo, tra minimo e massimo.


L’uomo reale si guarda attorno e vede l’orrido che ha generato l’uomo apparente, osserva l’amore ferito della natura e la sofferenza che non ha saputo evitare avendo percorso la via tracciata dalla ragione limitata dal senso della vista. Da uomo reale riconoscendo suo padre e il paradiso donatogli, redime il peccato originale scaturito dalla nascita della disobbediente ragione illusa dal senso della vista e inizia a riscattare tutti i mali lievitati a dismisura per l’ignoranza dell’uomo apparente.


Durante la prima fase del riscatto culturale l’uomo reale senza vergognarsi delle scelleratezze che imperversano il mondo, deve abbandonare l’ipocrisia dell’ombra e dirigersi con determinazione e sicurezza verso la luce di "dio" che lo sostiene; come un raggio di sole deve con umiltà posarsi su tutto e senza sporcarsi dissolvere la miseria intellettuale che è la vera povertà che imperversa nel mondo.

La sua azione di nobile grandezza deve combattere con la verità filosofico/teologica l’orrido provocato dalla miopia intellettuale dell’uomo apparente; così la giustizia vestirà i panni della misericordia e la natura recupererà la sua provvidenza.

Durante la seconda fase del riscatto l’uomo reale, da politico provvidente, essendo nella sua piccolezza misericor"dio"samente grande, deve legiferare per realizzare il Sommo Bene: lo Stato provvidente in cui ogni uomo reale o comune che sia possa vivere felice e spensierato l’Amore universale insieme ai propri fratelli.


"Dio" con Dio ritornato uomo è angosciato, consapevole delle fatiche da affrontare per riscattare l’intera umanità; riconosce le sue omissioni, assume tutti i mali generati dall’uomo apparente e inizia a vivere intensamente sulla Terra il “Purgatorio”, pregustando il suo “Paradiso” che già osserva.

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La relazione tra "dio" e l’uomo


Identificata la ragione espressiva con la coscienza rappresentativa, nell’universo esistono due divinità, l’increato "dio" dell’Energia, testimoniato da ogni “particella” elementare che agisce nel buio del limitatamente piccolo, e il creativo Dio del Pensiero testimoniato dall’uomo che agisce nella luce dell’immensamente grande dell’universo. Il primo "dio" in assenza di volontà, si rende sacro e, insieme alla sua incommensurabile e armoniosa moltitudine, rappresenta ogni spaziotempo visibile e invisibile; il secondo Dio, l’uomo, dotato di ragione, osserva "dio" e lo esprime, traducendolo in parola e in verbo.

L’uomo, non avendo nessuna interazione polare di tipo fisico con "dio" che ne stabilisce la complementarietà diretta (libero arbitrio), può esprimere in libertà ciò che "dio" stesso rappresenta.

Detto questo, considerando il rapporto diretto tra la creativa ragione e l’increata coscienza umana (Dio del Pensiero), l’uomo è intellettualmente complementare a "dio" e, dal momento che in tutto l’universo non v’è un solo essere che possa comprenderlo, "dio" e Dio esistono solo nella mente dell’uomo.

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Le peculiarità di "dio" e dell’uomo reale


Con l’esperienza visiva dell’increato "dio" dell’Energia, che tutto configura, unifica e spiega, si conoscono le sue più rilevanti peculiarità che lo caratterizzano.

L’increato "dio" dell’Energia è:

  • ogni “particella” elementare che antepone il futuro al passato;
  • il «motore» dell’universo, perfetto in sé;
  • lo spaziotempo assoluto in moto nel “buio” del limitatamente piccolo dell’universo.
  • il sempre-presente rigenerativo increato della spensierata “mente fisica”;
  • l’infinito rappresentato in modo finito, che è in tutto, ma non coincide con il tutto;
  • il reale che con la sua armoniosa moltitudine si astrae e diviene apparente nella natura visibile;
  • la forma che con la sua armoniosa moltitudine si astrae e diviene configurazione visibile;
  • l’universale che con la sua armoniosa moltitudine si astrae e diviene particolare visibile;
  • la “coscienza fisica che diviene stato di non-coscienza della natura: “Sogno” di "dio" o Paradiso;
  • la fonte originaria di ogni inimmaginabile rappresentazione fisica e vivente;
  • la “ragione oggettiva priva di intenzionalità e volontà, libera di rappresentare l’impensabile;
  • l’“amore assoluto sufficiente a se stesso e diffuso in tutto l’universo;
  • l’immanente increato che configura l’uomo: il trascendente e creativo Dio del Pensiero.


Poiché esiste una perfetta complementarietà intellettuale tra l’uomo e "dio" (senza l’uomo non esiste "dio" e viceversa), le peculiarità dell’increato "dio" dell’Energia verificano le peculiarità del creativo Dio del Pensiero o della ragione testimoniato dalla vita operosa e intransigente dell’uomo reale del terzo millennio.

Il creativo Dio del Pensiero o uomo reale è:

  • l’uomo che antepone l’azione amare ad ogni pensiero;
  • l’essere supremo dell’universo completo in sé perché osserva e conosce suo padre;
  • la parola e il verbo di "dio" incarnato che si esprime nella luce dell’immensità dell’universo;
  • la testimonianza dell’amore espresso dal creativo Pensiero della mente umana;
  • il finito vivente che esprime l’infinito “amore” che configura il tutto;
  • l’uomo che trascende il Divenire dell’uomo apparente per vivere l’Essere figlio di "dio";
  • la configurazione che esprime in tutti i modi possibili la bellezza della forma di "dio";
  • il particolare vivente che esprime in ogni sua creazione l’universale cioè "dio";
  • la coscienza universale consapevole di vivere nel Paradiso terrestre (dono di "dio" padre);
  • la fonte espressiva originaria di ogni immaginabile e ammissibile espressione;
  • la ragione soggettiva libera, capace di intendere e di volere il Sommo Bene: Lo Stato;
  • l’amore sufficiente a se stesso e a tutti perché esprime l’Amore universale;
  • il trascendente creativo che estende l’opera libera dell’immanente e increato "dio" dell’Energia.

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Polarità e Dialettica


Dalla complementarietà intellettuale tra la polarità rappresentativa di “dio” e la dialettica espressiva dell’uomo, sorge la dialettica rappresentativa che decreta la fine della filosofia tradizionale e l’inizio del filosofare di ogni soggetto su qualsiasi oggetto visibile o invisibile rappresentato.

Per il Principio dell’esatta conoscenza la sana dialettica dell’uomo, che non è quella espressiva della filosofia tradizionale, ha come riferimento la polarità rappresentativa di “dio” ovvero l’inversione spaziotemporale fonte originaria di ogni conoscenza.

Come la polarità rappresentativa dell’increato "dio" dell’ENERGIA, il futuro che precede il passato, governa e configura tutto l’universo fisico e vivente, così il PENSIERO umano se riferito alla polarità rappresentativa di "dio" governa la dialettica rappresentativa ovvero l’arte di argomentare, polarizzando e riflettendo concetti opposti potenzialmene contenuti nella stessa rappresentazione di "dio", sorgente originaria di ogni conoscenza.


in che modo la polarità di "dio" si converte in dialettica rappresentativa?

La polarità fisica, come già appurato, è testimoniata dallo spaziotempo assoluto di "dio" (“particella” elementare) cioè dal rapporto di reciproca dipendenza di due eventi polari contrapposti costituenti un’inscindibile Unità: spaziotempo divergente o entropico ( + ) e spaziotempo convergente o sintropico ( - ).

La polarità assoluta di "dio" (+ / -) diviene polarità relativa tra campi elettromagnetici + / - di “particelle” che configurano dall’atomo all’intero universo e polarità inerziale relativa a sostanze, generi e mutamenti, ciò implica l’interazione di EVENTI simmetrici opposti tali che, ciascuno di essi, pur essendo avversato e limitato dall’evento contrario, trova in quest'ultimo la sua ragion d'essere, il suo equilibrio dinamico, la sua complementarietà perché l'uno non può esistere senza l'altro e viceversa.


Ricordiamo che dalla polarità di "dio" scaturiscono i Principi universali della rappresentazione fisica convertiti testualmente in Principi dell’espressione umana; quindi, come i principi rappresentativi di "dio" (Simmetria degli Eventi, Conservazione dell’Energia, Minima Azione) governano con suprema sintesi l’architettura di eventi complementari (campi eletromagnetici opposti) che configurano tutto l’universo visibile e invisibile così i principi espressivi dell’uomo (Complementarietà degli Opposti, Divenire, Essere figlio di "dio") governano la dialettica rappresentativa, la spontanea razionalità del linguaggio umano scaturita dall’interazione di concetti complementari che in "dio" riscontrano la loro rappresentazione.

In definitiva:

La dialettica rappresentativa espressa dall’uomo,che ha accantonato l’obsoleta dialettica espressiva, scaturisce dal rapporto di reciproca dipendenza interattiva di due concetti contrapposti costituenti una inscindibile unità dialettica tra soggetto e oggetto: il concetto divergente istintivo e il concetto convergente riflessivo, si ribadisce che sono facilmente verificabili attraverso lo spaziotempo assoluto o polare rappresentato da "dio" (“particella” elementare), fonte originaria di ogni rappresentazione e conoscenza, anche espressiva.

La dialettica rappresentativa che fluisce dall'unione dei Principi espressivi dell’uomo e rappresentativi di "dio", implica l’interazione di CONCETTI simmetrici opposti tali che, ciascuno di essi, pur essendo avversato e limitato dal concetto contrario, trova in quest'ultimo la sua ragion d'essere, il suo equilibrio dinamico, perché l'uno non può esistere senza l'altro e viceversa. Entrambi i concetti complementari opponibili costituiscono un’inscindibile unità logica o ragionevolezza.

La sana Dialettica Politica esamina argomenti legislativi simmetrici finalizzati alla libertà creativa individuale e al felice lavoro collettivo. Solidarietà, Salvaguardia e Sinergia sono gli imperativi del reale legislatore quando nel suo intelletto interagiscono le componenti opposte e complementari della coscienza, coscienza etica sociale e coscienza estetica liberale le quali ispireranno l’unico ed eccelso movimento politico: il Socialismo liberale o il Liberismo sociale, promotore de Lo Stato provvidente.

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I fondamenti della psicanalisi


La mia esperienza insegna: quando nell’intelletto la creativa ragione espressiva/lessicale apparentemente logica, si identifica con l’increata coscienza rappresentativa/simbolica realmente logica, il sogno riconciliatore apparentemente illogico scompare. Questo evento certifica l’avvenuta riconciliazione della ragione con la coscienza, dell’uomo con il Dio del Pensiero (mente) e conseguentemente con il “dio” dell’Energia (natura)e verifica la coerenza del percorso rappresentativo dell’Amore tracciato dall’arte.


Il sogno, quindi, è la riconciliazione simbolica tra le reali e razionali percezioni rappresentative della coscienza (madre) e le apparenti e irrazionali esperienze espressive fatte e subite dalla ragione (figlia). Identificata la ragione con la coscienza, scomparso il sogno riconciliatore, durante il sonno si ha la visione reale dei desideri e dei nostri timori, che guidano la nostra nuova, logica e bella esperienza di vita.


Con la rivelazione della coscienza umana vera ragione simbolica il termine “psiche”, sinonimo di intelletto, conserva il suo significato originale; i termini “conscio”, sinonimo di attività cosciente dell’individuo, “inconscio”, sinonimo di attività di non-coscienza dell’individuo, e “subconscio”, sinonimo di attività interattiva di confine tra “conscio” e “subconscio”, sono diventati termini inadeguati all’espressività dell’uomo reale.


Il “conscio”che, con le logiche esperienze della ragione espressiva governa la fisicità del Divenire, si credeva fosse lo stato di coscienza dell’individuo, in verità è lo stato di non-coscienza dell’individuo, poiché praticato nell’apparente natura visiva, nel “sogno” dell’increato "dio" dell’Energia. In verità il linguaggio della ragione espressiva che fa riferimento all’apparente natura, è apparentemente logico!


È evidente, nessuno può negarlo: l’uomo, nonostante le esperienze "logiche" del Divenire poiché non integrate dalle esperienze emotive dell’Essere, sta vivendo la fase più irrazionale della sua esistenza.


L’“inconscio”, che con le simboliche percezioni della coscienza rappresentativa governa l’emozionalità dell’Essere si credeva fosse lo stato di non-coscienza dell’individuo, è in verità lo stato di coscienza dell’individuo, svolto dal reale invisibile, dall’increato Dio del Pensiero ovvero dalla stessa coscienza.


Il “subconscio”, che si credeva fosse l’attività interattiva di confine tra quella conscia (espressiva/lessicale) e inconscia (rappresentativa/simbolica) dell’individuo, in verità si è rivelato essere l’attività globale dell’intelletto, quella interattiva tra ragione espressiva esplicata nell’apparente natura (attività lessicale apparentemente logica) e coscienza rappresentativa del reale (attività simbolica realmente logica), da cui deriva il sogno riconciliatore o intuizione simbolica.


Dopo che la ragione ha lievitato le sue esperienze sino ad includere le percezioni della coscienza (segni estetici), il conscio si identifica con l'incoscio, la ragione espressiva lessicale con la coscienza rappresentativa simbolica e tutto diventa consapevolezza nel pieno significato del termine: le attività esperienziali espressive del Divenire si espandono sino ad includere le attività emozionali rappresentative dell’Essere da cui scaturisce intuizione riflessiva.

Tutto è coscienza e ragione, ma l’amore è l’unica ragione dell’universo, e allora: ragione, coscienza, "dio", amore e bellezza in noi sono un tutt’uno.


Le malattie dell’intelletto, escludendo quelle fisiologiche, derivano dalla reazione della coscienza individuale a un ambiente inadeguato, creato dalla ragione collettiva che per lungo tempo ha ignorato anche il Dio del Pensiero; quindi la salubrità dell’intelletto nella fase di conversione culturale, indipendentemente dall’ambiente creato dall'uomo apparente malato di ignoranza, è garantita dalla sua stessa ragione se si indottrina culturalmente sin dall'età scolare a rivelare la sua stessa coscienza osservando e studiando il "dio" dell'Energia.

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I grandi temi teologici e filosofici.


Con la scoperta dell’increato "dio" dell’Energia e la conoscenza delle sue più rilevanti peculiarità, si dà definitiva soluzione ai seguenti grandi temi teologici e filosofici.

Panteismo
Panenteismo
Immanenza e trascendenza
Contingenza e determinazione
Bene e male
Libero arbitrio e ascesi mistica
Intelletto universale, “materia”, vita e anima



Il Panteismo

Il Panteismo è composto dei termini greci πάν «tutto» e ϑεός «"dio"». "Dio è Tutto" e "Tutto è Dio".

Per il panteismo, l'universo è equivalente a 'Dio'; ma per le peculiarità di "dio" dell'Energia, 'Dio' non è il Tutto, né il Tutto è 'Dio', poiché l’increato "dio" dell’Energia, testimoniato da ogni “particella” elementare, configura il Tutto nelle sue parti, dall’atomo all’intero universo, insieme alla sua incommensurabile e armoniosa moltitudine. Il Panteismo è smentito dalla sua stessa definizione.


Sant’Agostino rigettò il panteismo per i seguenti motivi:
«Ma c'è un motivo che, al di là di ogni passione polemica, deve indurre uomini intelligenti o comunque siano, perché all'occorrenza non si richiede un'alta intelligenza, a fare una riflessione. Se Dio è la mente del mondo e se il mondo è come un corpo a questa mente, sicché è un solo vivente composto di mente e di corpo ed esso è Dio che contiene in se stesso tutte le cose come in un grembo della natura; se inoltre dalla sua anima, da cui ha vita tutto l'universo sensibile, vengono derivate la vita e l'anima di tutti i viventi secondo le varie specie, non rimane nulla che non sia parte di Dio. Ma se questa è la loro tesi, tutti possono capire l'empietà e la irreligiosità che ne conseguono. Qualsiasi cosa si pesti, si pesterebbe una parte di Dio; nell'uccidere qualsiasi animale, si ucciderebbe una parte di Dio. Non voglio dir tutte le cose che possono balzare al pensiero. Non è possibile dirle senza vergogna». (La Città di Dio, Libro 4 Cap. 12).
Come pure:
«Riguardo allo stesso animale ragionevole, cioè l'uomo, la cosa più banale è ritenere che una parte divina prende le botte quando le prende un fanciullo. E soltanto un pazzo può sopportare che le parti divine divengano dissolute, ingiuste, empie e in definitiva degne di condanna. Infine perché il "dio" si arrabbierebbe con coloro che non lo onorano se sono le sue parti a non onorarlo?»
(La Città di Dio, Libro 4 Cap. 13).


Per esattezza, il concetto di “Dio – Uno – Tutto”, nel XIX secolo si presenta in due versioni, cosmistica e acosmistica, che avvicinano il panteismo al panenteismo. La versione "cosmistica", che afferma "Dio è nel Tutto", è un’intuizione comprensibile se si conosce l’increato "dio" dell’Energia, la perfetta unità che con la sua incommensurabile e armoniosa moltitudine (“particelle” elementari) rappresenta il Tutto.

Anche quella "acosmistica", che afferma "Il Tutto è in Dio", è un’intuizione comprensibile se si traduce in espressione la rappresentazione di "dio" dell'Energia: infatti, "dio" come atto di potenza, anteponendo tutto il “pensabile” (spaziotempo futuro) al “pensato” (spaziotempo passato) che non è contenuto in esso, diviene insieme alla sua incommensurabile moltitudine perfetta realtà di ogni apparente possibilità.



Il Panenteismo

Il Panenteismo dal tedesco panentheismus, deriv. della loc. gr. pân en theôi ‘tutto in "dio"’.Tutto in Dio.

Per il panenteismo 'Dio' è il creatore, la forza animatrice dell'universo, che lo pervade costituendo tutte le cose. Questo 'Dio' panenteista è accessibile a diverse religioni, ma nello stesso tempo è vago, perché i concetti su cui si basa corrispondono solo parzialmente alla reale rappresentazione dell’increato "dio" dell'Energia.

Il primo concetto è che "dio", l'Assoluto, il Perfetto essendo increato e non essendo creatore non può creare all’esterno di sé ma, ciò che è perfetto dentro lo è anche fuori, così, esternando i Principi della libera rappresentazione fisica configura il Tutto, insieme alla sua incommensurabile e armoniosa moltitudine (“particelle” elementari). il secondo concetto riflette sulla sua rappresentazione: "Dio" dell'Energia antepone lo spaziotempo futuro a quello passato, “il pensabile al pensato”. Affermare “Tutto in Dio” non è del tutto esatto, perché "dio", così limitatamente piccolo, non contiene il tutto come già pensato, ma come pensabile, come atto di potenza della sua azione rappresentativa libera spensierata e priva di preferenze.



L’immanenza e la trascendenza

L’increato "dio" dell’Energia è immanente e l’uomo, il creativo Dio del Pensiero è trascendente.

"Dio" dell’Energia è perfetto in sé ed essendo una cosa perfetta è privo di volontà, immanente e libero; così, condividendo se stesso con la sua incommensurabile e armoniosa moltitudine, diviene senza volontà in tutti i particolari visibili e invisibili dell’universo.

Il termine immanenza, escludente la volontà, riferendosi a “ciò che è dentro”, esprime il concetto inverso a quello di trascendenza; l’immanenza divina è disciplinata dai Principi universali della libera interazione causale/finalistica della testimonianza di ''"dio" che è "amore"'' con il quale rappresenta l'intero universo.

L’immanenza è integrata a "dio", anzi lo rappresenta e non ha un'esistenza esterna, separata; ma ciò che è dentro è anche fuori; così, l’immanenza di "dio" esternando i Principi della libera rappresentazione fisica condivisi con la sua armoniosa e incommensurabile moltitudine giunge a configurare la natura provvidente.

L’uomo di immanente ha in sé l’increato "dio" dell’Energia che lo configura e l’increato Dio del Pensiero testimoniato dalla coscienza umana, nata a immagine e somiglianza di "dio". La coscienza essendo increata cioè natura, è immanente verso la creativa ragione, la quale può rappresentare ed esprimere all’esterno di se l’amore che la stessa coscienza (Dio) e lo stesso "dio" dell'Energia testimoniano e rappresentano.

Il termine trascendenza, includente la volontà, riferendosi “a ciò che è fuori”, esprime il concetto inverso a quello di immanenza. La trascendenza è l’esperienza culturale sensibile di chi sperimenta la vita dell’Essere figlio di "dio", rendendo reale l’apparente “sogno” del padre donato al figlio: il Paradiso terrestre.

L’uomo quando con la rappresentazione indottrina la ragione alla vita dell’Essere figlio di "dio", supera l’esperienza sensibile del semplice Divenire ed è libero, come è il padre nella sua moltitudine.

Soltanto l’uomo può trascendere la condizione del Divenire, quando indottrinandosi a "dio", osserva la natura visibile e in essa riconosce il “sogno” di "dio" padre: il vero Paradiso terrestre.

I due termini, “immanente e trascendente”, segnano il percorso dell’amore: quello immanente in andata, dell’increato "dio" dell’Energia che senza volontà, libero di rappresentare l’impensabile moltitudine delle specie, giunge a configurare l’uomo; quello trascendente di ritorno, con il quale l’uomo, avendo rivelato l’increato Dio del Pensiero della sua coscienza, volontariamente ritorna a ricongiungersi a "dio", suo padre.



La contingenza e la determinazione

L'increato "dio" dell’Energia, perfetto in sé, include la contingenza come atto di possibilità e la determinazione come atto di accettazione, cioè include la causalità (il pensabile) e la finalità (il pensato) come atto di potenza e di libertà assoluta escludente la volontà.

Ciò conferma che tutte le configurazioni di "dio", visibili e invisibili, scaturiscono dalla causalità finalizzata alla testimonianza assoluta rigenerativa di se stesso che con la sua incommensurabile armoniosa moltitudine diviene testimonianza relativa, intorno ai centri orbitali (atomi, molecole e biomolecole, sistemi planetari, galassie), e testimonianza riproduttiva degli esseri viventi vegetali e animali.

Anche la natura visibile include la contingenza come atto di imprevedibilità e la determinazione come atto di soluzione, osservabili ad esempio in una calamità naturale; ogni qual volta che la natura, in perenne mutamento, subisce uno squilibrio, cerca di riequilibrarsi con una imprevedibile soluzione, che esclude l’atto di volontà. Se l’uomo, il creativo Dio del Pensiero, considera la contingenza come atto di previsione e la determinazione come atto di decisione e volontà, può prevedere qualsiasi evento naturale, determinandone la soluzione; viceversa, per l’uomo egoista e ignorante la contingenza naturale diventa imprevedibile e la sua determinazione pura ostilità.



Il bene e il male

In natura il bene e il male non appartengono alla stessa categoria e non possono considerarsi complementari opponibili. L’unità degli opposti, infatti, è contemplata nei Principi universali della libertà increata di "dio", di tutte le "particelle" elementari di Energia che rappresentano nell’universo l’armonia della testimonianza: l’“amore fisico”.

"Dio" dell'Energia è “amore”, quindi è l’unità di tutti i contrari compresi nella categoria rappresentativa dalla quale scaturisce soltanto il bene.

Il bene è testimoniato da "dio" e dalla sua natura e appartiene alla categoria rappresentativa, mentre il male appartiene alla categoria espressiva dell’uomo quando ignora e non esprime "dio".

Il male o “demonio” è frutto dell’ignoranza umana, della disobbedienza al bene.

Se l’uomo conosce l’increato "dio" dell’Energia, esprime soltanto il bene e il male svanisce.

Il bene e il male, quindi, appartengono a categorie diverse, e non possono considerarsi contrari opponibili.

Soltanto dall’interazione complementare di due opposti appartenenti alla medesima categoria scaturisce l’equilibrio dinamico dell’armonia rappresentata da "dio" ed esprimibile dall’uomo.



La volontà, il libero arbitrio e l’ascesi mistica

L’uomo con il suo intelletto non è una parte di "dio", poiché è "dio" che lo configura nelle sue parti; quindi è libero da "dio", ma non da se stesso, se non raggiunge con volontà la sua perfezione.

Il "dio" dell’Energia, fonte esauriente di ogni nostro pensiero, insegna anche come essere spensierati e liberi nella moltitudine; esso, rigenerandosi nelle incommensurabili origini, antepone lo spaziotempo futuro a quello passato, il “pensabile” al “pensato”, l’azione al pensiero, quindi non pensa.

L’azione di "dio" è “ cieco amore” privo di volontà, perciò è in potenza libero di rappresentare tutti i particolari dell’universo fisico e vivente, inimmaginabili da chi è in grado di intendere e di volere.

L’uomo è in grado di scegliere e di attuare una preferenza, l’increato "dio" dell’Energia, invece, non fa preferenze; ciò gli ha consentito di configurare la molteplice ricchezza dei variegati esseri viventi vegetali e animali conosciuti, testimoniati liberamente in totale assenza di volontà che "dio" stesso ha donato all’uomo.

L’uomo è libero perché può scegliere tra le innumerevoli necessità che "dio" stesso gli ha donato; invece non è libero, ma schiavo di se stesso, se la sua scelta non è indirizzata all'Amore fraterno: Sommo Bene.

La libertà dell’uomo, paradossalmente, non è nell’affannarsi per ottenere ciò che già "dio" gli ha donato, ma è nella scelta di indirizzare con volontà la sua azione alla costruzione attraverso la famiglia, la comunità e lo Stato del Sommo bene per essere, come "dio", armoniosamente e "spensieratamente" libero nella sua moltitudine.

L’uomo per essere libero deve rispettare e assecondare la ricchezza del “lavoro provvidente” gratuito prodotto dal “giardino di "dio"”, senza ideare attività parassite che impoveriscono la ricchezza del giardino e la dignità e la ricchezza di chi ci lavora preservandolo.

L’uomo che pensa con cupidigia a soddisfare le necessità della vita limita la sua libertà; è libero soltanto quando pensa a realizzare l’Amore, come "dio", l’Assoluto insegna.

L’uomo stolto non comprende che alle necessità della vita ha già “pensato” "dio", e che nella natura provvidente ha rappresentato la sua parola:

Figli miei, non vi affannate per le necessità. A tutte le necessità ho pensato io; io vi ho donato il Paradiso e non lo avete riconosciuto. Non siate litigiosi per l’egoismo, fate crescere nel paradiso ciò che per voi è più buono e condividetelo con tutti i fratelli. Fate invece ciò che io non posso fare, estendete la bellezza di ogni particolare del vostro paradiso e, amandovi l’un l’altro, realizzate il Sommo Bene per essere liberi nella moltitudine, come sono io”.


Si è liberi, spensierati e felici soltanto quando si è privi di volontà? O si è liberi, spensierati e felici anche quando, conoscendo "dio", si esprime quell’«amare pensando» in cui l’azione anticipa ogni nostro pensiero?

L’umiltà assoluta dall’illimitata potenza di "dio" padre ha consentito all’uomo figlio una reale uguaglianza!

Se il "dio" dell’Energia, privo di volontà, ha liberamente rappresentato tutto il “pensabile” della natura, l’uomo, il Dio del Pensiero, godendo di tutte le necessità che "dio" gli ha donato, il “pensato” esistente nel Paradiso terrestre, ha tutte le condizioni per essere spensieratamente felice se con libero arbitrio sceglie di vivere la Vita dell’Essere figlio di "dio", preservando ed estendendo creativamente la bellezza e la provvidenza della natura.

Quando l’uomo al calar della sera visibilmente felice afferma: “Ho trascorso una giornata spensierata”, cioè priva di pensieri, non ha forse pur lavorando imitato suo padre?

L’uomo può scegliere liberamente se assecondare l’unica imposizione di "dio", cioè amare abbondantemente per essere libero, spensierato e felice nella propria moltitudine come è "dio" nella sua, oppure seguire una propria via che non potrà mai eguagliare quella di "dio".

Si può essere liberi, spensierati e felici nella propria moltitudine se si ama abbondantemente; questa è l’unica condicione che eleva l’uomo al di sopra del dovere. Ciò presuppone la piena consapevolezza da parte dell’uomo, che non ammette ignoranza, avendo raggiunto attraverso la conoscenza di "dio", la massima razionalità. Conseguentemente l’uomo, illuminato dalla sua ragione, sperimenta e comprende pienamente la sua relazione con "dio": lo incarna e gli dà voce e amando tutti e tutto, trascende l’apparente natura visibile che comprende come “sogno” del padre a lui donato e vive da essere supremo la realtà dell’amore che lo fonde con l’intero universo.

È l’ascesi mistica, dinamica e riflessiva, dell’amore ragionato e libero, bello e felice dell’uomo reale che si specchia in "dio", nei particolari nella natura e in tutti i suoi simili.

L’uomo diventa parte integrale dell’universo e, nello stesso momento, non dissimile dal tutto.



L’“Intelletto universale”, la“materia”, la vita e l’“anima”

Se penso a Giordano Bruno, bruciato vivo per aver espresso dei concetti inerenti al titolo di questo paragrafo, dei brividi scorrono lungo la mia schiena.

L’increato "dio" dell’Energia, anteponendo lo spaziotempo futuro a quello passato, il “pensabile” al “pensato”, è l’“intelletto universale” perfetto e libero, privo di volontà, che insieme alla sua incommensurabile e armoniosa moltitudine diviene in tutto il pensabile, “materia” visibile.

La “materia” visibile (inorganica, organica e vivente) ha in sé la “vita” eterna (come esistenza), cioè "dio", l’“intelletto universale” che diviene “vita” relativa (come durata) in tutti i sistemi planetari, dall’atomo all’intero universo e, con riferimento all’ambiente selettivo, diviene vita biologica (come percorso), osservabile in tutti gli esseri viventi.

L’“intelletto universale”, “materia”, vita e anima, sono integrati; la “materia” include l’“intelletto universale” cioè "dio" dell’Energia, che a sua volta è la “vita” e l’anima dell’universo.

Sul concetto dell’immortalità dell’anima è necessario fare definitiva chiarezza, se si desidera realizzare pienamente la propria esistenza.

La vita degli esseri viventi è armonia tra le parti biologiche; quando l’armonia di "dio" si rompe, alla vita biologica subentra la morte dell’individuo, alla vita relativa del suo corpo subentra il mutamento biofisico della “materia” e soltanto la vita eterna dell’“intelletto universale” di "dio" contenuta in essa resta immutata.

Il «ritornare dal padre» può sembrare deludente, ma non è così come appare!

L’increato "dio" dell’Energia con la sua azione rappresentativa parla:

Non vi affannate a vivere per avere come premio contemplativo me e il mio paradiso.
Da padre premuroso non costringerei mai i miei figli alla sosta eterna a contemplare me in un paradiso che non ho. Voi avete Il paradiso!
La vostra beatitudine si concreta rendendo immortale il percorso della vita nel vostro Paradiso, attraverso i vostri figli, il vostro pensiero creativo e ogni vostra azione.
Dopo una vita beata, al passaggio del testimone della vita stessa, allo spegnersi della coscienza, in un eterno istante, mi vedrete perché sono io la coscienza.
Figli miei, sono come voi mi avete pensato: un intenso bagliore di luce libero ed eterno, che voi avete reso immensamente grande con la mia rivelazione.
Chi deve essere eternamente grato: voi a me o io a voi?

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Il “nuovo” sentimento religioso


In passato, nella fase teologica della ragione, il sentimento religioso ha prodotto dottrine della fede che, in assenza dell'increato "dio" dell'Energia scoperto dall’arte, ispiravano “verità” poste in un mondo esterno, parallelo al nostro che, di fatto, non esiste. A poco a poco queste “verità” sono state concepite come assolute.

Per quanto possano essere insostenibili alcune credenze religiose promulgate e per quanto fossero stati irragionevoli gli argomenti adottati, non si può ignorare la verità in essi celata: l’uomo non ha potuto mai negare l’esistenza di Dio sempre-presente in ogni coscienza umana.

Accanto alle religioni, poi, nella fase metafisica della ragione è comparsa la scienza fisica, contendente di una sola verità. Le religioni, stimolate dall’increato Dio del Pensiero sempre-presente in ogni coscienza, hanno costruito “verità” che hanno segnato la storia dell’uomo.

La scienza, inseguendo la“verità” della ragione, continuamente messa in crisi dal susseguirsi di nuove scoperte, ha permesso alla “verità” della fede di esistere.


Con questa Dottrina è iniziata la fase fisica della ragione, caratterizzata dalla visione dell’increato "dio" dell’Energia il quale ha stabilito un’armonia fondamentale con l'increato Dio del Pensiero e ha decretato il loro perfetto accordo.


Esiste una perfetta identità tra "dio" e l’uomo; entrambi sono perfetta armonia della loro stessa moltitudine. Entrambi sono amore e verità; entrambi identificano l'autentico Sentimento religioso che non può essere rivolto né a una “cosa” libera dal volere e dal pensare (in "dio" l’azione precede il pensiero) né all’inesistente e trascendente 'Dio' personificato (amore contemplativo) ma all’azione della testimonianza di "dio" che unisce tutto equivalente all’azione amare dell’uomo che, anticipando ogni pensiero, unisce tutti.


L'autentico Sentimento religioso che l’uomo deve appassionatamente vivere non si fonda sull’amore chiuso, statico e contemplativo ma sull’azione diretta dell’amore aperto, dinamico e operoso rivolto l’Amore fraterno o universale già predicato da Gesù di Nazareth che realizza il Sommo Bene.


Il “nuovo” sentimento religioso riferito all’Amore fraterno si realizza in modo pratico se ogni individuo con la scolarizzazione osserva e conosce “dio” dell’Energia. Ogni individuo, seguendo la via della conoscenza rappresentativa, liberamente sceglie di testimoniare con il lavoro creativo la filosofia naturale della vita secondo quell’«amare pensando» che, anteponendo l’azione di amare a ogni pensiero, qualifica il Sentimento religioso e identifica il Sommo Bene da vivere: “Lo Stato provvidente” in cui l’uomo può essere spensieratamente libero come libero è “dio” nella sua moltitudine.

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Il Sommo Bene: Lo Stato provvidente


Come "dio" dell’Energia, perfetta unità di tutta la sua armoniosa moltitudine, nell’universo ha configurato con il Paradiso terrestre il suo “sogno”, la natura provvidente (Sommo Bene rappresentativo)donata al proprio figlio, così l’uomo, Dio del Pensiero, unità armoniosa nell’amore della sua moltitudine, deve rendere reale il “sogno” del padre costruendo in esso il suo sogno: Lo Stato provvidente (Sommo Bene legislativo) che converte l’apparente natura in reale Paradiso dove vivere felice.


Lo Stato provvidente è il Sommo Bene da perseguire; in esso il sentimento religioso dell’Amore fraterno o universale diventa dinamico, azione diretta e bene laborioso, lavoro aperto e sincrono che tutti i cittadini indirizzano alla famiglia, alla comunità religiosa e civile e allo stesso Stato.

L’uomo quando avrà compiuto l’audace balzo e, come "dio" esprimerà l’unità armoniosa della sua moltitudine avrà realizzato, nel “sogno” del padre, il suo reale sogno, Lo Stato provvidente da consegnare ai propri figli, nel suo Paradiso "risorgerà", finalmente, a nuova vita.

Lo Stato provvidente è il presupposto inalienabile per esprimere la vita dell’Essere figlio di "dio", è il Sommo bene, il dono indiretto e durevole che investe ogni singolo uomo, scaturito dall’amorevole creatività libera e altruista della moltitudine dei suoi cittadini, i quali con la scolarizzazione raggiungono la piena consapevolezza di agire correttamente prima ancora di pensare.


In natura ogni specie inferiore contribuisce alla provvidenza della specie superiore, sacrificando una parte di se stessa. Per l’uomo razionale, che non deve sacrificare la sua esistenza, è sufficiente una piccola parte del suo dignitoso lavoro giornaliero donato ai suoi fratelli per alimentare la provvidenza dello Stato.

Lo Stato provvidente, che è giustizia e amore, si fonda sulla Cultura temporizzata dei suoi cittadini scaturita dalla verità fisica, filosofica e teologica espressa direttamente dalla rappresentazione di "dio".

Verità che unifica e armonizza le espressioni complementari della politica insite nella coscienza umana, quella etica/sociale e quella estetica/liberale. Tali espressioni scisse dall’ignoranza hanno prodotto i peccaminosi stati socialisti e liberisti, sfociati nella corruzione e nella perdita della dignità dei loro cittadini.

Lo Stato provvidente, governato dal politico reale socialista e liberista insieme, si fonda sul lavoro creativo dell’uomo sapiente, giusto e sicuramente fortunato.

Lo Stato provvidente è il Sommo Bene che rimargina le ferite del suo territorio, rigenera la natura provvidente, fa proprio il “sogno” di "dio" e lo preserva affinché l’uomo continui il suo “viaggio” nell’universo. Lo Stato provvidente è il progetto inevitabile che l’uomo reale, giustiziere dei peccati che ostacolano la giustizia sociale, deve affrontare per redimersi e rendersi spensierato, come "dio".

La pianificazione de Lo Stato provvidente attraverso i Principi universali caratterizzerà la fase applicativa della ricerca che rinnoverà e coinvolgerà sinergicamente tutte le istituzioni e tutti gli ambiti del sapere.

Com’è facile immaginare, la fase applicativa della ricerca non può svolgersi in solitudine e senza la sinergica volontà politica e religiosa. L’applicazione vasta dei principi fisici ed espressivi che darà sollievo e ottimismo a un popolo ridotto allo stremo, impegnerà molte risorse intellettuali provenienti dalle varie discipline scientifiche, le quali finalmente avranno l’opportunità di dare risposte certificate dallo stesso "dio" alla politica, alla giustizia e all’economica della quale si ha estrema e urgente necessità.

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Gesù di Nazareth


Più di duemila anni fa un solo uomo avendo fede nella parola “udita” ha identificato la sua ragione con l’amore increato di Dio del Pensiero sempre-presente in ogni coscienza umana; così, incarnando il ’Dio’ della fede ascoltato nel tempio, è entrato nella storia per giustiziare, con la sua morte in croce, tutti i peccati del mondo nati dall’ignoranza dell’uomo.

All’inizio del terzo millennio, l’insegnamento di un solo uomo fondato sull'Amore si è affievolita; il mondo non è stato liberato dai peccati, né l’umanità è risorta a nuova vita, perché ogni uomo “incarna” "l'incredulità di San Tommaso Apostolo”, cioè ha la necessità prima di amare tutti e tutto di “Vedere l'Amore, toccarlo e, ragionare per credere”.

Questa necessità della ragione subordinata al senso della vista è stata soddisfatta dalla ricerca artistica che ha trascinato la ragione oltre il visibile, sino a rappresentare l’origine indifferenziata di ogni configurazione fisica e vivente e di ogni conoscenza: l’increato "dio" dell’Energia.

Osservando "dio" e conosciuti i suoi liberi principi rappresentativi ed espressivi dell'Amore , tutto è ragione anche l’atto di fede.


È stato necessario rappresentare l’increato "dio" dell’Energia della teologia naturale, spaziotempo assoluto della fisica, universale della filosofia, forma dell’arte e dell'architettura, per rivelare l’increato Dio del Pensiero della coscienza il quale ben si concilia con l’amato Dio della fede della teologia cristiana personificato dal primo uomo reale entrato nella storia: Gesù di Nazareth.


All’inizio del viaggio de La Conoscenza, la ragione era la capacità limitata della mente di esprimere e collegare esperienze dell’universo visivo; con la rivelazione dell’universo non visivo si è compreso che la fede è la virtù della ragione in grado di esprimere anche se con difficoltà la percezione più autorevole: l’esperienza invisibile dell’increato Dio del Pensiero, testimoniato dalla coscienza. La percezione dell’increato Dio del Pensiero non era, quindi, un’esperienza visibile con la quale si poteva ragionare e poiché ancora si dialoga con qualcuno e non con qualcosa, si giustifica la “santa bugia” di un 'Dio' invisibile, impossibile da trovare perché trascende l’umana esistenza.


Grazie all’arte l’uomo del terzo millennio osserva l’increato "dio" dell’Energia padre dell’universo e, poichè coincide con l’increato Dio del Pensiero della coscienza, “dialoga” con esso come se fosse 'Dio' personificato, perché non c’è più differenza tra persone, animali e cose.


Con l’odierno sviluppo della conoscenza, l’increato Dio del Pensiero coincidente con il ‘Dio’ della fede se non trascende la quotidianità, è l’uomo stesso, il creativo Dio della ragione che lo incarna avendo raggiunto con questa Dottrina il massimo della religiosa ragionevolezza creativa già espressa da Gesù di Nazareth.


Il Cristianesimo odierno, così come è diffuso dalla Chiesa di Roma è un sentimento religioso inorganico, è pubblico perché fondato su scritti testamentari e falsi dogmi ed è tutelato da un ceto separato dai cittadini, il Clero ed è insieme privato perché vissuto in un rapporto personale tra l'individuo e ‘Dio’.

Da ciò si deduce che la comunità in cui domina l’attuale Cristianesimo non è organica, perché gli uomini sono separatamente cittadini e religiosi. Invece il sentimento religioso organico è insieme soggettivo perché impegna la singola persona ed è pubblico poiché basato esclusivamente sull'Amore che sovrasta dogmi e leggi decretate dalla nostra ignoranza.


Con l’operoso «amare pensando» si supera la scissione tra il cittadino e lo Stato, tra il fedele e la Chiesa; si supera la crisi di ogni popolo perché il sentimento religioso organico privo di dogmi si identifica con le istituzioni civili e religiose come avveniva nella antica Grecia e come si ripropone con Lo Stato provvidente. Lo Stato provvidente, Sommo Bene da perseguire, comprende una comunità organica di persone le quali sono cittadini e religiosi insieme, liberi attraverso l’amore nella propria moltitudine; così si realizza la vera democrazia che esclude sia l’oppressione della comunità sull'individuo sia l'indipendenza di ogni individuo dalla comunità. È la religione dell’amore predicata da Gesù che porta ad essere liberi, uniti e felici.


Gesù, ebreo che si rivolge agli ebrei, è costretto a presentarsi come Messia, a fondare il cristianesimo, a operare miracoli, a istituire un sacerdozio per conservare il suo insegnamento privo di dogmi perché egli predica non tanto il rispetto di leggi, ma l'Amore.


L'Amore è superiore a ogni legge e al dovere perché il comportamento fondato sull'amore non ha leggi a cui ubbidire. Così l'amore è l’unione di ciò che è apparentemente separato, è l’unità tra l’uomo e Dio che avviene nella natura visibile, è l'unità degli uomini ottenuta dopo l'esperienza terribile della separazione.


Un sentimento religioso privo di dogmi era quello dell'Ellade antica dove il sacerdote svolgeva anche una funzione pubblica. Il cittadino greco si identificava nella vita dello Stato e della Chiesa.
La religione predicata da Gesù fondata sull’amore e sull'unità degli aspetti razionali e sensibili dell'uomo era molto vicina al mondo greco, capace di godere della natura e di vivere la vita religiosa in comunanza con quella politica; questa unione totale tra l’uomo e Dio si è persa con la morte di Cristo. La scissione tra uomo e Dio è avvenuto nell'ambiente giudaico dove il Dio di Mosè, fornendo le tavole dei comandamenti, divenuti legge, si è scisso dall’uomo, ha così influenzato la dottrina cristiana che, “dimentica” dell’insegnamento originario di Gesù fondato sull’Amore, si è sviluppata e si è trasformata in senso ecclesiastico e dogmatico.


La Chiesa di Roma deve rigenerarsi nel magistero di Gesù che, insieme a questa Dottrina, insegna come l’Amore rende l’uomo libero nella sua moltitudine. Essa deve riproporsi con un Clero dinamico custode e diretto protagonista della storia anche politica della nazione in cui opera perché divulgatore della “filosofia” di "dio", dell’«amare pensando» che alimenta il sentimento religioso: l’Amore fraterno o universale privo di leggi e falsi dogmi.

La Chiesa di Roma per essere nuova deve accogliere le scoperte dell’arte per rigenerare l’insegnamento di Gesù, «senza venir meno a propri principi e alla propria autonomia».

L’arte, infatti, rappresentando l’espressione teologica di Benedetto XVI cioè quell’«amare pensando» in cui l’azione di "dio" e di ogni uomo operoso anticipa qualsiasi pensiero, ha visualizzato e ha dato fondamrnto scientifico all’Amore pratico di Gesù riscontrato nell’increato Pensiero della coscienza umana.

È l’«amare pensando» che esprimendo La “filosofia” di “dio”, della natura e della vita, si pone come insegnamento teologico pratico della Chiesa di Roma che permea quello teoretico profuso da "Lo Stato provvidente" durante la fase di scolarizzazione dei suoi cittadini, desiderosi di affrontare la “Rivoluzione di Dio” della Bellezza e dell’Amore che caratterizzerà il terzo millennio. Intanto, per disegnare l’alba del nuovo giorno che verrà, la Chiesa di Roma deve farsi carico della scoperta dell’Assoluto, deve far propria “La Dottrina della Ragione” e comunicare la lieta notizia:

“Dio incarnato nel creativo Dio della ragione, nell’uomo reale del terzo millennio giustiziere dei peccati e misericordioso verso i peccatori, è ritornato e resterà per sempre con noi”.

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L’uomo reale entra nella storia


Il lettore di questa Dottrina, così come il suo autore, non avrebbe mai immaginato che una semplice indagine, mirata a rappresentare il “tempo” dei sentimenti, avrebbe permesso a tutti di compiere il viaggio razionale della rivelazione di Dio e dell’uomo.

L’uomo, finalmente osserva "dio" posto nel buio del limitatamente piccolo dell’universo, rivela l’increato Dio del Pensiero, scopre se stesso il creativo Dio della ragione e da Dio vivente, da uomo reale del terzo millennio si pone nella luce dell’immensamente grande dell’universo per rigenerare l’uomo apparente giunto al bivio dell’esistenza.


L’uomo apparente prima di personificare l’uomo reale, il creativo Dio del Pensiero, ha attraversato la fase primitiva o teologica della ragione caratterizzata, a livello planetario, da innumerevoli credenze e divinità, tutte riconducibili all’uso limitato della ragione visiva che cerca di esprimere la percezione non visiva più autorevole dell’increato Dio del Pensiero testimoniato da ogni coscienza umana.

L’uomo, dopo la fase teologica, ha superato la fase metafisica della ragione, caratterizzata dalla filosofia dialettica soggettiva' 'e dalla comparsa durante il periodo di questa fase della scienza fisica che ha portato la ragione visiva ai suoi estremi limiti, scoprendo la madre di "dio": l’Energia.

Infine, l’uomo con una mirata ricerca artistica ha scoperto e rappresentato l’increato "dio" dell’Energia, rendendolo visibile, comprensibile e limpido in tutti i suoi misteri.

L’uomo, superata la fase teologica e metafisica, scoperto "dio", dà inizio alla fase fisica della ragione caratterizzata dalla filosofia dialettica oggettiva che ha come riferimento la rappresentazione di "dio".


Per superare le prime due fasi della storia ed entrare in quella fisica della ragione, l’uomo ha espresso ordinatamente e principalmente cinque vie della conoscenza: l'arte, l’architettura, la teologia, la filosofia e la scienza fisica. L’“oggetto” della ricerca delle cinque vie è sempre "dio" anche se sono diversi i vocaboli che lo distinguono: forma per l’arte e per l’architettura, Dio per la teologia naturale, Assoluto,Essere, Universale per la filosofia e spaziotempo assoluto per la scienza fisica.

In ogni periodo della razionalità apparente, cioè prima dell’ingresso del creativo Dio della ragione nella storia (21/12/2012) personificato dall’uomo reale del terzo millennio, l’uomo coglie il modo soggettivo per esprimere l’idea pura dell’increato Dio del Pensiero testimoniato dalla coscienza umana e, secondo una maggiore o minore sensibilità espressiva, si sviluppa l'ordine di successione delle vie della conoscenza: l'arte, l’architettura, la teologia, la filosofia e la scienza fisica.


L'arte è l’espressione in cui l’idea pura dell’increato Dio del Pensiero, l’Assoluto è accolta con immediatezza attraverso l'intuizione sensibile. Nell'arte, infatti, una determinata sensibilità si configura in maniera tale da lasciare trasparire lidea pura del Pensiero. Non tutte le vie della conoscenza sono ugualmente adeguate a esprimere lidea pura (Dio). Nel caso dell'arte si assiste a un processo evolutivo di natura percettiva tramite il quale si perviene a una sempre maggiore consapevolezza rappresentativa dell’"idea pura" di "dio" della teologia naturale, per quanto questo sia consentito nell’espressione della sensibilità. I momenti fondamentali di tale processo evolutivo coincidono con le cinque grandi determinazioni o fasi della Storia dell’Arteche hanno portato alla scoperta rappresentativa dell’increato “Dio” dell’Energia e alla rivelazione dell’increato Dio del Pensiero.


L’architettura sin dalle sue origini è l’espressione rappresentativa in cui l’idea pura del Dio Pensiero della coscienza, è accolta sia con l’immediatezza dell'intuizione sensibile, sia con profonda riflessione.

Essa rappresentando su ampia scala la libertà e la bellezza delle due divinità, l’“idea pura” dell’increato "dio" dell’Energia e l’idea pura dell’increato Dio del Pensiero, ha permesso all’artista-architetto, colpito dalla quinta determinazione dell’arte, di riflettere sostando all’interno dello spaziotempo naturale e architettonicamente rappresentato dal quale ha dedotto decisive considerazioni utili alla scoperta di "dio".


La teologia cristiana ha accolto intuitivamente l’idea pura dell’increato Dio del Pensiero, testimoniata da ogni coscienza umana e con irrazionale riflessione continua a personificarla nel “trascendente” Dio della fede o del Pensiero nonostante che Gesù di Nazareth l’abbia riportato sulla Terra.

La teologia cristiana non considera l’unità fisica e teologica tra il corpo e l’anima, tra i due diversi aspetti di ogni rappresentazione: l’aspetto visibile, esteriore del “corpo”, riferito a un ristretto campo di onde dello spettro elettromagnetico e l’aspetto invisibile, interiore dell’“anima”, riferito alle stesse “idee pure” dell’increato "dio" dell’Energia (“particelle” elementari) che configurano il “corpo”.

L’increato "dio" dell’Energia è il «motore», il “corpo” e l’“anima” di ogni configurazione fisica e vivente esistente nell’universo; è lo “spirito santo”, parola (spazio) e verbo (tempo) incarnato che, con i principi rappresentativi dell’“amore”, diviene l’increato Dio nel Pensiero dell’uomo.

Questa unità teologica smentisce l’esistenza di divinità trascendenti nelle diverse fedi religiose; l’increato "dio" dell’Energia, testimoniato da incommensurabili e armoniose “idee pure”, non trascende l’esistenza umana, è palpabile ed esprimibile dall’uomo il quale, finalmente, è consapevole dell’unità teologica tra “corpo” e “anima”.


Se l’arte può celebrare con le sue cinque determinazioni il coinvolgimento percettivo della coscienza umana, che ha segnato il suo percorso evolutivo storico-artistico sino alla rivelazione dell’idea pura dell’increato di Dio del Pensiero che essa stessa testimonia, non può vantare ciò la filosofia dialettica soggettiva (arte di ragionare priva di rappresentazione). Essa, essendo un prodotto della ragione impura basata sulla parola e il verbo, non evidenzia un percorso evolutivo percettivo implicante la rappresentazione dello spaziotempo polare della coscienza (ragione pura) e, quindi, di Dio.

Le diverse argomentazioni filosofiche che si riflettono sul mondo fenomenico, si sono storicamente succedute sulla specifica determinazione intuitiva/espressiva del singolo filosofo, che non è influenzato dall’evoluzione della sensibilità riflessiva legata alla rappresentazione.

Se l’arte può datare con l’evoluzione della sensibilità rappresentativa l’ingresso nella storia del creativo Dio della ragione personificato dall’uomo reale del terzo millennio, ciò è negato alla filosofia dialettica espressiva anche contemporanea che non potendo convertire in parola e verbo lo spaziotempo dell’odierna scienza fisica e quindi l’Energia in Pensiero appartiene di già, alla preistoria.
Viceversa la filosofia teologica del reale, frutto della dialettica oggettiva dell’uomo riferita alla rappresentazione polare di "dio", segna un taglio netto con il passato; con essa i filosofi e i teologi disponendo della rappresentazione dello spaziotempo relativo e assoluto oltre a dialogare tra loro, diffondono «conoscenze certe dal valore sicuro» “dialogando” direttamente e assiduamente con Dio.
Ai nuovi “Teo/filosofi”, divulgatori della parola e del verbo “amare” di "dio", sono dati i compiti di approfondire ciò che l’arte ha rappresentato e di verificare ciò che la fisica sperimenta.

La neonata filosofia teologica del reale, madre della futura filosofia della scienza, riscontra la sua origine nell’arte reale, che ha condiviso le scoperte della scienza fisica: la madre ENERGIA (E = m x e2) e l’unificato SPAZIOTEMPO. Essa non è una filosofia ma, è la filosofia teologica definitiva condivisibile ed esprimibile da tutti.


La filosofia teologica del reale, rappresentata da "dio" ed espressa dall’uomo, si pone all'apice del pensiero occidentale. Essa, semplificata dalla rappresentazione, deve considerarsi come la concezione filosofica e teologica definitiva rispetto alla quale sono possibili soltanto chiarimenti specifici e non può essere superata da un nuovo PENSIERO, perché non si può immaginare un’ENERGIA alternativa e uno SPAZIOTEMPO diverso da quello che rappresenta "dio", noi e il nostro universo.

È evidente, soltanto conoscendo "dio" padre nostro e dell’universo, la sua “filosofia”, i principi fisici della libera rappresentazione fisica e dell’espressione umana, la dialettica etica/estetica del buon governo estrapolata dalla polarità di "dio", che si può portare a compimento quel puro atto d’amore e vivere nel Sommo Bene, mentre non si può fare altrettanto con altri principi decretati dalla nostra ignoranza.


Senza mezzi termini, la filosofia teologica del reale non è suscettibile di nuovi sviluppi né di contrapposti pensieri giacché è espressamente dedotta dagli opposti spaziotemporali, futuro e passato, che rappresentano "dio". Essa, infatti, è un "sistema razionale chiuso " irradiante nei principi che, specchiandosi nell’“idea pura” dell’increato "dio" dell’Energia cioè nell’infinito rappresentato in modo finito, esprime con il finito creativo Dio del Pensiero (l’uomo) l’infinito perciò è anche un "sistema aperto", dinamico nel quale "dio" è visibile nell’uomo reale, unico Dio vivente e protagonista diretto della storia.

La filosofia teologica del reale, che concilia definitivamente i due infiniti finiti della natura e della mente, "dio" e l’uomo, chiude il percorso dell’Amore e La Conoscenza Generale della Natura, nella quale l’invisibile “idea pura” dell’increato "dio" dell’Energia: l’Assoluto risplende attraverso l’uomo reale nella luce dell’immensamente grande dell’universo e prosegue il suo cammino affinché le invisibili idee libere, belle e seducenti di ogni creativa coscienza o ragione diventino visibili per la famiglia, per la comunità civile e religiosa e per Lo Stato provvidente.

Affinché l’amore assoluto “idea pura” dell’Energia, "dio" diventi protagonista diretto della storia, deve manifestarsi nella vita etica ed estetica dello Stato provvidente cioè nell’“amore organico, dinamico e operoso del mondo” quale Sommo Bene da perseguire.

L’uomo, quando conosce visivamente "dio", trascende culturalmente la dimensione visiva e, risalendo al terzo e ultimo livello dell’amore quello primigenio e indifferenziato della conoscenza privo di paradossi, con i sensi gioisce in estasi nel suo Paradiso fonte universale di ispirazioni e soluzioni pratiche condivise da tutti perché verificabili attraverso lo stesso "dio".

Il saggio uomo reale, dopo aver riconosciuto nei particolari l’universale o Assoluto ("dio"), non si contrappone al finito apparente trascurandolo, ma è lo stesso finito apparente che è inteso come prezioso universale; si esprime così la pienezza dialettica espressiva e rappresentativa tra gli infiniti assoluti della natura ("dio") e della mente (uomo) la quale, finalmente, rende reale con Lo Stato provvidente l’apparente natura: il “Sogno” increato di "dio" padre ovvero il Paradiso terrestre donato al proprio figlio.

“L’idealismo,"dio" e Dio sono dentro di me e il realismo de Lo Stato provvidente è fuori di me”.

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Mi auguro che l’esposizione della trattazione sia chiara; sono certo della sua coerenza perché i suoi contenuti derivano esclusivamente dalla sperimentazione grafica delle entità naturali ENERGIA, SPAZIO e TEMPO che tradotte in PENSIERO, PAROLA e VERBO non cambiano significato.

Su questa verità assoluta invito tutti a interagire con La Dottrina, attenendosi al Principio dell’esatta conoscenza (PENSIERO = ENERGIA) scaturito dall’unico "dio":

Per l’esatta conoscenza tutte le espressioni del PENSIERO devono coincidere con la rappresentazione dell’increato "dio" dell’ENERGIA, sorgente originaria di ogni rappresentazione e conoscenza.

Consegue che:

Se la PAROLA e il VERBO di un concetto non riscontrano la loro rappresentazione SPAZIOTEMPORALE in "dio", il concetto stesso è inammissibile: può esistere soltanto nella mente irrazionale dell’uomo.

In sintesi:

Per l’esatta conoscenza ogni spaziotempo rappresentato ha la sua espressione lessicale viceversa ogni espressione lessicale ha il suo spaziotempo rappresentato.

Questo principio spiana il percorso della trascendenza culturale che porta l’uomo a personificare Dio e a vivere in armonia, spensieratamente libero e felice nella sua moltitudine. Inoltre questa Dottrina da cui è scaturita la filosofia teologica del reale, rappresentata da "dio" ed espressa dall’uomo, verifica, integra e unifica le verità intuitive espresse: dalle religioni del credo con la fede nell’unico Dio (Cattolica, Ebraica, Islamica), dalle filosofie orientali (induista, buddista, cinese) e da tutta la filosofia dialettica soggettiva antica, moderna e contemporanea priva di rappresentazione, cosicché questa Dottrina è da ritenersi la madre di tutte le filosofie e religioni.

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Questa Dottrina è priva di note bibliografiche per tre motivi:


Primo motivo: le conoscenze filosofiche, teologiche e fisiche di base per questa specifica ricerca rappresentativa fanno parte delle conoscenze acquisite, consolidate che ogni individuo apprende in età adolescenziale e con la scolarizzazione; mentre le conoscenze artistiche e la loro evoluziome derivano direttamente dall’esperienza dell’autore.


Secondo motivo: per conoscere "dio" e l’uomo si è percorso «la via del buon senso» sperimentando con la rappresentazione unicamente le Entità certe esistenti in natura ENERGIA, SPAZIO e TEMPO. La verifica dei concetti riportati nella Dottrina è data dalla loro stessa rappresentazione poiché:

“Se i concetti si riscontrano nella rappresentazione dello spaziotempo assoluto o polare di "dio", essi sono veri, razionali; se non si riscontrano nella rappresentazione dello spaziotempo polare o assoluto di "dio" essi non sono veri, sono irrazionali: inammissibili”.


Terzo motivo: “ La Dottrina della ragione” non può essere supportata da autori appartenenti alla tradizionale filosofia dialettica; infatti, nella tradizionale filosofia dialettica soggettiva (arte di ragionare priva di rappresentazione) il linguaggio dell’uomo (PENSIERO, PAROLA, VERBO) è indefinito perché non supportato dal “linguaggio” rappresentativo di "dio" configurato dall’ENERGIASPAZIOTEMPO.

Viceversa il linguaggio di questo insegnamento è definito perché supportato dalla neonata filosofia teologica del reale, frutto della dialettica oggettiva che è l’arte di ragionare, riflettendo sulla rappresentazione polare di "dio".

In "dio" posto al vertice del vocabolario tutti i termini umanistici e rappresentativi della natura ben distinti e relazionati riscontrano la loro sorgente comune; infatti, il termine unico di "dio" o energiaspaziotempo, pur scindendosi nella moltitudine dei termini del nostro dizionario non cambia il significato espresso (energia = movimento), rappresentato (spazio = quantità) e testimoniato (tempo = qualità).

In conclusione, la tradizionale filosofia dialettica soggettiva non riflettendo sulla rappresentazione di "dio" non può verificare la filosofia teologica del reale espressa dalla Dottrina ma è la "filosofia" di "dio" fondata sulla dialettica oggettiva che potrà verificare la filosofia dialettica soggettiva per recuperare le verità già dette e passate inosservate.

Da adesso in poi c’è soltanto un autore “architetto e artista”, “fisico”, “filosofo” e “teologo” primordiale che non è necessario mettere in nota per giustificare le nostre dissertazioni perché esso è "dio": il nostro amico fedele, “ispiratore e verificatore” diretto.

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Autore

Raffaele Baglivi, da studente di Architettura presso l’Università “La Sapienza” di Roma, inizia una ricerca per rendere visibile l’invisibile spaziotempo della natura; i risultati conseguiti diventano oggetto della tesi teorica titolata “Viaggio nello spaziotempo della natura” con la quale si laurea.

Architetto e artista, coniuga la sua attività professionale con la ricerca, sperimentando rappresentativamente lo spaziotempo in tutti i suoi aspetti fisici, filosofici e teologici.

Numerose le opere artistiche e architettoniche attraverso le quali verifica la ricerca raccolta nell’inedito La “suprema ricerca” dell’Arte, in parte pubblicata nel volume Lo scrigno della Conoscenza assoluta (Congedo Editore 2010).

Nel 2012, con l’inedito “l’Arte scopre l’Invisibile“ e nel 2013, con l’inedito “La dottrina della ragione” la ricerca sfocia nel progetto ambizioso de “Lo Stato provvidente” che vede protagonista l’uomo reale del terzo millennio giustiziere dei peccati e diretto protagonista della storia.

Con “Lo Stato provvidente” l’architetto rende reale il fine teologico della ricerca artistica e, con la divulgazione dei siti www.ladottrinadellaragione.it, www.lafilosofiadellanatura.it e www.filosofiaesteticaapplicata.it, rende pratico il suo impegno sociale, ravvisando il Nuovo umanesimo e la Nuova Evangelizzazione della quale si ha estrema necessità.

Dopo aver dato soluzione all’indeterminazione creativa e ai paradossi della Conoscenza e dell’esistenza umana, l’architetto artista sta preparando una mostra pittorica sull’invisibile. In questa mostra le vie della conoscenza, l’arte, la fisica, la filosofia, la teologia e l’architettura si fondono insieme in un itinerario pieno di emozioni, sensazioni e sentimenti, raccontate con la parola e il verbo di "dio": amare.